Antonio Lanzetta e il suo “Uomo senza sonno”

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C’è una nota fotografia in bianco e nero che ritrae lo scrittore Howard Philips Lovecraft che tiene in braccio un micio. Con ogni probabilità si tratta di Nigger Man, il piccolo felino che ha tenuto compagnia per moltissimi anni all’autore statunitense. Quest’ultimo ha più volte dichiarato il suo amore infinito per i gatti, tanto da scrivere un racconto, I ratti nei muri, con protagonista proprio un gattino di nome, Nigger Man. Perché questo preambolo? Perché conoscere Antonio Lanzetta significa entrare in punta di piedi nel suo mondo di libri e, appunto, gatti. Immaginatevi uno studio con libreria stracolma e scrivania, un computer e due o più gattini che fanno le fusa e si stiracchiano davanti al monitor. Ecco, Lanzetta lo troviamo così, fra i suoi libri, i gatti e un nuovo progetto tra le mani, il romanzo L’uomo senza sonno (Newton Compton Editori), che ha tutte le carte in regola per rappresentare l’attesa consacrazione dell’autore partenopeo.

Il buio, sprofondare negli abissi della coscienza umana. Qui fare i conti con tutto ciò che non vediamo e lasciarsi sorprendere da un mondo che rimane celato ma che inevitabilmente influenza la superficie. Tra le tue pagine si vive questa costante paura, una tensione che cresce, che incolla alle pagine. Hai trovato il tuo marchio di fabbrica senza dubbio. Ma non ti spaventi mai a scendere così tanto in profondità?

Sono sempre stato attratto dalle storie di paura, dal mistero, dal fascino dell’ignoto. È come entrare in una stanza buia e aspettare che le pupille si adattino all’oscurità: hai la sensazione di non essere solo, che ci sia qualcosa lì, nelle ombre, ma non vai via perché vuoi vedere come va a finire. Raccontare la paura, l’angoscia e la psicosi dei personaggi, permette allo stesso tempo di esplorare la natura umana, e questo – per me – dovrebbe essere un obiettivo della letteratura.

Dopo Il Buio Dentro, I Figli del Male e Le Colpe della Notte, esci con L’Uomo senza sonno. Sebbene i primi tre titoli non fossero per forza di cose collegati l’uno con l’altro, (infatti i finali dei tre romanzi sono autoconclusivi), i tuoi lettori cosa si devono aspettare? Un sottile collegamento o parliamo di qualcosa di totalmente disgiunto?

L’Uomo senza Sonno è una storia assolutamente indipendente, ambientata nella provincia di Salerno del secondo dopoguerra. È un romanzo di formazione dark, fortemente influenzato dalle mie letture e autori preferiti, come Stephen King, Joe R. Lansdale, R. Matheson, etc…

Quali sono state le difficoltà più grandi che hai affrontato nella stesura de L’Uomo senza sonno? Concretamente cosa significa passare dalla medio piccola editoria a quella più risonante come la Newton Compton?

Da un punto di vista professionale, è l’inizio di un nuovo viaggio. Non vorrei lasciarmi andare all’ansia da prestazione, per quanto l’uscita in libreria del romanzo prevista per il 7 ottobre, ma spero che vada bene, che L’Uomo senza sonno raggiunga più lettori possibili, appassionati del genere e meno. Questo romanzo è il frutto di due lunghi e duri anni di lavoro: scrittura, riscrittura, molteplici revisioni. È stata l’esperienza di lavoro più impegnativa della mia carriera di autore.

La tua scrittura non è da etichettare in un unico grande genere come può essere il thriller o il noir. C’è molto di più, c’è una cura particolare per la narrazione, le pause e l’analisi delle ambientazioni. Chi sono gli autori che più ti hanno influenzato? Io un paio di nome li avrei, dimmi se mi sono allontanato troppo: Lovercraft e Stephen King.

Cerco di scrivere storie che sento vicine ai miei gusti di lettura, preoccupandomi poco delle etichette e delle definizioni di genere. Oltre a King, Lovecraft e Poe, mi sento di aggiungere alla lista degli scrittori che mi hanno influenzato di più anche Lansdale, George R. R. Martin, Shirley Jackson. In generale, sono un appassionato di letteratura americana.

A proposito dei big della letteratura. Ti hanno definito lo Stephen King italiano. Dovessi incrociare il re del thriller all’autogrill, glielo diresti? O fingeresti di non riconoscerlo?

Ogni fan di Stephen King spera di incontrarlo una volta nella vita prima di morire. Il problema però è che il Re non ama volare e l’ultima volta che è stato in Europa, si è fermato a Parigi senza toccare l’Italia nemmeno di striscio. Scherzi a parte, queste definizioni e accostamenti hanno poco senso, soprattutto perché ogni autore di successo è unico nel suo genere.

Dovessimo fare irruzione in casa Lanzetta, oltre ai gatti, quale libro troveremmo sul suo comodino? E che colonna sonora ci sarebbe?

Attualmente sul mio comodino, in attesa di essere iniziato, c’è L’invenzione del suono di Chuck Palahniuk, mentre come colonna sono, White Pony dei Deftones.