Erbario delle consolazioni #3 > Fico d’India_Opuntia ficus-indica. Sul valore di perdere l’integrità

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Breve trattazione su come scorgere il movimento che rimandano le cose ferme.

Esistono grandi biografie. E altre piccolissime, stanziali, destinate a rimane nascoste sui davanzali, sulle ringhiere dei balconi, sulle mensole del soggiorno. Come la pietra nel fiume, che racconta la storia dell’acqua che l’ha modellata, dei fenomeni atmosferici che l’hanno movimentata e dei pesci che l’hanno sfiorata, ci sono elementi che ci circondano sui quali le nostre vite rimangono impresse come diari da sfogliare nei momenti di smemoratezza, come oracoli da consultare affinché ci indichino la via nei momenti oscuri. Questi elementi, di consolazione e resurrezione, vegetali e geografici, possono essere definiti piante.

Fico d’India_Opuntia ficus-indica
Sul valore di perdere l’integrità.

C’era una persona di cui mi fidavo. Giocavamo nella stessa squadra, e insieme siamo riuscite a migliorare una piccola parte di mondo. Abbiamo discusso, elaborato strategie, lavorato per il raggiungimento di obiettivi comuni. Con lei mi sentivo più forte, ed il solo fatto di averla come alleata mi spronava ad essere migliore, a non mollare. Lei partì per un viaggio al Sud, e una volta tornata vidi una composizione di tazze colorate sui davanzali delle sue finestre. Da ogni tazza spuntava una testa verde, e quella partitura di organico ed inorganico rese più appassionati anche i miei affacci. Mi donò due tazze, dentro due pale di Fico d’India immerse in acqua e un nuovo progetto condiviso: “quando spunteranno le radici, le potrai piantare”. Pale lisce come la pelle di un infante.

Attesi. Spuntarono le radici. Le piantai. Ben presto il vaso fu troppo piccolo. Le pale si riempirono di zone circolari dense di microscopiche spine. Nessun guanto seppe difendermi durante le operazioni di rinvaso. Le dita, le mani, i polsi, si riempivano di microscopiche spine che pazientemente dovevo ricercare e togliere con le pinzette. Microscopici e reiterati attentati all’integrità dell’epidermide. Un nuovo progetto che aveva il sapore di un’azione di guerra.

Cosa successe alla mia alleata? Come era arrivata, se ne andò. Senza spiegazioni e senza avviso, lasciandomi la custodia di una pericolosa eredità. Ho imparato a maneggiare il Fico d’India, che oggi cresce rigoglioso e resiste all’inverno. Capita ancora, a volte, di trovare una spina, perché ci sono assalti contro i quali non si può essere preparati, e l’invasore non si ritira senza lasciare sul campo almeno qualche ferito. Una cosa però è certa. I miei davanzali ne hanno guadagnato. Anche a costo di qualche buco nella pelle.

scrittura ELENA SORBI
disegno ALICE SCARTAPACCHIO

 

Assonanza: Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi
https://it.wikipedia.org/wiki/Walden_ovvero_Vita_nei_boschi