Da Imola ad Auroville, città delle mille utopie

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di Mauro Casadio Farolfi

Il battesimo del primo grande viaggio in India era previsto per il 29 luglio 1979.

A Imola era una giornata afosa, un anticipo di quel clima che ci avrebbe accompagnato nelle settimane successive. Fu un lungo viaggio di sei settimane, rigorosamente in treno e con sacco a pelo, attraverso i luoghi classici dell’India: Bombay, Agra, Jaipur, Dehli, la magica Benares con i riti induisti che si svolgono quotidianamente sui ghats delle rive del Gange. Un luogo davvero magico dove si radunano migliaia di pellegrini provenienti da tutta l’India per recitare i mantra e rendere grazia al sacro Gange.

Dopo Benares partimmo per Madras (oggi Chennai) con il “Ganga Train” un treno che in due giorni percorse 2.000 chilometri con solo qualche fermata per acquistare cibo e bevande presso le stazioni ferroviarie. Giunti a notte fonda a Madras salimmo su un treno locale per Pondicherry. Era un piccolo treno locale a carbone che ci ridusse il viso a una maschera nera e dopo sette ore ci portò a destinazione. Attraverso i finestrini vedemmo tanti minuscoli villaggi dell’immensa campagna indiana, un ulteriore sguardo a un’India molto diversa delle città caotiche del nord.

Le ultime due settimane del viaggio le trascorremmo a Pondicherry, dove ci attendevano alcuni amici imolesi partiti assieme a noi dall’Italia un mese prima.

Pondy era una cittadina nel profondo sud nello stato del Tamil Nadu (oggi conta oltre un milione di abitanti) affacciata sul Golfo del Bengala a duecento chilometri da Chennai. Già protettorato francese è sede dell’Ashram di Sri Aurobindo, luogo in cui egli visse gli ultimi quarant’anni prima di abbandonare il corpo nell’agosto del 1950.

 

Sri Aurobindo

 

Nato a Calcutta nel 1872, figlio di un medico educato all’occidentale, Sri Aurobindo fu inviato all’età di sette anni in Inghilterra per studiare nelle migliori scuole; divenne un esperto classicista e imparò il francese, il tedesco, lo spagnolo e l’italiano, oltre all’inglese. La sua istruzione fu quindi fortemente occidentale; acquisì una profonda conoscenza della cultura greco-romana ed europea, estesa alle lingue e alla letteratura, compresa quella italiana. Ventenne tornò in India, terra di cui fino a quel momento aveva ignorato quasi tutto. In patria svolse un’intensa attività politica per l’indipendenza e nel contempo si diede a uno studio approfondito dello Yoga integrale e delle principali tradizioni spirituali indiane.

Nel 1908 fu arrestato e trascorse due anni in prigione ad Alipore. Liberato a fine 1909 si stabilì l’anno successivo a Pondicherry, allora territorio francese. Lì rimase per il resto della vita, avendo più tardi come collaboratrice una donna di origini francesi con poteri occulti e spirituali straordinari, Mirra Alfassa (1878-1973) conosciuta come la “Madre” (Mère).  A Mère egli affiderà la direzione dell’ashram. Il quarto di secolo precedente la sua scomparsa, Sri Aurobindo lo visse in solitudine dedicandosi alla meditazione, alla scrittura e allo studio dei testi sacri della religione indiana: dai Veda alle Upanishad e alla Bhagavad Gita. Sri Aurobindo “lasciò il corpo” il 5 dicembre1950.

Nel nostro primo viaggio a Pondicherry avevamo con noi una copia del libro, per certi versi profetico, di Satprem, discepolo e aiutante della Madre, L’avventura della coscienza, pubblicato dall’Editrice Galeati di Imola, sul pensiero evoluzionista di Sri Aurobindo. Curiosamente, la prefazione del libro era redatta da un imolese, il prof. Mario Montanari, che si era recato a Pondicherry nel 1964 per un convegno del movimento umanista mondiale ed era rimasto profondamente colpito dal fervore culturale e spirituale presente nella cittadina indiana.

Montanari incontrò più volte Nata, ingegnere fiorentino trasferitosi all’ashram nel giugno del 1962. Fu il discepolo italiano prediletto da Mère, che gli affidò anche l’inaugurazione di Auroville.

 

Mère

 

Nata, che aveva tradotto in italiano le opere di Sri Aurobindo, chiese a Mario Montanari di occuparsi della stampa del libro di Satprem L’avventura della coscienza presso la tipografia Galeati di Imola. Successivamente al libro di Satprem, il prof. Montanari si occupò anche della stampa di un testo basilare tra gli scritti di Sri Aurobindo, La vita divina, che fu arricchito da un glossario di termini in sanscrito per meglio entrare nelle difficoltà concettuali, storiche e religiose del mondo indiano, in particolare del pensiero aurobindiano.

