Francis Offman. P420, Bologna

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P420 presenta la prima mostra personale in galleria di Francis Offman (1987, Butare, Ruanda).

Trasferitosi in Italia nel 1999, dopo aver studiato Scienze dell’Amministrazione all’Università degli Studi di Milano si è poi spostato a Bologna dove oggi vive e lavora dopo aver concluso l’Accademia di Belle Arti frequentando il corso di pittura di Luca Bertolo e aggiudicandosi nel 2018 il premio ArtUp della critica nell’ambito di OpenTour.

Come nota Davide Ferri, “la pratica di Francis Offman pare svolgersi attorno ad un’unica regola: non acquistare nulla, prendersi cura degli scarti”. Tutto quanto usa per la realizzazione delle sue opere – i supporti e le tele, la carta, la pittura stessa – è infatti recuperato o trovato, e anche la decisione a priori di non utilizzare un telaio appartiene a questa logica. “Inevitabilmente quindi – nota Simone Frangi nel testo che accompagna la mostra – ogni materiale che passa tra le mani del pittore ci mette di fronte alla sua storia di estrazione, più o meno violenta, alla sua trasformazione e consumazione”.

Francis Offman, Senza titolo, 2021, acrilico, inchiostro, carta, lino, fondi di caffè, gesso di Bologna su cotone 100%, cm.232×272

Offman recupera e conserva la polvere dalla moka dei suoi caffè, chiede agli amici di metterla da parte e portargliela, la setaccia, la asciuga e la impasta con colle per trasformarla in materia pittorica. “Un pacchetto di caffè rappresenta una mappa, mi ha spiegato una volta Jessica Sartriani, esperta di caffè” racconta Francis Offman, poiché caduto il mito della purezza del prodotto coloniale per eccellenza, ogni contenitore trasporta una miscela: la polvere è dunque una cartografia trans-coloniale che lega luoghi d’espropriazione e di appiattimento colturale e culturale.

Tra i suoi materiali privilegiati, sempre recuperati e mai veramente acquistati, il cemento e il gesso di Bologna raccontano la storia del suo rapporto con il paesaggio che lo ha accolto così diverso da quello di origine.

Francis Offman, Senza titolo, 2018, acrilico, inchiostro, fondi di caffè, collage su carta 100% cotone, cm.56×76

“Il risultato è un dipinto astratto, non c’è dubbio. – continua Davide Ferri – Ma può alludere vagamente ad un paesaggio (per certi gialli, marroni e verdi che evocano la vitalità della terra, o per certi azzurri che si incuneano tra le cose come frammenti e porzioni di cielo e corsi d’acqua), ma non c’è nulla – una linea d’orizzonte, il rimando a figure definite – che possa realmente configurarli come tali. Mettiamola così: i lavori di Offman sono astratti, ma mi sembrano richiamare, pur senza descriverla, l’immagine di un paesaggio esuberante e contrastato, un paesaggio di movimenti continui, di tremolii e sovvertimenti tellurici”.

Fino al 8 gennaio 2022

Bologna, P420, via Azzo Gardino, 9. Info & Orari: p420.it