“Momenti di trascurabile (in)felicità” torna a teatro

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Quest’anno, dopo diverse stagioni d’altra impostazione, il cartellone di prosa del Teatro Bonci di Cesena ‘bye bye ‘900?’ offre proposte anche meno tormentate.

Momenti di trascurabile (in)felicità” -andato in scena il 30 novembre scorso – appartiene infatti a quelle piéce in cui l’impegno e la profondità di senso hanno i modi dell’ironia e della leggerezza, portando a riflettere (e, quindi, a crescere intellettualmente) ogni tipo, davvero ogni tipo, di spettatore.

Tratto soprattutto dai due libri con lo stesso titolo, il lavoro sta ripetendo l’ottimo successo riscontrato nelle precedenti tournée: e anche nella città malatestiana gli 800 posti disponibili erano ben occupati. Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore che ha vinto i Premi Strega e David di Donatello, tra gli altri, ha creato uno spettacolo piacevole ed efficace adattando i suoi “Momenti di trascurabile felicità” e “Momenti di trascurabile infelicità” (editi da Einaudi) ad un monologo in cui la banalità della routine si fa quasi poesia. Con lui si alterna, nel porgere le letture del testo, Pierfrancesco Diliberto-PIF, personaggio noto al grande pubblico di TV e cinema, apprezzato tanto per la serietà dell’impegno e preparazione quanto per il modo ‘disinvoltamente impacciato’ o ‘timidamente coraggioso’, di relazionarsi e raccontare.

Si è percepito anche nella sosta cesenate, con l’accoglienza calorosa riservatagli, quanto il pubblico conoscesse PIF, e nell’occasione tutti si sono accorti di aver già seguito Piccolo ed averlo letto o applaudito sul grande schermo (“Il capitale umano”, “La prima cosa bella”, “Il traditore”…). L’ultimo film che ha visto all’opera i due protagonisti della serata, peraltro realizzato da IBC/ITC2000, stessa realtà bolognese che l’ha prodotta, è stato -appunto – proprio “Momenti di trascurabile felicità” con la regìa di Daniele Luchetti, pellicola gradevole e riuscita. La filosofia sottesa alla narrazione è quella di raccogliere, per dirla con le parole dell’autore, un po’ di “attimi felici ed infelici dell’esistenza quotidiana sui quali non abbiamo il tempo o la pazienza di soffermarci” ma tra le cui righe, sorprendentemente, intravvediamo qualcosa di molto importante.

Nella banalità delle consuetudini, insomma, potrebbe nascondersi il segreto del buon vivere? Forse si, forse boh… Però una riflessione è opportuna, di questi tempi in cui l’anonimato -inteso come voler semplicemente essere normali- significa spesso sfiga ed il ‘presente’, cioè l’attimo reale non altrove e non futuro, troppo di rado vissuto pienamente. Con le conseguenze emotive personali e sociali che sappiamo.

Alla fine in molti sono usciti con una sensazione consolante mista di appartenenza, di partecipazione, di condivisione grazie al sereno snocciolarsi, come qualcuno ha commentato, d’un “curioso catalogo di eventi ‘trascurabili’ ma piantati nella vita di ognuno che fanno dire ‘è vero, è successo anche a me!’ ”. Siamo tutti, insomma, protagonisti d’una grande storia. La nostra.

Monica Andreucci

Le prossime repliche saranno il 2 febbraio a Modena ed il 20 marzo a Ferrara