Un altro imolese, don Domenico Spada, sacerdote e professore nei licei locali si recò nel 1974 a Pondicherry per approfondire la teologia ecumenica e in modo particolare l’induismo. Soggiornò sei mesi nell’ashram di Pondy grazie a una borsa di studio del Governo Indiano e del Sri Aurobindo International Center of Education di Madras.

Da allora ci siamo recati nel 1984 a Pondy e otto volte ad Auroville, compresa la nostra ultima permanenza nel gennaio e febbraio 2018.

 

 

Auroville: la “Citta universale”

Sin dal 1954 Mère “sognò” il progetto di Auroville, e cominciò a lavorarvi concretamente. Così affermava: «Auroville vuole essere una città universale in cui donne e uomini di tutti i paesi siano in grado di vivere in pace ed in crescente armonia, al di la di tutte le credenze religiose, di tutte le idee politiche e di tutte le nazionalità: Lo scopo di Auroville è quello di realizzare l’unità umana». Una comunità che ha l’obiettivo di raggiungere i 50.000 residenti.

«Ci dovrebbe essere da qualche parte sulla terra un luogo che nessuna nazione abbia il diritto di dire `è mio´, in cui ogni uomo di buona volontà che abbia un´aspirazione sincera possa vivere libero, da cittadino del mondo, obbedendo a una sola autorità, quella della verità suprema; un luogo di pace, di concordia, di armonia, in cui tutti gli istinti bellicosi dell´uomo vengano sfruttati unicamente per vincere le cause delle sue sofferenze e delle sue miserie, per superare le sue debolezze e le sue ignoranze, per trionfare dei suoi limiti e delle sue incapacità; un luogo in cui i bisogni dello spirito e la sete di progresso predominino sul soddisfacimento dei desideri e delle passioni, sulla ricerca dei piaceri e dei godimenti materiali». (Agenda di Mère – libro quinto – 22 gennaio 1964)

 

 

Dallo Statuto di Auroville:

  1. Auroville non appartiene a nessuno in particolare. Auroville appartiene all’umanità nel suo insieme. Ma per vivere ad Auroville bisogna essere servitori volontari della Coscienza Divina.
  2. Auroville sarà il luogo di un’educazione perpetua, di un progresso costante e di una giovinezza che non invecchia mai.
  3. Auroville vuole essere il punto d’incontro fra il passato e il futuro. Approfittando di tutte le scoperte esteriori ed interiori, Auroville vuole slanciarsi arditamente verso le realizzazioni future.
  4. Auroville sarà un luogo di ricerche spirituali e materiali per dare un corpo vivente ad una concreta unità umana.

Era il 28 febbraio 1968 quando queste parole furono trasmesse via radio alla folla che si era riunita per assistere alla posa della prima pietra del progetto della “città” di Auroville in un altopiano deserto di terra rossa nel sud dell’India, nello stato del Tamil Nadu, a pochi chilometri dalla città di Pondicherry.

 

inaugurazione ufficiale, 1968

 

Auroville fu inaugurata alla presenza di 124 delegazioni di altrettante nazioni: oggi ospita nell’area del piano regolatore 3.200 volontari residenti provenienti da circa 54 Paesi e dai villaggi circostanti.

Sin dall’inizio si presentò l’esigenza di far rinascere centinaia di ettari di terra rossa, desertica. Furono piantati oltre due milioni di alberi e arbusti; oggi è una terra fertilissima con alberi, fiori e campi coltivati ad agricoltura biologica. Secondo le indicazioni di Mère la citta di Auroville, la città dell’Aurora, doveva avere una forma concentrica e suddivisa in quattro aeree: Zona residenziale, zona industriale, zona internazionale e zona culturale.

Al centro di Auroville si trova l’Area della Pace, che comprende il Matrimandir e i suoi giardini, l’Anfiteatro con l’Urna dell’Unità Umana. «Il Matrimandir vuole essere il simbolo della risposta al Divino – disse Mère – di aspirazione dell’uomo verso la perfezione. Unione con il Divino che si manifesta in una unità progressiva umana».

Oggi la struttura è completata e la camera interna con la sua vastità di marmo bianco, la sua sfera di cristallo al centro, il suo silenzio e la potenza straordinaria è visitata ogni giorno da Aurovilliani per la meditazione e da un numero crescente di persone provenienti dal mondo intero.

 

 

Ma come “diventare” Aurovilliani?

