Amplificare la capacità di ascolto. Ritorna Grenze – Arsenali fotografici

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Eolo Perfido_Tokyo-Japan-Street-Photography-098-LeicaQ

 

Dal 9 settembre al 2 novembre è in programma a Verona la terza edizione di Grenze. Ne abbiamo parlato con il co-direttore artistico Simone Azzoni, docente e critico d’arte contemporanea.

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Prima domanda d’obbligo: in un periodo così grandemente segnato dalla pandemia, con i lutti e i mille problemi che essa comporta, quale funzione vuole avere, il vostro progetto?

Sembra che la pandemia abbia messo in crisi l’utilità e la necessità delle visioni artistiche, relegandole alla retorica delle lamentele auto-referenziali. Quello che occorre è amplificare la capacità di ascolto del contesto in cui ci muoviamo: reinventare il medium direbbe la Krauss, a partire però da condizioni etiche e “in presenza”. Dobbiamo mettere in gioco nuove energie, consapevoli che chi sosteneva la fattibilità economica del festival ora ha altro a cui pensare. Quello che dobbiamo evitare è la contemplazione del disastro e peggio la sua traduzione estetica. Dobbiamo rimanere nella precarietà per farne balzo, magari di tigre. Non possiamo convivere con vecchie strutture sistemiche o pensare che l’online sia l’alternativa a cui obbedire. La rete è un modo eventualmente con cui raccogliere spunti, materiali per una identità che muta e propone modalità espressive diverse ad una comunità che ripartirà dalla partecipazione.

Il tema di quest’anno è Als Ob, “come se”. Sembra significare una delle possibili vie dell’immagine fotografica: la fuga nell’immaginario. È così? Se sì: ha un legame intenzionale con ciò che ci troviamo a vivere in questi mesi?

Adottiamo sempre un vocabolo tedesco perché è una lingua inequivocabilmente rigorosa e precisa. Il concept lo scegliamo in giugno, al termine dell’edizione di maggio. Als Ob è parola che ha trovato domicilio in me da molti anni: è una strategia di vita, una ironia che mette in diffrazione il reale rimandandone il suo compito di verificabilità e disponendoci su un piano di possibilità. L’insistenza in questa possibilità immaginaria rovescia il dato oggettivo. Come per “fuoco”, tema della scorsa edizione e altrettanto profetico, anche Als Ob è nato in tempi non sospetti e poi la realtà vi si è accomodata.

 

Brian McCarty_Survivor_Alone

 

La direzione artistica e la curatela sono tue insieme alla fotografa Francesca Marra e alla docente e studiosa di fotografia Arianna Novaga. Cosa questo doppio sguardo femminile aggiunge e problematizza, nelle scelte che effettuate?

Abbiamo approcci diversi ma non credo si tratti di una diversità di genere. La sensibilità di Francesca tocca questioni storiche della fotografia e il suo è un discorso di ricerca dei termini attuali entro cui si muove il linguaggio fotografico oggi. Arianna si muove su frontiere ibride cercando nella contaminazione tra le arti, nuove possibilità espressive. La diversità delle scelte artistiche non solo garantisce pluralità di approcci ma evita l’insostenibile pesantezza della ridondanza. C’è sempre una terza via, un’eccedenza, uno scartare rispetto alla strada maestra, una tangenza che evita chiusure circolari, facili riconoscibilità.

Presso l’ex Arsenale Militare di Verona, sede principale del festival, il Pad 20/1 ospiterà dal 9 settembre al 14 settembre: Archivio Luigi di Sarro, Jacob Balzani Lööv (Armenia Azerbaijan Sports), Silvio Canini (Cosa cerchi, il mare?), Gianluca Camporesi (Visioni di Ipercorpi), Daniel W. Coburn (The Hereditary Estate), Brian McCarty (War-Toys), Rowshanbakht Hossein & Hassan (The Wall Collection), Stefano Mirabella (DOM) e Alessandro Secondin (Il numero secondo). Quali occasioni hanno portato all’individuazione di questi artisti e di queste opere?

Guardiamo fuori porta sempre. Grenze è confine inteso come soglia. Abbiamo condiviso, lasciato sedimentare il tema Als Ob per trovarvi al proprio interno le ragioni con cui coinvolgere fotografi che seguiamo da tempo, che accompagniamo nel loro sviluppo creativo. Ci interessava la periferia che fermenta idee fuori dagli assi delle Biennali o degli appuntamenti nazionali fissi, così abbiamo inseguito quanto sta avvenendo in Iran e poi a Cuba e ancora in Armenia e Azerbaijan. Ci interessava rivedere la ricerca di Luigi di Sarro e come certe sue sperimentazioni fossero profezie di ciò che si avvererà poi nell’opera di LeWitt o Baldessari qualche anno dopo. Senza rinunciare ovviamente all’ironia.

 

Jacob Balzani Lîîv_Armenia and Azerbaijan_ Sports behind enemy lines

 

Sempre in Arsenale, in collaborazione con il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri verrà presentata una selezione di fotografie di Franco Fontana, Luigi Ghirri, Greg Gorman, Michael Kenna, Daniel Lee, Giuseppe Pino, Ferdinando Scianna, Tazio Secchiaroli, Enzo Sellerio, Oliviero Toscani, e Jerry Uelsmann, provenienti dall’archivio degli Scavi Scaligeri. Questi autori, noti a molti, appartengono all’empireo della grande fotografia del Novecento. A parte i riconoscimenti di storici e critici, è possibile sintetizzare cosa fa di un fotografo un grande fotografo?

La sua contemporaneità. E la sua capacità di non farci smettere di guardare e soprattutto “riguardare” per cogliere la palpitazione dell’evento, l’istantaneità di quella famosa coincidenza tra occhi, cuore e testa. C’è una frase di Diane Arbus che credo riassuma la definizione che mi chiedi: “Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate”. Il grande fotografo ti mette lì, tra la realtà e l’idea che ne abbiamo, assieme a lui, in quel mondo che, alla fin fine, è solo il suo specchio.

Il 15 settembre il musicista elettronico Vincenzo Scorza terrà presso il Teatro Laboratorio una performance audio-video dal titolo Isola – liveset per suoni inesatti e fotoni erranti. In che modo la proposta di altre arti, in una manifestazione dedicata principalmente all’immagine, può aiutare la percezione di ciò che il fruitore è invitato a vedere?

Grenze non può esistere se chiude i suoi confini, se non produce modelli virtuosi di gemmazioni perpetue. Il nostro festival guarda anche al Trentino, dove ha creato una proposta prima da Hub Trentino poi alla libreria Due Punti. La presenza di Vincenzo Scorza è il proseguo di un dialogo iniziato con il festival perAspera di Bologna che quest’inverno ha accolto il lavoro di Giorgia Chinellato. L’immagine nella misura in cui accede all’immaginario e ne produce variazioni di stato e materia, non può essere solo fotografica.

 

MICHELE PASCARELLA

  

info: www.grenzearsenalifotografici.com, www.facebook.com/grenzearsenalifotografici/