Michele antagonista: se esistesse, lo prendereste a schiaffi in faccia (ed è un bene)!

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Ci sono tanti generi letterari, si sa, è noto questo desiderio di appiccicare etichette un po’ dappertutto. E va bene, vita meno facile per i librai e un ordine quanto meno mentale per chi dovrà sistemare a dovere un autore nella categoria di Wikipedia. E fin qui, niente di nuovo. Ma proviamo per un attimo a farne a meno; proviamo a spogliarci del tutto e leggere un libro per quel che è. Respiriamone la storia, cerchiamone il ritmo e affezioniamoci ai personaggi. Si può? Certo. Stesso discorso per chi i libri li scrive: nel momento in cui si liberano dall’imbroglio, dall’ansia di sapere in quale scomparto finirà il loro libro, ecco che un autore si può definire, LIBERO. Facile direte voi, vero rispondo io, però, che diamine, proviamoci. Proviamo anche solo per dieci minuti a pensare che tutto questo sia possibile, liberatevi, liberiamoci e godiamocene per davvero. Perché questa premessa? Perché doverosa quando si legge Nicola Brizio, autore di Michele antagonista, la sua terza fatica pubblicata da Edizioni Leucotea. Brizio scrive e lo fa piuttosto bene, ma la caratteristica più apprezzabile è che lo fa in completa libertà. Se ne fotte – si può dire? L’ho detto! – e racconta una storia che è un flusso di coscienza, uno sguardo, schifato e analitico, della vita di un autore, Michele Evani, impegnato a disprezzare e mandare a quel paese tutto ciò che gli capiti a tiro. Vita, donne, ipocondria, gergo slegato e di facile assorbimento, il tutto con quella sana voglia di cercare su Google se questo Evani esiste davvero e se c’è un indirizzo dove raggiungerlo per prenderlo a schiaffi in faccia. Torniamo un attimo al discoro etichettature: se fossi obbligato, in questo caso, a darvi qualche indicazione in più, vi potrei dire di chiudere gli occhi e immaginare un frontale in autostrada fra Kerouac, Bukowski e Massimiliano Parente. Tra i resti potreste trovare, senza fatica, qualche brandello di Brizio, ovvio con le misure del caso: “scomodare” certi nomi non andrebbe mai fatto, ma chi sono io per non farlo, qui e adesso?

Lo consiglio per chi ha voglia di affezionarsi a un personaggio e poi odiarlo e poi apprezzarlo e poi…fate voi, tanto a lui, a Michele, non gliene fregherebbe nulla lo stesso.