Osservatorio [R3]Circle – Riuso Riciclo Rigenero | Parte 2 La nuova moda. Processi innovativi tra recupero e intuizioni geniali

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Siamo al secondo appuntamento con altri 4 dei dodici giovani designer provenienti dal vivaio Altaroma, conosciuti in occasione dell’ottava edizione in formato digitale della ‘Maker Faire Rome – The European Editiondi Maker Faire, la più grande fiera internazionale dell’innovazione e della creatività.

Sempre nel contesto del progetto [R3]Circle – Riuso Riciclo Rigenero presentato da Altaroma in collaborazione con Maker Faire Rome, parleremo di una nuova moda che si sta facendo strada nel Fashion System utilizzando tecnologie all’avanguardia, che sviluppa e promuove materiali non convenzionali per il settore tessile. È una moda che si basa sì sulla tradizione, ma anche sul cambiamento e sull’innovazione.

Innovazione, Recupero e Intuzioni geniali: i giovani designer ridisegnano la nuova moda e realizzano accessori esclusivi mediante l’uso di materiali vergini e il riutilizzo di materiali di scarto.
Disegnano nuove strade, nuovi percorsi che ben si prestano ai cambiamenti oggi imposti dalla pandemia al mondo della moda, in questo senso si muovono anche i grandi e iniziano a parlare di sostenibilità.
La Maker Faire sposta il focus e mette al centro il lavoro sostenibile dei giovani designer.

La prima a sorprenderci è Adelaide Carta, la fashion ethical designer di origine sarda, con le sue creazioni esclusivamente vegan, prive di materiali di origine animale, ricavate da riciclo o da scarto, che si distinguono anche per la lavorazione all’avanguardia.
E così, da sughero, legno e fibre innovative come il Piñatex (tessuto ricavato dalle foglie dell’ananas) e da materiali completamente riciclati come il Pet, nascono gli accessori ecosostenibili dal brand Adelaide C..

L’obiettivo della designer è quello di realizzare un prodotto da presentare all’interno della moda, e quindi allineato con i suoi trend, ma realizzato con saggezza e con un’etica dallo sguardo rivolto all’ambiente e alle generazioni più fresche, attente alla moda e anche da educare attraverso la moda. Il capo rappresentativo della nuova collezione è la borsa realizzata in Piñatex, l’eco-pelle del futuro.

Borsa in Piñatex di Adelaide C._ph Adelaide C.

Anche in FiliPari, il brand fondato da Alice Zantedeschi e Francesca Pievani i materiali non convenzionali e le tecnologie all’avanguardia sono alla base del loro lavoro e delle creazioni che nel mondo della moda rappresentano un unicum.

Il progetto, nato tra i banchi dell’Università del Politecnico di Milano ha portato a brevettare un materiale unico nel suo genere, l’azienda si è specializzata nella valorizzazione delle polveri di marmo.

Sin dall’antichità il marmo è stato utilizzato nell’arte, nell’architettura, nel design, in quello farmaceutico, chimico o agroalimentare ed è simbolo dell’Italia nel mondo. Nel settore tessile, diversamente, non è mai stato utilizzato se non come pura ispirazione estetica andando a ricreare le sue tipiche venature attraverso la stampa.

FiliPari, invece, è andata oltre, ha reso indossabile il marmo grazie al Marmor, il materiale brevettato dalle designer che straordinariamente unisce performance tecniche e caratteristiche estetiche che rendono il tessuto innovativo impermeabile, antivento e resistente all’abrasione. Innvazione pura senza rinunciare al glam, la fibra si presenta molto morbida al tatto grazie al carbonato di calcio, componente naturale della pietra, mentre le nuance derivano dal tipo di marmo utilizzato.

Thea_giaca marmo nero ebano_ph FiliPari

Altra creazione geniale è quella di Cristiano Ferilli con il suo brand, FerilliEyewear, realizza occhiali utilizzando il Sikalindi, la fibra ottenuta dalla disidratazione delle pale del fico d’india, pianta molto diffusa in Puglia, la sua terra. Gli occhiali, di materiale completamente sostenibile si presentano molto leggeri – da qui Aéras il nome della nuova collezione – nonostante l‘utilizzo di materiali legnosi come l’ebano impiegato per realizzare le aste. Ogni occhiale è unico a sè, grazie alla particolarità della fibra ogni intaglio rende esclusivo il singolo pezzo.

Aéras_ph FerilliEyewear

Italo Marseglia, presenta una linea completa di abbigliamento femminile, il suo concept è: sì prodotti di lusso ma anche attenti a quello che è la moda etica e sostenibile.

