L’ironia dell’essenzialità. Basta un poco di zucchero.

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L’articolo è tratto dal nostro repertorio di numeri cartacei

L’estate può essere un’occasione. Oddio, tante sono le occasioni d’estate. Volendone prendere una, l’estate può anche essere occasione di essenzialità, andare all’osso delle cose, facendo magari una esperienza di primitiva solitudine. Estate, considerata da taluni tempo di letture leggere, errore. Non c’è una regola, d’accordo, ma si legge per vivere e se si vuol vivere bene bisogna leggere bene. Ecco perché un classico non classico occupa le mie recenti letture. Ovvero un libro né librone, né famosone. Racconti scritti da un mostro sacro. Medico e scrittore, due personalità che si intrecciano. Un giovane medico che racconta di come nel 1919, viaggiando di notte su un treno sgangherato, alla luce di una candela infilata nel collo di una bottiglia abbia scritto il suo primo racconto che aveva a che fare con le stramberie delle campagne in cui era stato chiamato ad operare. Il giovane medico, neolaureato, catapultato in un mondo distante anni luce dalla sua Mosca, dai balletti del Bol’šoj. Ci passa ben più di una stagione. Ha l’occasione di fare un’esperienza primitiva, grezza, asciutta, essenziale. Come i racconti. Va all’osso. In molti casi nel vero senso della parola.

Costretto ad una duplice lotta, contro la propria inesperienza e contro la contadinesca ignoranza della gente del popolo della campagna. Gente che, per far nascere un bambino che non vuole venire al mondo, su consiglio di una megera, cerca di invogliarlo alla nascita con lo zucchero… sì, mettendo lo zucchero davanti alla… porta diciamo.

Mi batterò contro questa oscurità, mi batterò per tutto il tempo che il destino… ma il suo destino è la sua oscurità, un dolce sonno, un oppioide che mostra un’apparenza di sicurezza mentre dentro tutto è un tumulto. Il sonno è una gran bella cosa! Basta un poco di zucchero…

Appunti di un giovane medico di Michail Bulgakov quel genio de Il Maestro e Margherita, capolavoro di lucida e sublime follia.