CHILD ABUSE: l’arte volge lo sguardo alla cura dei minori

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RIELLY James 'Fear of gun' 2009 mixed media on paper cm 80x60

Sono oltre 100mila i bambini nel nostro Paese vittime di violenza, un terzo delle quali si consuma in ambito domestico: numeri drammatici, che il contesto pandemico, con la forzata permanenza in ambito domestico, pare aver esacerbato. Un problema che l’OMS ha definito “di salute pubblica”, con un preoccupante aumento delle violenze sui più piccoli, che si associa ai rischi psicologici dell’isolamento e all’incremento delle nuove povertà.

Il dato è raccapricciante!

È dalla necessità di porre l’attenzione sul problema dei minori vittime di abuso che nasce CHILD ABUSE, filmostra d’arte contemporanea ideato e curato da Eleonora Frattarolo, con la regia di Davide Mastrangelo, coinvolge quindici artisti e include nella narrazione anche i galleristi prestatori di opere, i legali e i medici afferenti al reparto di Pediatria d’Urgenza e al Pronto soccorso Pediatrico del Policlinico S. Orsola.

Il film nasce all’interno del Progetto europeo ProChild (PROtection and support of abused CHILDren through multidisciplinary intervention), il cui obiettivo è la protezione e il supporto di Minori abusati, attraverso interventi multidisciplinari mira a creare un modello di cooperazione integrato tra stakeholder coinvolti nelle attività di risposta ai casi di violenza sui minori, e vede come referenti per l’Italia Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, IRCCS Policlinico di S. Orsola e Genus Bononiae. Musei nella Città.

Il progetto è corale, mette insieme competenze molteplici, a più livelli, ma omogenee a un comune obiettivo etico: l’attenzione verso un’infanzia e un’adolescenza abusata e affronta il fenomeno della mancanza di segnalazione e denunce dei casi di violenza, al contempo permette ai detentori della responsabilità genitoriale ed educativa e alle vittime di ricevere un’informazione adeguata, supporto, protezione, e un migliore accesso ai procedimenti giudiziari, attraverso interventi multidisciplinari, che coinvolgono anche il linguaggio artistico.

Nicola Vinci, Interni, 2016

La violenza e l’abuso sui minori è un dato allarmante e, da un’analisi attenta del Professore Marcello Lanari – Direttore Pediatria d’Urgenza Policlinico S.Orsola e responsabile del progetto -, risulta essere un vero problema di salute pubblica perché il bambino che vive in un contesto di violenza e abuso, del genere anche di quella che gli autori anglosassoni chiamano neglect, negligenza da parte della famiglia a rispondere ai bisogni importanti del bambino per una sua crescita armonica.

Il fenomeno è dilgante e nell’ultimo anno il lockdown non ha facilitato la gestione delle situazioni di tensione nelle famiglie, soprattutto in quelle che si trovano in particolare difficoltà sociale, dove il fenomeno non migliora anzi all’interno della casa si acuisce.

Dati alla mano, un terzo di questi episodi viene agito dentro l’ambito famigliare e, considerando che è compito della famiglia procurare al bambino tutto il necessario per la sua crescita psicofisica e creare la resilienza alle avversità, questa mancanza genera degli effetti dannosissimi sul minore.

Almeno 100 mila bambini nel nostro territorio nazionale vivono questa situazione e dati più recenti ci dicono di sei, settemila casi che emergono ogni anno. Nondimeno, il maldestro tentativo di arginare la situazione comporta anche un impegno economico enorme, tanto che l’economista americano James Heckman – Premio Nobel nel 2000 – argutamente afferma: «Un dollaro investito per prevenire certe situazione nelle famiglie a rischio, fa risparmiare sette dollari successivi».

Questo è un dato da considerare.

V.Spazzoli, Pierino e il lupo, 1989

Il Progetto ProChild è un progetto che vede coinvolte sei istituzioni europee, di cui l’Italia è il capofila e mira a creare un corpus documentale sulla tematica dell’abuso e sulla violenza sui minori. In particolare mira anche a creare e suggerire all’Europa dei percorsi ben codificati, perché in una tematica così multidisciplinare si lavori non da soli ma in rete, dove la frammentazione dei servizi che riguardano l’abuso e la violenza sui minori, come i servizi sociali, la presa in carico psicologica, la presa in carico giuridica dei giudici e degli avvocati, dei pedriati e degli operatori scolastici, è risultato essere il problema maggiore.