La sua realtà nasce dall’interrogativo su come un brand di lusso possa approciare questo genere di produzione. La risposta ben presto gli arriva dal sodalizio con quella che è la tecnica dell’Upcycling, ossia, dare un nuovo contenuto e valore estetico ma anche economico a quei prodotti che sono in realtà materiali di scarto.

Le sue creazioni nascono dalla lavorazione di elementi di scarto, da tirelle di vecchie collezioni, che pur essendo state destinate al macero gli vengono donate da una storica maison con cui collabora, e con le quali, attraverso mille sperimentazioni, riesce a creare un tessuto pechwork, con qualche tecnica appresa anche dallo sportwear, utilizzando termosaldature o cuciture.

Il suo brand sposa tutti quelli che sono i dictat del Made in Italy che scherzosamente ama definire ‘Made in Italo’. Ogni stagione propone un nuovo tipo di pechwork, mai ripetitivo. Nella sua ricerca di eccezionalità e di eccellenza nell’esecuzione, la provenienza dei materiali non è circoscritta all’Italia, i pizzi sono francesi e si lavorano pelli di salmone dell’Islanda. È da qui, da questa dimensione global della moda che nasce ‘Made in Italo’, perchè porta il savoir faire del made in Italy ad una dimensione 2.0, molto più interconnessa con il tutto.

Upcycling-ph Italo Marseglia

Ricerca e innovazione sono le prerogative di questi designer che nello studio di nuovi materiali investono tempo, sperimentazioni e tecnologie all’avanguardia, talvolta in partnership con aziende del comparto industriale al fine di migliorare sia qualitativamente che esteticamente il prodotto.

Questa è la ricetta per ottenere un prodotto nuovo e vincente sul piano della sostenibilità, ma quale è lo spazio che questi brand possono avere nel mercato e nel mondo della moda? E soprattutto, il mondo della moda è pronto a percorrere questa nuova strada?

Abbiamo visto come per i brand emergenti farsi spazio in un mercato affollato, dove lo sguardo dei consumatori non è solitamente rivolto alla storia del prodotto ma alla pubblicità delle grandi aziende, forti perchè storicamente note e perchè garanti di un certo grado di affidabilità del prodotto, non è semplice e occorre farsi conoscere ed avere una una marcia in più, realizzando un prodotto ecosostenibile con caratteristiche particolari dal punto di vista sia della creazione che del costo, con il plus della manodopera e dei materiali italiani.
Farsi spazio non è facile, ma vero è che la tendenza sta cambiando, già dall’anno scorso i consumatori vanno alla ricerca di qualcosa di diverso, c’è molta più attenzione e interesse, sta iniziando a divulgarsi il concetto di informarsi su ciò che si acquista, soprattutto nelle generazioni più fresche e più attente alla cura dell’ambiente. Con il passo un po’ più lento, abbiamo visto che segue e si muove anche il mercato immettendo e presentando al consumatore prodotti eticamente corretti o quantomeno sensibili alle problematiche ambientali.

Il designer oggi è una figura complessa. Non è solo un creativo, è una figura eclettica sia sotto il profilo artistico, della sperimentazione e della ricerca, ma è anche un imprenditore a tutti gli effetti che si confronta con il mercato internazionale e alla fine deve far quadrare i conti.

Con le loro creazioni i talentuosi ‘scienziati’ della moda sostenibile lasciano dei messaggi importanti alle giovani generazioni, in primo luogo, ‘moda sostenibile’ non significa anti-giovane o anti-fashion o comunque essere lontani dai suoi canoni, al contrario, oggi, essere realmente alla moda significa acquistare un prodotto che guarda lontano; in secondo luogo, investire il proprio tempo nel realizzare le proprie idee e basarle sulla sostenibilità sfruttando le infinite risorse della natura affinchè la sostenibilità non sia più un tema per pochi ma riguardi la collettività.

Detto ciò, ancor più utile sarebbe spronare i consumatori a sposare la filosofia buy less buy better, ossia, acquistare prodotti di qualità, durevoli nel tempo e slegati dalle dinamiche del fast fashion e così aprire nuove strade, perchè se è vero che non esiste una vera moda sostenibile è vero che ad oggi esistono dei modi sostenibili di fare moda.

Dialogare con i designer, che in questa cornice rappresentano il futuro del Fashion Sistem, ha offerto numerosi spunti di riflessione per aiutarci, da un lato, ad indagare sulle nostre prossime scelte d’acquisto e, dall’altro, sul nostro gusto e lusso personale e premiare così la nostra policy di eticamente corretto.

Tra processi innovativi, recupero, riuso e intuizioni geniali, perché si attui il cambiamento occorre diffondere consapevolezza e dimostrare che la moda etica può essere anche glamour.