La musica onirica dentro Overtones degli Interiors

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Erica Scherl e Valerio Corzani, gli Interiors
In copertina: Erica Scherl e Valerio Corzani, gli Interiors

Ero di ritorno da Granada mentre ascoltavo Overtones, l’ultimo album degli Interiors uscito il 29 aprile per Sisma records. Appena l’aereo è decollato è partita Banditos e la malinconia si è impossessata di me, come se avessi rivisto un’amica per un tempo insufficiente e sapessi che ne sarebbe passato molto prima di incontrarci un’altra volta. Credo che questo sia il valore aggiunto della musica strumentale: ha la potenza dell’immersione e del legame, raggiunge l’inconscio e si impossessa dei ricordi prima ancora che affiorino in superficie. Quella degli Interiors fa un passo avanti: crea delle suggestioni mescolando suoni del passato a quelli più moderni, e porta l’ascoltatore in una dimensione a tratti onirica, a tratti distopica. È una commistione di film visti, libri letti, musica ascoltata e persone conosciute, coerentemente con i membri del gruppo: Valerio Corzani (basso elettrico, voce, devices elettronici) è anche giornalista, fotografo, autore e conduttore radiofonico per Radio Rai 3, mentre Erica Scherl (violino, tastiera, effetti e looper) è insegnante e ha una formazione da psicoterapeuta. Overtones è un album doppio, il primo composto da 14 brani inediti, il secondo da 9 remix, in cui spiccano le collaborazioni con i producer Filoq, Vinx Scorza, Manuel Volpe, DLewis e Francesco Colagrande. Un lavoro lungo, elaborato e colmo di sequenze tutt’altro che scontate.

Avete invitato il pubblico a compiere “un gesto obsoleto e magnifico”, ossia comprare il vostro CD: qual è il senso di fare un disco fisico oggi?

Valerio: Quando abbiamo capito che avremmo fatto un doppio, abbiamo pensato che il supporto fisico si prestasse meglio, ma è stata soprattutto una scelta sentimentale: ci faceva piacere avere in mano un oggetto che rappresentasse il lavoro di tanti musicisti e di parecchi mesi, una dimostrazione fisica della collaborazione che c’è stata da poter dare a chi ha suonato e a chi ci segue.

Il video che accompagna il singolo Little Lullaby sembra seguire il canone della mitologia scandinava, un mondo immaginario in cui la musica è parte integrante della simbologia. Come è nato?

Erica: Avevamo deciso che avremmo fatto il video proprio di questo brano e io avevo in testa l’immagine di una sciamana con delle visioni di figure giovani e femminili. Questo è stato il canovaccio che abbiamo portato a Fabio Fiandrini, con cui abbiamo già collaborato in passato; tutto il resto si è incastrato magicamente quando abbiamo trovato una location molto bella, il Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa. Abbiamo improvvisato ed è stato tutto molto spontaneo, ma appena abbiamo visto il risultato (ottenuto anche grazie alla partecipazione di Anna Albertarel ed Elisa Pagani), abbiamo detto: è esattamente quello che volevamo, anche se non lo avevamo immaginato.

La vostra musica sembra molto elaborata ma non macchinosa, c’è una grande ricerca del suono.

Erica: Di solito Valerio arriva con un’idea della struttura armonica e poi io immagino le linee melodiche, improvvisando. Una volta fissate le idee, si passa a un lavoro di cesello in cui si aggiungono altri suoni e si modella in modo più approfondito l’impronta sonora che si vuole ottenere.

Valerio: La nostra musica deriva dalla curiosità famelica che ci accomuna. Esploriamo i generi e la musica di tutti i tempi molto seriamente, sia per lavoro ma anche come semplici ascoltatori. Le storie di altri secoli o magari del musicista di fianco a te finiscono in un serbatoio che si trasforma in qualcosa di tuo nel momento in cui decidi di creare un pezzo: non è più un calderone, è diventato qualcosa di originale, perché filtrato dalla tua sensibilità.

Ho l’impressione che le relazioni tendano a sfaldarsi più facilmente e che questo coinvolga anche l’industria musicale: gruppi promettenti terminano la loro attività perché i componenti prendono strade diverse, oppure il loro lavoro sembra grattare solo la superficie, come se mancasse una reciproca conoscenza musicale. Il vostro progetto, invece, è attivo da molti anni: complice il fatto che siete una coppia, oppure la chiave è il vostro approccio alla musica?

Valerio: io e Erika ci completiamo, siamo molto diversi anche come background (lei è laureata al conservatorio, io suono il basso da autodidatta). La curiosità ci ha aiutato a far confluire le nostre esperienze. Rispetto alla questione dei gruppi, un po’ è vero. Una volta c’erano varie scene musicali in ogni città, erano tutte ben riconoscibili e si spalleggiavano, si chiamavano a vicenda a suonare. Questo atteggiamento è calato ed è un bel paradosso, perché ora collaborare è molto più semplice: con un colpo di mouse, la sera stessa uno può mandarti una traccia da inserire nel disco. Noi questa cosa l’abbiamo sfruttata a più non posso, ci sono tanti musicisti ospiti nel nostro disco: Luca Swanz Andriolo ha scritto e interpretato il testo di More Overtones, Luigi cinque ha suonato il sax digitale e Massimo Martellotta dei Calibro 35 ha suonato le tastiere; ci sono le chitarre di Massimiliano Amadori e la batteria Marco Zanotti, il clarinetto basso di Gianfranco de Franco e l’ukulele di Camilla Serpieri.

Erica: ultimamente c’è disattenzione, si è più concentrati su se stessi e non si percepisce quello che c’è intorno. C’è meno curiosità: piuttosto che andare a vedere il concerto di un altro si farebbero sparare. Tirano la coperta dal loro lato senza pensare che il calore è dato da una vita musicale partecipata, a volte come ascoltatori, a volte come musicisti.

 

I prossimi concerti degli Interiors sono: 2 giugno alle Serre di Bologna; 19 giugno al Torino Jazz Festival; 12 Agosto al Parco Nazionale del Circeo; 1° settembre a Bologna per la sonorizzazione dal vivo del film Fata Morgana di Werner Herzog; 20 settembre a Conversano (BA).

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