Per diventare Auroviliano, cioè cittadino residente di Auroville a tutti gli effetti, è necessario  aver trascorso almeno un anno in Auroville come “newcomer” e successivamente chiedere un incontro con l’Entry Group, o Gruppo di accoglienza.
In una breve intervista, verificheranno la buona fede e la convinzione del “candidato” che, se accettato, dovrà ritornare comunque in patria e attendere una “Lettera di presentazione” da parte dell’Entry Group stesso per il Consolato o l’ Ambasciata indiana del suo paese, che a questo punto concederà, invece del visto turistico della durata massima di sei mesi, un visto come “Lavoratore volontario onorario” della durata di un anno, rinnovabile.

A questo punto, il volenteroso “newcomer” ritorna ad Auroville munito del visto, e comincia la lunga e avventurosa procedura: prima di tutto burocratica, per ottenere un certificato di residenza temporanea in India, poi pratica, come trovare un lavoro, alloggio, un mezzo di locomozione.

È essenziale svolgere un lavoro o un’attività utile alla collettività, e per almeno il primo anno retribuito con una piccola somma di denaro.

Ad Auroville i terreni e le costruzioni non appartengono agli Auroviliani ma fanno parte del patrimonio dell’Auroville Foundation.

Ad Auroville si respira una tensione evolutiva che presuppone nei residenti, ma anche nei “tourist guests” più attenti, una sincera aspirazione all’unità umana. Un lavoro di trasformazione sull’evoluzione della coscienza, necessariamente dapprima individuale e poi collettiva.

La recente storia di Auroville come citta-modello, come comunità universale, rappresenta anche una sfida tra ricerca spirituale e pragmatismo sociale; «anarchia divina come forma di governo» la chiama Mère, tra esperienze culturali ed etniche provenienti da tutto il mondo attratte dal sogno della Madre.

 

 

Ce n est qu’un debut… il cinquantesimo di Auroville

E venne il giorno del nostro decimo viaggio previsto per i mesi di gennaio e febbraio 2018 in occasione anche del cinquantesimo della fondazione di Auroville. È stata anche l’occasione di una riflessione sulle grandi trasformazioni avvenute in India e ad Auroville a 39 anni dal nostro primo viaggio.

Appena usciti dall’aeroporto di Chennai non trovammo più capanne e questuanti, né le vacche erranti lungo le strade; le moto hanno avuto il sopravvento sulle migliaia di bicilette “roadster”. Scomparsi i risciò per il trasporto di persone, i SUV hanno sostituito le vecchie auto Ambassador. Lungo tutta la superstrada del mare che collega Chennai a Pondy si notano ovunque grattacieli uniformi di otto-dieci piani e imprese di produzione e di servizi, a conferma di una fortissima crescita economica pur mantenendo il caos tipico nei Paesi in sviluppo.

Anche Auroville ha subito forti trasformazioni con alcune positività: il Matrimandir è completato con i dodici grandi giardini e ora c’è in progetto la realizzazione, di fianco, di un grande lago. Sono cresciuti enormemente i servizi e le strutture fondamentali per una città in espansione con nuove scuole, un moderno cinema-teatro, molte sale per mostre e convegni, una buona struttura di servizio sanitario e ovviamente nuovi ristoranti.

Oggi in Auroville operano oltre trecento piccole imprese artigianali e trentasei scuole dove lavorano in varie posizioni oltre centosessanta italiani, un certo numero provengono da Imola e da tutta la Romagna. Fondamentale fu la frequentazione a metà anni settanta dei corsi e della pratica della Hata Yoga, condotti da Franco Cenni, di Castel San Pietro e con ampie conoscenze filosofiche orientali e soprattutto ai testi di Sri Aurobindo e Mère.

 

 

Auroville è una realtà sostenuta dalla Commissione Europea, che mantiene scambi culturali con molte città indiane, asiatiche ed europee ed è in relazione permanente con altre città ideali, quali Findhorn in Scozia e Arcosanti nel New Mexico.

Auroville è un ponte fra Oriente e Occidente, anticipatrice di tante fasi evolutive dei nostri tempi, un laboratorio comunitario permanente, una realtà concreta, dove poter affrontare con serenità e condividere con altri quel richiamo incessante di un processo evolutivo interiore, di meditazione sull’evoluzione umana che porti a una società basata su valori spirituali universali.

Valori che fanno di Auroville un’esperienza unica che lascia in molti quelle “tracce di comunità” che diventano testimonianze di utopie visibili e invisibili ma anche di silenzi condivisi e concreti, attorno all’affascinante geografia fra le ombre della mente e quelle dell’anima.