Questa criticità può essere superata se non confrontandosi tra persone che hanno delle derivazioni culturali e professionali differenziate.
Da qui la interdisciplinarietà e multiprofessionalità degli attori coinvolti in questo grande progetto europeo e quindi medici, avvocati, magistrati, sociologi ed altre professioni dal quale derivano, oltre al Filmostra, altre due bellissime iniziative: la App – presto scaricabile con un QR code e diffuso su tantissime riviste – che mira a dare piccole ‘istruzioni per l’uso‘ sui bambini ai neo-genitori che molto spesso e sempre di più vivono in situazioni di isolamento, senza l’aiuto di congiunti, per capire i ritmi del bambino e riuscire ad incanalare le ansie e soprattutto a non arrivare a dei punti estremi in cui la violenza può essere esercitata dall’adulto sul minore con una modalità (ad esempio lo shaken baby, cioè lo scuotimento del bambino) tale da provocare danni irreparabili per la vita; altro progetto è quello commissionato allo studio dell’Architetto Massimo Iosa Ghini che ha realizzato un cavallino di legno che è un pò un simbolo dell’infanzia e che sarà donato ad un ambiente nel quale i bambini abusati potranno affidare la propia esperienza negativa e supportarli nel recupero.

Eleonora Mazza, Dimensioni verticali, 2020

Che cos’è CHILD ABUSE? È un film mostra nato, all’interno del più ampio progetto europeo ProChild , dapprima come mostra ma a seguito del lockdown è diventato un film. Eleonora Frattarolo – ideatrice e curatrice del film – intuisce sin da subito come questo linguaggio dava la possibilità di entrare in luoghi e mostrare situazioni, racconti e persone che altrimenti e per ovvi motivi non avrebbero potuto entrare in una mostra tradizionale. Per poterlo realizzare chiama a sè il giovane filmmaker e artista Davide Mastrangelo e Francesca Leoni che ne cura il montaggio.
Insieme s
trutturano un percorso ibrido e molto interessante coinvolgendo quattro galleristi, 15 artisti e il Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, nella persona del suo direttore Lorenzo Balbi.

Nel film vengono raccontate storie che hanno un doppio binario, da un lato opere che sono intrise di problematiche legate agli abusi sui minori, a turbamenti psicologici, a relazioni di violenza con le strutture famigliari, a relazioni di violenza e di profondo disagio con il corpo sociale, dunque opere eterogenee nella loro valenza formale ma dall’altro lato omogenee per ciò che invece gli organizzatori si proponevano.

Giosetta Fioroni, Autoritratto a nove anni, 1966, MAMbo

Questi racconti, queste storie dicono di più e fanno capire come delle volte gli artisti che si occupano e rappresentano nelle loro opere scenari afferenti ai turbamenti, alle violenze sui minori, hanno assunto questa sensibilità molto spesso per un rapporto purtroppo concreto, preciso, rappresentando in alcuni casi il frutto di un’esperienza personale.
È così che nei casi più estremi l’arte si manifesta ed è sempre stata, compagna indissolubile del turbamento che è la pazzia, al contempo è stata ed è una delle componenti del fare arte che a sua volta del disagio è la cura.
Storicamente è a partire da metà dell”800 che l’arte ha cominciato ad occuparsi dei turbamenti della psiche, ma è solamente da qualche decennio che la scienza ha riconosciuto nell’arte la capacità di influire in modo diretto e benefico sull’apparato neurobiologico umano: stiamo bene davanti alla bellezza e all’arte, davanti a rappresentazioni che indicano contenuti positivi ed etici. Stiamo bene anche perchè è il nostro apparato fisico, neirobiologico che risponde agi imput provenienti da queste rappresentazioni.

Il film mostra è un film di luoghi legati anche ad un’istituzione bolognese particolarmente interesante, l’Assessorato alla lotta sulle violenze sulle donne e sui minori, dove l’assessore titolare Susanna Zaccaria racconta di quelle che sono le pratiche e i motivi della nascita di questo assessorato.

CHILD ABUSE è anche e soprattutto un progetto multilivello perché ad essere coinvolte non sono state solo le professioni e le competenze, di cui in primis è testimonianza il film, ma anche le famiglie, la scuola ed altre istituzioni che mai si sarebbero associate idealmente ad un argomento come questo, e quindi l’Accademia delle Belle Arti di Bologna.


“CHILD ABUSE” Filmostra d’arte contemporanea
visibile su Piattaforma ventiventi – Genus Bononiae

Opere in mostra di:
Maurizio Cattelan, Cuore, pezzo di ricambio, 1988
Elisabetta di Sopra, The care, 2019
Giosetta Fioroni, Autoritratto a nove anni, 1966
Luciano Leonotti, Rituali, 2000 – 2015
Eleonora Mazza, Senza titolo, 2000; Dimensioni verticali, 2020; Il compleanno, 2019; Aletheia, 2020;
Alice, 2020; Mary, 2020
Paolo Migliazza, We are not super heroes, 2017-2020
Gianni Moretti, E se non potrò dimenticarti almeno non t’incontrerò più, 2021
Rufoism, Due tranquilli, 2016
James Rielly, Fear of gun, 2009
Edoardo Sessa, Quel che rimane nei cassetti, 2021
Vanni Spazzoli, Pierino e il lupo, 1989
Sandra Tomboloni, Orfani, 2014
Massimiliano Usai, Pace libera Tutti, 2018; Rosalia Kali Parinati, 2019
Nicola Vinci, Storie, 2013
Silvia Zagni, L’isola delle scalze, 2020; Sarcofago, 2020

https://genusbononiae.it/