Antonio Ligabue. Una vita d’artista

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Riapre a Ferrara Palazzo dei Diamanti che fino al 5 aprile presenta una grande retrospettiva antologica dedicata a Antonio Ligabue.

La vita di Ligabue è un vero e proprio romanzo. Un’esistenza dominata da povertà, solitudine, emarginazione, riscattata da uno sconfinato amore per la pittura. Nato nel 1899 a Zurigo, dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, viene espulso dalla Svizzera e giunge nel 1919 a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, patria del padre adottivo. Nella cittadina della Bassa padana la sua vita resta durissima, segnata da ostilità, incomprensioni e ricoveri negli ospedali psichiatrici. Nel 1928 incontra l’artista Renato Marino Mazzacurati, che, riconoscendo il suo naturale talento, lo aiuta materialmente e lo incoraggia a praticare il mestiere.

Geniale e visionario, “Toni al mat” – il matto, così veniva chiamato – trova nella pratica artistica quel “luogo sicuro” che non ha mai avuto, uno spazio, fisico e mentale, per trasformare le difficoltà in opportunità e per dar voce ai suoi pensieri. Lo sottolinea Vittorio Sgarbi – curatore della mostra assieme a Marzio Dall’Acqua – secondo il quale: «È l’arte, come era avvenuto per Van Gogh, a concedere il riscatto di una condizione che lo spietato pragmatismo della società borghese continuava a ritenere una malattia da rigettare in toto».

Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, [1955] Olio su faesite, cm 37,5 x 55,5. Collezione privata
La consacrazione del pittore a livello nazionale arriverà nel 1961 quando, grazie a Mazzacurati e a Giancarlo Vigorelli, ha la possibilità di esporre alcuni suoi dipinti alla Galleria La Barcaccia di Roma. Dopo questa personale, susciterà sempre più l’ammirazione di collezionisti, critici e storici dell’arte, entrando nel novero dei grandi artisti italiani del Novecento.

La retrospettiva di Palazzo dei Diamanti documenta l’intera carriera di Ligabue e offre la l’opportunità di (ri)scoprire tratti e colori di un artista che resiste a etichette e a categorie troppo rigide per esprimere, come pochi, la forza naturale e istintiva del suo furore creativo.

Il suo fantastico e coinvolgente vocabolario figurativo si svela attraverso 100 opere, tra dipinti, sculture e disegni, alcune mai esposte sinora: dai celebri e intensi autoritratti, in cui Ligabue annota i tratti essenziali della propria personalità, alle scene ambientate in Svizzera, nostalgiche memorie dell’infanzia; dai ritratti alle nature morte, dai paesaggi agresti, alle scene di caccia e alle tormente di neve; dagli animali domestici del primo periodo, alle tigri dalle fauci spalancate, i leoni mostruosi, i serpenti, i rapaci che ghermiscono la preda o lottano per la sopravvivenza: una vera e propria giungla che l’artista immagina con allucinata fantasia fra i boschi del Po.

Il percorso espositivo è accompagnato da un catalogo illustrato che, grazie all’apporto di contribuiti di studiosi, critici e conoscitori dell’arte di Ligabue, approfondirà la vita e l’opera dell’artista, il quale, come sottolineava nel 1961 Giancarlo Vigorelli, «non può non sorprendere, non sgomentare e non convincere con lo spettacolo sbalorditivo di questa sua tenebrosa violenza e magica perizia di pittore che sa darci in un unico impasto l’ordine e il disordine dell’uomo e del creato». 

La mostra è dedicata a Franco Maria Ricci, recentemente scomparso. Intellettuale di straordinaria sensibilità e intelligenza, editore colto e raffinato, grande collezionista d’arte e bibliofilo, ha sempre operato per divulgare la bellezza e la conoscenza del patrimonio culturale, contribuendo, tra l’altro, a promuovere e far conoscere l’arte di Ligabue.

Fino al 5 aprile 2021

Ferrara, Palazzo dei Diamanti, Corso Ercole I d’Este, 21. Info & Orari: www.palazzodiamanti.it