“24 marzo” di Emanuele Presta, registrato, missato e masterizzato allo Studio 73 di Ravenna da Riccardo Pasini esce il 19 marzo su tutte le piattaforme online.
Emanuele Presta è un giovane cantautore salentino, classe 1994. È arrivato a Ravenna un po’ per caso, una tappa nel suo viaggio ancora tutto da percorrere e costruire, nella quale però ha potuto realizzare importanti obiettivi, ovvero la registrazione delle sue canzoni per la prima volta in uno studio professionale, con la collaborazione di importanti musicisti.
Il suo primo brano è uscito a gennaio e si chiama “Vertigini (Barca di carta)”, mentre dal 24 marzo sarà visibile anche il video su YouTube autoprodotto della seconda canzone. Abbiamo fatto due chiacchiere a distanza con lui, per conoscerlo meglio.
Come nasce la tua passione per la musica?
«A 16 anni, su YouTube, che scoprii a quell’età, vidi il video di Redemption Song di Bob Marley che suonava la chitarra con i suoi amici a casa, e decisi che avrei voluto comprarmi una chitarra per imparare a suonarla. Comprai quella prima chitarra su Ebay, probabilmente pagandola più di quanto valesse, e in due mesi imparai a suonare Redemption Song. Dopodiché, iniziai a studiare le canzoni dei cantautori italiani, che ascoltavo da sempre: Dalla, De Andrè, De Gregori, Niccolò Fabi, Guccini, Modugno e così via. Da una nota all’altra, da una melodia all’altra, quasi per gioco una volta mi inventai un testo di una persona che moriva in guerra, ispirandomi a De Andrè, e da quel momento mi sono detto che poteva esserci qualcosa di decente in quello che stavo facendo. E pian piano è diventato qualcosa di cui non potevo più fare a meno, una droga, un termine che uso spesso anche nelle mie canzoni per descrivere il mio rapporto con la musica. Mi piace molto una citazione di Pasolini che dice “Se io fossi l’ultima persona sulla faccia della terra, farei comunque film”. Per me è uguale. Anche se non avessi nessuno ad ascoltarmi, comunque farei canzoni, perché è proprio un’esigenza. Col tempo poi ho affinato l’utilizzo delle rime, le tematiche e i messaggi, aspetti a cui do molta importanza nei miei testi, finchè non mi sono sentito “maturo” e ho deciso di andare a registrare in studio»
Quindi la tua prima esperienza in studio di registrazione è stata a Ravenna allo Studio 73. Come è andata?
«Non conoscendo bene Ravenna, ho iniziato a informarmi sugli studi di registrazione del territorio, e mi è stato consigliato lo Studio 73 perché lavora molto con i giovani. Quindi ho conosciuto Riccardo Pasini, cofondatore e socio dello Studio 73 di Ravenna, che lavora soprattutto con musica metal, ma anche pop, rock e folk; negli anni ‘90, all’inizio della sua carriera, ha collaborato con Jovanotti e Laura Pausini. Nonostante i nostri interessi musicali sembrassero lontani, Riccardo si è reso disponibile e si è creata una forte affinità, un bellissimo rapporto dal punto di vista umano. Ha messo quindi a disposizione una squadra di musicisti professionisti per la produzione di Vertigini (Barca di carta), il mio primo brano uscito a gennaio, e siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto. »
«In questo pezzo ho avuto l’onore di collaborare con due tra i migliori produttori italiani: Sergio Pomante e Roberto Villa. Nonché con musicisti del calibro di babbo Andrea Allo Allodoli, Alessandro De Lorenzi, Francesco ‘Fresco’ Cellini e Andy Para Percussion. Grazie di tutto Emanuele!» afferma Riccardo Pasini su Facebook, condividendo da YouTube “Vertigini (Barca di carta)” subito dopo la sua uscita.
«In due mesi ha fatto 40mila ascolti su Spotify – continua Emanuele – e credo sia un bel traguardo per essere la prima canzone, sono contento. Sono stato inserito in molte playlist, anche alcune ufficiali di Spotify. Credo abbiano influito anche le bellissime copertine disegnate da un caro amico che studia grafica a Reggio-Emilia, Costantino Di Bruno, ci tengo a nominarlo».
Raccontaci di cosa parla “Vertigini”, ma soprattutto “24 marzo”, il secondo brano in uscita.
«Vertigini parla di tutto. C’era un periodo in cui viaggiavo sempre. Per qualsiasi motivo, mi trovavo nei pullman, nei treni, macchine, taxi… dappertutto. Per andare a trovare amici, per partecipare a contest, provini, per andare a suonare, per tornare a casa, giù in Puglia, e così via. Questa canzone ho iniziato a scriverla sul treno, ho riaperto il foglio ed ero in bus, l’ho aperto di nuovo ed ero in macchina… questa canzone è nata viaggiando. Perciò ho dedicato “24 marzo” principalmente ai viaggi. Sia i viaggi che facciamo spostandoci geograficamente, sia ai viaggi che facciamo dentro di noi che è il punto fondamentale a cui volevo arrivare. Nel testo non c’è una narrazione lineare, non viene raccontata una storia; piuttosto è un continuo fluire di tante immagini che hanno preso forma nel viaggio dentro di me, per questo dicevo che “Vertigini” parla di tutto: dal tema della libertà, di cui parlo nel ritornello, la libertà anche di mostrare i propri difetti e la possibilità di valorizzarli, perché ci rendono unici, arrivando a parlare anche dei complottisti ad esempio. Un viaggio per ritrovare se stessi, o semplicemente per il gusto di perdersi, anche tra i conflitti interni che ognuno di noi vive; è questo che intendo in “Ci sei solo tu e la tua fragile barca di carta al centro di una tempesta”.
“24 Marzo”, la canzone in uscita, è completamente diversa. È meno dinamica, quindi più statica, anche dal punto di vista strumentale, e si racconta una storia. Il protagonista è un cuore che parla all’uomo: sottolinea le proprie fragilità e forze, si usano molte metafore; racconta ciò che lo rende unico rispetto al resto del corpo, perché il cuore è vita, ma come tutte le relazioni importanti, l’uno non può fare a meno dell’altro. Nel testo il cuore non è solo un organo, ma è ciò che rappresenta, per me, l’anima. Quindi un cuore nella sua accezione simbolica. Anche qui emergono diverse immagini, ma in maniera più ordinata, legate dal filo conduttore che è la narrazione di questo cuore. Inizialmente scrissi le strofe e il ritornello, ma mi mancava la parte “special”. Poi il 24 marzo del 2020 morì mia nonna, perciò ho voluto dedicarle il titolo della canzone e quella parte mancante del testo. Ho fatto un percorso dal generale al particolare, dalla simbologia del cuore e i significati che può assumere, fino alla mia storia personale. Mia nonna ebbe un problema al cuore. Quando ero piccolo dormivo sempre in braccio a lei appoggiando la mia testa sul suo cuore. Perciò quando penso al cuore, al battito cardiaco, io penso a lei».
Cosa diresti a chi ascolta per la prima volta le tue canzoni?
«Vorrei suggerire un ascolto attento dei miei testi, con un approccio empatico e non una lettura superficiale, soprattutto in “24 marzo”».
Emanuele Presta scrive testi di rarissima bellezza. Continua così.
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