Tae-gu è l’uomo di punta (poco più di un ragazzo, in realtà, ma già ferocissimo) della gang criminale di Mr. Yang. Il coinvolgimento della sorella e della nipote in un incidente stradale, che poi in realtà si rivelerà come un tentativo non riuscito di farlo fuori, innesca una furiosa vendetta contro i membri di una gang rivale e poi alla fuga sull’isola di Jeju, in cerca di protezione. Qui troverà aiuto nel maestro Kuto che vive sull’isola insieme alla nipote Jae-yeon, gravemente malata e a cui Tae-gu si affezionerà molto.
Il ritmo del film è quello di un melò con scene anche molto struggenti (a delineare il profondo legame del protagonista con la sorella e la nipotina, o quello che nasce con la ragazza che conosce nell’isola), permeate da una sorte di romanticismo nichilista (dove l’eroe è in lotta contro il mondo intero, ma il cui destino appare già segnato). Accanto a queste vi sono scene di inusitata violenza, nelle quali il sangue scorre a litri (come dimenticare la scena della sauna, oppure quelle che si svolgono nello scenario paradisiaco dell’isola), in cui il regista sa offrire il meglio della tradizione coreana dei film d’azione.
Non siamo ai livelli di grandi maestri del sud-est asiatico (Takeshi Kitano, Kim Ki-duk, Park Chan-wook), a cui il regista sembra guardare come propri punti di riferimento, ma il film lascia il segno.
A colpire è soprattutto il contrasto tra la gentilezza e il senso di solidarietà umana che il protagonista mostra, e la violenza spietata che è capace di esprimere nel suo lavoro, e soprattutto nel suo desiderio di vendetta. In questo alternarsi di scene struggenti e di violenza allo stato puro non manca una certa dose di ironia, anch’essa ereditata dai maestri del cinema asiatico.
Non tutto gira alla perfezione, alcuni dialoghi risultano un po’ stucchevoli, ma le due ore di durata del film trascorrono piuttosto bene.
La prima parte del film ha una ambientazione urbana. La seconda parte si svolge negli incantevoli scenari naturali di una piccola isola, in cui più forti sono gli elementi legati alle tradizioni culturali della Corea. I toni in chiaroscuro sono quelli propri del thriller noir introspettivo, nel quale la forte vena di romanticismo tratteggiata dall’autore cede il passo, nella fase finale, all’incalzare sempre più forte della violenza e del sangue, in quantità tali da travolgere e tramortire lo spettatore meno abituato a questo genere di film.
Visto alla ultima edizione “in maschera” della Mostra del cinema di Venezia, dove il film è stato presentato fuori concorso.
di Dario Zanuso e Aldo Zoppo
Dal 9 aprile, in streaming su Netflix