Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca

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Con la mostra Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca, la Pinacoteca Nazionale di Bologna desidera focalizzare l’importante legame, fino ad oggi poco indagato, tra Antonio Canova (1757-1822), il grande scultore italiano, e la città di Bologna, inaugurando le celebrazioni nazionali per il bicentenario canoviano del 2022. Al centro di tale ricostruzione sta l’eccezionale patrimonio artistico del museo bolognese, alla cui fondazione lo scultore diede un contributo di fondamentale importanza recuperando in Francia, dopo la caduta di Napoleone nel 1815, i quadri più pregiati tra quelli prelevati dai Francesi nel 1796 e riconsegnando così alla città una parte essenziale della sua identità culturale.

La mostra odierna dialoga infatti a distanza con una pubblica esposizione dei capolavori restituiti organizzata all’inizio del 1816, prima grande mostra di arte antica tenutasi a Bologna, oggi rievocata sia esponendo alcune di quelle opere allora tanto ammirate sia mediante una suggestiva video-ricostruzione digitale 3D integrata nel percorso espositivo. Allestito negli spazi espositivi sotterranei della Pinacoteca, il percorso della mostra si articola, in modo sfumato, su tre sezioni.

La prima è dedicata a presentare il personaggio (Canova), le sue molteplici visite in città e la sua rete di conoscenze, con particolare attenzione alla rievocazione del suo primo soggiorno nell’autunno 1779 attraverso l’esposizione del suo diario di viaggio giovanile, eccezionalmente concesso in prestito dalla Biblioteca Civica ed Archivio Storico di Bassano del Grappa, e della Pala dei SS. Ludovico e Alessio di Annibale Carracci, una delle opere bolognesi da lui ammirate durante quel primo soggiorno.

La seconda sezione è completamente dedicata al rapporto tra Canova e l’Accademia di Belle Arti di Bologna, maturato nel corso di oltre trent’anni tra l’ultimo decennio del Settecento e la morte dell’artista. Questo rapporto può essere declinato in diverse forme, prima e più importante fra le quali è la donazione di proprie opere: fanno dunque la parte del leone i due gessi prestati dalla Gipsoteca dell’Accademia, ossia la grande testa di Papa Clemente XIII Rezzonico ed una superba Maddalena penitente, recentemente riscoperta e restaurata e qui presentata al pubblico per la prima volta.

La terza ed ultima sezione si incentra infine sul tema delle restituzioni di opere d’arte trafugate dalle invasioni napoleoniche, cui tanto cruciale apporto diede, com’è noto, l’attività diplomatica di Canova per tutte le città degli Stati Pontifici, e per Bologna in particolar modo. Parlare delle restituzioni di grandi opere pittoriche consente di presentare al pubblico importanti esempi di tele ed oggetti che Canova stesso selezionò, in
quel difficile frangente, per essere riportati in seno a Bologna, tra cui celeberrime pale di Perugino, Parmigianino, Ludovico Carracci, Guido Reni e Guercino variamente attinte dalle collezioni della Pinacoteca Nazionale di Bologna e della Pinacoteca Civica di Cento. A margine di esse, saranno esposti altri importanti gessi canoviani, ma anche una rappresentanza del preziosissimo patrimonio librario che, proprio come le pale d’altare, fu trafugato dalle truppe Francesi ed infine in gran parte restituito anche grazie all’intervento diplomatico di Canova; il tutto integrato dalla già ricordata ricostruzione digitale 3D della mostra dei capolavori restituiti alla città allestita nel gennaio 1816.

Fino al 20 febbraio

Bologna, Pinacoteca Nazionale, via delle Belle Arti, 56. Info & Orari: www.canovabologna.it; www.pinacotecabologna.beniculturali.it