andrà tutto bene?

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La Dr.ssa Luciana Rasicci vive e lavora a Bologna. E’ psicologa e psicoterapeuta, scrittrice e pittrice.
Si occupa di psicoperapia psicanalitica, psicoterapia funzionale, bioenergetica, psicodramma, Rebirthing Integrativo da molti anni presso il suo studio a Bologna.

Possiamo dire che attualmente stiamo vivendo una fase matura di questa pandemia, dove ognuno a  suo modo  ha interiorizzato ed elaborato una strategia psichica e fisica come risposta all’evento. Ora questo materiale, cosi intimamente elaborato (speriamo), deve misurarsi con l’esterno e la società. Secondo lei come ci apriremo alla relazione?

“La relazione, con il suo corredo di stili comunicativi, era già disturbata prima all’avvento del virus, lo stile che Fromm definiva mercantile si è impossessato della nostra psiche e delle nostre stesse relazioni. La novità del “virus globale” dovrebbe, e vorrei che fosse così, ri-umanizzare il contatto tra gli umani. Come psicoterapeuta e come persona ho sentito molti dire che il primo effetto del lockdown è stato di grande sollievo nel non dover uscire di casa, nel non dover affrontare il mondo, traffico, colleghi, superiori, e anche la troppa gente in strada e dappertutto…Poi col passare dei giorni la solitudine, il silenzio, la riflessione calma ha portato ai più una grande pace interiore. Buone basi queste per un rinnovarsi positivo, affettivo, più empatico, meno egoistico della relazione. Su la mascherina antivirus e giù la maschera del narcisismo: i narcisisti soli non valgono nulla se il pubblico adorante o sfruttato non c’è. Spero che la cultura del narcisismo, dell’individualismo, dell’illusione economicista ed identitaria allo stesso tempo, dello shopping come svago o compulsione, dell’egoismo sociale, crolli, cambi, sparisca! Sicuramente molti, me compresa, nell’assenza dei contatti, delle solite relazioni, dei soliti riti sociali, hanno capito fin dentro il cuore, l’importanza di avere una, anche una sola persona al mondo che ti ami”.

Ci sono dei segnali per capire quando  la paura, la vulnerabilità  l’ansia rischiano di diventare parte della vita e non essere transitori cioè legati alla situazione che stiamo vivendo ?

“La consapevolezza della propria fragilità insieme a quella del nostro pianeta meraviglioso, la paura della precarietà dell’economia e dei legami affettivi, la paura di essere contagiato, della malattia ed infine della morte, penso che abbiano scosso in profondità l’animo delle persone.
Avremo un grosso e globale malessere post-traumatico. Fermarsi per due mesi ha portato la depressione e l’angoscia, latenti o nascoste sia dal proprio carattere che dalla follia economica della ‘crescita infelice’ ad ogni costo, ad affiorare, e ha convito molti, moltissimi, che ciò che facevano per vivere era un inganno, una schiavitù, una pura alienazione umana e spirituale. Altri purtroppo hanno preferito diventare già da ora più paranoici di quanto erano già, cercando “la colpa” nei luoghi, nelle persone e nei poteri ‘forti’, cioè luoghi dove fa più comodo a una mente sociopatica. Molti diventeranno più buoni, il resto spero non diventino più cattivi cercando di proiettare fuori di sè la paura della morte”.

Una suggestione e una domanda. PANdemia nasconde PAN e il suo mito, il dio della natura intesa nel cristianesimo, come repressione del naturale e quindi l’innaturale. Nel suo libro “L’epoca del panico” diventato un punto di riferimento sul tema, parla di panico correlato alla società della performance, dell’autorealizzazione e nel mercanteggiare illusioni.  Come si amplifica oggi,  il significato metaforico di questo mito?

“Povero Pan, già gli avevano da due millenni, portato via fiumi e foreste, istinto e felicità. L’hanno cacciato dalle più alte vette, dai ghiacciai, dai più profondi mari. C’è rimasto sono questo bipede avido, vanitoso, ladro e assassino che pensa di essere dio,( altrimenti mica l’inventava dio!). Si, credo anch’io che l’autostima, l’autorealizzazione, il mito del successo e del “tu puoi se vuoi!… sia scaduto, almeno per adesso, lo auspico almeno, ma il potere e il capitalismo troveranno altre forme di omologazione sociale, non sono molto ottimista, the show must go on”.

A quanto pare le varie fasi della gestione di questa pandemia portano tutte verso la soluzione salvifica di un vaccino miracoloso. Non crede che le società occidentali in primis, stiano rincorrendo la tecnica e al doping universale, tralasciando aspetti più profondi e complessi dell’esistenza umana? 

“Va bene cercare un vaccino, oramai siamo in ballo e balliamo. Ma è lo stile di vita, il suo ritmo, i suo valori o meglio dis-valori che andrebbero cambiati nel rispetto della natura. Le epidemie sono iniziate con l’abbandono della vita nomade e con l’inizio del neolitico, vita stanziale, agricoltura e addomesticamento degli animali, bovini, caprini, pollame, ecc.
Son stati questi a trasmette per primi all’uomo il vaiolo e gli orecchioni, per esempio, durante il processo di domesticazione. Piccole tribù umane decimate, ma si è andati avanti ugualmente, siamo una specie prolifica e tenace. Invece le enormi aggregazioni sociali attuali, i grandi stati e la globalizzazione hanno fatto in modo che un virus selvaggio colpisse la civilissima tribù umana in toto e totalmente. L’insegnamento? siamo troppi, e troppo avidi, egoisti e bulimici. L’intelligente neocortex è un filino, il cervello rettiliano non è molto profondo spiritualmente, tira a campare e a riprodursi. E ci governa nelle emozioni, buone e cattive, più profonde e nei bisogni fondamentali. Quando l’arte, la bellezza, l’amore fraterno diventeranno anche loro bisogni fondamentali, quando la terra, i fiumi, i mari e le montagne saranno la nostra casa e allo stesso tempo il nostro meraviglioso sacro tempio PANteista, quando non saranno più trattati come un supermercato e una discarica, si, forse faremo a meno dei vaccini”.

Un’ultima domanda con il nostro stile, venuta fuori cosi al volo, dopo una camminata al parco, distanziato da tutto ma non da me stesso,  le chiedo tra paura, ansia, tristezza e happy hour, chi vincerà ? 

“Risposta pessimista: l’happy hour, sennò che ce ne fanno di tutto questo vino e questi vigneti, non produciamo altro. Io da due anni ho fatto la scelta, indignata, di diventare astemia, se ci vogliamo vedere bastiamo noi due o noi tre, l’alcol è la droga perfetta, calma, euforizza e anestetizza il dolore, droga perfetta per fingere d’essere in gamba, contento, un gran tipo! Ma io preferisco non fingere d’essere calma o felice quando in verità l’alcol, gli happy hour, l’apericena e la movida dalle 18 in poi… ci stanno ubriacando i sensi e l’anima e la neocortex! Risposta ottimista: spero in un miracolo, che la paura sia servita alla gente per svegliarsi dall’orrido modo di vita che abbiamo, dal dover quasi in automatismo fare fare produrre, produrre e poi crepare, crepare. Oddio, forse non era proprio una risposta ottimistica, pardon…”.

Mi piacerebbe poter parlare anche d’immagini e simboli che diventano icone della contemporaneità. Come la commenterebbe la foto in testata.
E’ una foto surrealista? Situazionista? E’ una dichiarazione di guerra ai bambini? No, è un’immagine iconica come hai detto tu:” vietato giocare”.

www.lucianarasicci.it  –  FB:Studio di Psicologia corporea e psicodramma