Baràca, la guida alla Romagna di Cristiano Cavina

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In Romagna, terra di eccellenza di festa, quando, qualche giorno dopo l’evento, ci si rincontra per strada è normale scambiarsi un «tabèc…ac baràca àjr sera!». Che tradotto sarebbe: tabèc, ragazzi; fé baràca, fare festa insieme agli amici, divertirsi in tutti i modi e i contesti possibili, solitamente abbondando nel bere e nel cibo; àjr sera, ieri sera, l’altra sera.

Baràca è proprio il termine giusto per dare il titolo a una guida che propone una lista di tutti questi eventi bizzarri a cui speriamo presto di poter tornare a prendere parte. Baràca. Spataccarsi in Romagna con due euro (o quasi) è il titolo completo e il suo autore è Cristiano Cavina: la Romagna, da sempre sfondo dei suoi romanzi, diventa questa volta la vera e propria protagonista. «Una serie di coincidenze divertenti e fortunate», afferma lo scrittore, hanno portato alla pubblicazione di questa speciale guida, nata un po’ per caso, a uso personale. «Non è nata per essere un libro, ma perché mi erano venute in mente due o tre cose divertenti su degli eventi particolari della Romagna. Li avevo scritti per me, senza l’idea di fare un libro. Poi mi hanno chiamato da Polaris, una casa editrice di Faenza che si occupa di guide turistiche, proponendomi di realizzarne una un po’ diversa dalle solite, più narrativa. Io gli ho proposto allora quest’idea – che dentro di me si chiamava già “Spataccarsi in Romagna” – e a loro è piaciuta. Ho cominciato così a mettere insieme gli eventi che avevo già scritto e ne ho aggiunti di nuovi, man mano che mi venivano in mente».

Una ricerca che deve aver richiesto tanto tempo visto la quantità di eventi che ci sono in Romagna…

«Forse due o tre anni, però poi per molto tempo non ho scritto niente. Il primo evento l’ho scritto così, un po’ per caso. Io giro sempre con i miei quaderni per segnarmi le cose e le idee che mi vengono mentre sono fuori. Questo quaderno è rimasto un po’ lì e ogni tanto ci aggiungevo qualcosa. Avevo creato anche delle piccole icone disegnando ad esempio delle forchette se era un evento dove si mangiava. Questi disegni nella guida non ci sono più, però ha un’impaginazione molto carina, un po’ fumettistica e poi all’inizio c’è una cartina della Romagna dove sono segnati i confini e i nomi dei luoghi. Anche in questo caso si è un po’ giocato in maniera divertente quindi sopra a Casola al posto del puntino c’è un cuore, poi a ovest ci sono i confini del Gran Ducato di Toscana, a nord “quelli là”, vale a dire l’Emilia, e a sud Valentino Rossi».

Ha dovuto quindi operare una selezione…

«Sì, non ci sono sagre, perché se devi fare un libro di sagre non finisci più: ogni paese ha il suo radicchio speciale o la sua castagna che cresce solo lì. Perciò non ci sono sagre di prodotti tipici locali, ad eccezione di quella del Cinghiale di Zattaglia, che però ha anche un grande valore storico per la zona, e la Festa della Fiorentina di Bagno di Romagna, anche questa un po’ particolare. Per il resto ho inserito eventi che presentano un modo di divertirsi un po’ bizzarro: il Labirinto Effimero di Alfonsine, Al Mèni di Rimini, dove fanno cucina di strada nel tendone da circo con grandi chef, il BeviMagnaLonga ad Alfero, che mangi attraversando letteralmente una foresta, il Plautus Festival a Sarsina, dove si può vedere come si fanno le commedie antiche, la Sfilata Notturna e la Notte di Primavera a Casola, a Castel Bolognese il Portofranko, il Carnevale dei Fantaveicoli a Imola, Azzurro come il Pesce a Cesenatico, il Festival degli Aquiloni a Cervia, il Frogstock Festival a Riolo Terme, la Cena Itinerante a Faenza, il Birravezzanen a Brisighella, la Processione dei Giudei a Pennabilli o la Sagra dei Cantautori che fanno per la Festa dei Cornuti a Santarcangelo…».

Perché questo tipo di eventi dovrebbero essere tappe indispensabili di un viaggio in Romagna?

«Di solito la maggior parte delle persone viene in Romagna per andare al mare, però ci sono anche tanti altri posti divertenti. Il Palio dell’Uovo di Tredozio, i Fuochi a Rocca San Casciano, e come loro tanti altri sono eventi particolari che sono davvero solo qui. Quindi può essere bello vedere un’altra Romagna con i suoi piccoli centri. È un modo anche per entrare nel profondo della cultura romagnola».

Il titolo sembra suggerire l’intento di costruire una guida attenta anche alle espressioni dialettali, ai modi di dire e alle usanze romagnole. È così?

«Sì perché alla fine c’è anche una guida per muoversi bene in Romagna, con riportate alcune espressioni tipo “Andiamo al caffè” oppure “Ho visto un bel cinema” che vengono spiegate ai non romagnoli. Ho costruito anche una sorta di dizionario serio, che indica se la parola è un sostantivo o un verbo ed è seguita da un esempio. Tra le usanze c’è il come comportarsi a tavola o il fatto che le porzioni non sono mai quelle dei ristoranti stellati, ma sono un po’ più abbondanti».

La Romagna è sempre stata lo sfondo dei suoi romanzi, ma come è stato trasformala in vera e propria protagonista?

«È da un po’ di tempo che non scrivo esattamente della Romagna nei miei libri, perché voglio raccontare altre storie, però una parte di me si diverte a raccontarla. Quindi è stato per me un modo per scrivere quelle cose che non finiscono nei romanzi, perché non c’entrano con quello che voglio narrare, e che tuttavia mi diverte sempre raccontare. Insomma, io mi sono davvero divertito a farlo! Lo spirito è un po’ quello di Romagna mia! [titolo di un altro libro dell’autore pubblicato da Editori Laterza nel 2012, NdR]».

Quindi un libro che parla della Romagna e pubblicato da una casa editrice del territorio. C’è in questo anche un desiderio di far riscoprire agli stessi romagnoli la propria identità?

«Cose di questo tipo sono difficili da pubblicare se non con una casa editrice di settore e del territorio, tant’è vero che io non pensavo proprio di pubblicarla. Certamente è una guida buffa per i romagnoli e probabilmente saranno loro i principali lettori, perché ci rivedranno molte loro esperienze ed è un modo divertente per riraccontarsi le cose. Nei miei romanzi vado da altre parti, però mi piace fare queste cose quindi credo continuerò. Ho sempre cose da raccontare sulla Romagna e mi piace l’idea di pubblicare con case editrici locali, quindi non penso neanche che sarà l’ultima. Magari per la prossima faccio davvero le sagre: lo faremo in vari volumi, tipo enciclopedia!».

Insomma, una guida spassosa che si può leggere sorridendo e, perché no, prendendo appunti, in attesa di poter tornare a prendere parte agli eventi segnalati.