Carlo Gajani: l’intellettuale né pittore né fotografo.

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CARLO GAJANI - Franco Bartoli 1966 Acrilico e tempera su tela 100 x 80

Strettamente legato a Bologna e ricordato tra gli intellettuali che ne hanno animato la scena culturale tra gli anni Sessanta e Novanta, Carlo Gajani (1929 – 2009) è stato un personaggio di cui forse oggi si sono perse le tracce e che siamo felici di ritrovare in una mostra retrospettiva che fino al prossimo venerdì 6 novembre sarà visibile al Centro Studi Didattica delle Arti, nella centralissima via Cartolerie 9, celebrando la sua attività nel decennale della morte.

La curatela è affidata a Renato Barilli, che nel testo che accompagna la mostra racconta la vita di Gajani, il suo rapporto con l’arte e la fotografia, il suo percorso di vita a partire dal loro inteso rapporto di scambio intellettuale. “Non ho mai mancato – scrive il critico bolognese – di fornire attestati della profonda stima e amicizia che mi legava a Carlo, quindi in quest’occasione mi riesce agevole stendere una sintesi dei molti interventi precedenti. Ricordando, in partenza, quella professione medica che sul Nostro non ha mancato di stampare qualche traccia, avvolta in un processo che potremmo dire di amore-odio, tanto da indurlo a gettarla alle ortiche, salvo poi ad approfittarne per ottenere, alla Accademia di Belle Arti di Bologna, un insegnamento di anatomia.”

CARLO GAJANI Are-you-looking-at-us

E sempre Barilli ricorda come Carlo Gajani fosse stato subito attratto dalla fotografia e dal suo utilizzo concettuale in chiave pop, accompagnando con il suo lavoro le rare sperimentazioni in tal senso presenti in città, portate avanti da Concetto Pozzati e per certi versi dal giovane Piero Manai, avendo però come saldo modello la ricerca di Andy Warhol. Carlo diventa il ritrattatista quasi “ufficiale” della vita culturale bolognese e dei personaggi che passavano in città animandone il dibattico storico-artistico e letterario: davanti al suo obiettivo si sono alternati Pasoli, Moravia, Calvino, Eco, Arbasino e ancora Zangheri, Bartoli e Bonfiglioli. Ritratti che vennero poi raccontati e commentati dallo stesso autore nel volume “Ritratto, identità e maschera” edito nel 1976 per la Nuovo Foglio.

CARLO GAJANI Gli antenati 1971 1 – Acrilico e tempera su tela 100 x 80

La mostra CARLO GAJANI (1929-2009) raccoglie tutte queste preziose testimonianze e si divide in tre momenti, che raccontano gli inizi della sua carriera, ancora fortemente legati alle sperimentizioni pittoriche e informali, il passaggio all’utilizzo della fotografia e alla poetica pop, e infine gli anni dell’ultima maturità, in cui Gajani si dedica all’incisione e torna alla pittura in una chiave “neo-divisionista” domanita da scene di paesaggi dell’Appennino tosco-emiliano, da vecchie dimore, campi e cieli che raccontano il trascorre di una vita quasi senza tempo.

Giovedì 5 novembre, in occasione del finissage della mostra, l’Archivo Carlo Gajani propone un incontro che mette a disposizione del pubblico la parte più privata dell’artista: le carte, le fotografie, la rassegna stampa e molto altro, raccolti meticolosamente da Gajani, per mantenere viva la memoria della sua esistenza e della sua arte, intellettuale “né pittore né fotografo”, come lo stesso Gajani amava definirsi.

Fino al 6 novembre 2020

Bologna, Centro Studi Didattica delle Arti, via Cartolerie, 9.  Info:info@fondazionecarlogajani.it; tel. 340 2317745  –  338 1608869. Orari: gio – dom 11 – 19