Everyday Design: Futbolìn, il sempreverde calcio balilla

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Per come la vedo io, nessun videogame, nemmeno il più evoluto e sofisticato, potrà mai reggere il confronto con il calcio balilla, il gioco più consumato della nostra infanzia.

Il meccanismo è presto detto: immaginate una partita di calcio in miniatura, dentro una cassa di legno poco più lunga di un metro. All’interno, piccoli modellini di calciatori sono fissati su otto tubi di metallo, manovrati all’esterno da quattro giocatori. L’obiettivo, naturalmente, è far finire una piccola pallina bianca nella rete avversaria.

Difficile dire chi lo abbia inventato per primo: ci sono brevetti all’inizio del ’900 in Inghilterra (Harold Searles Thornton, 1921), Francia (Lucien Rosengart, 1930)  e Spagna (Alejandro Finisterre, 1937).

Ma è di quest’ultimo che vorrei raccontare la storia. Alejandro Finisterre (che, tanto per cominciare, non era il suo vero nome) è stato un militante anarchico, poeta, editore, ballerino di tip-tap, ed inventore spagnolo. Nel 1936, durante la Guerra Civile, rimase ferito in uno dei bombardamenti di Madrid, e fu ricoverato a Montserrat. Lì entrò in contatto con molti bambini e ragazzi che la guerra aveva mutilato, e ne rimase profondamente colpito. Pensò che molti di loro non avrebbero più potuto giocare a calcio e qui gli venne l’idea: inventò il futbolìn, il calcio balilla.
Lo brevettò a Barcellona nel 1937 (insieme al primo voltapagine a pedale per pianisti…), però poi perse i documenti della registrazione mentre scappava in Francia attraverso i Pirenei per sfuggire al regime franchista. Ma siccome anche la Francia imprigionava molti esuli, Finisterre si rifugiò prima in Ecuador (dove fondò una rivista di poesia), poi nel 1952 in Guatemala. Lì iniziò a fabbricare il suo calcio balilla, mentre per vivere faceva il muratore, l’imbianchino e il ballerino di tip-tap.

Fino a quando, in seguito al colpo di stato di Castillo Armas, nel 1954, venne arrestato e derubato di tutto. Estradato in Spagna, durante il viaggio aereo finse di essere armato (si narra che modellò una saponetta a forma di pistola) e dirottò l’aereo, rifugiandosi a Panama. Forse fu il primo dirottatore aereo della storia.

Dopo un altro periodo in Messico (dove fondò una casa editrice che pubblicò poeti e scrittori spagnoli, ovviamente antifranchisti), fece ritorno in Spagna negli anni ’70, alla fine del regime. E lì visse fino al 2007.

Nel frattempo, in Spagna e nel resto del mondo, il calcio balilla si era diffuso in modo capillare, ma nessuno a lui aveva mai riconosciuto nulla…

 Roberto Ossani – Docente di Design della Comunicazione – ISIA Faenza