Hostage: Missing Celebrity – un remake sudcoreano coi fiocchi

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I frequentatori della kermesse friulana hanno avuto finora un punto d’osservazione privilegiato, ma c’è da supporre che anche altri in Italia se ne siano accorti: il thriller è da anni in Corea del Sud uno dei generi più vitali e continua a riflettersi in opere di notevolissimo impatto.

Generalmente cruento, labirintico, critico sul piano sociale, incline a tonalità livide e ad una certa crudezza nei rapporti umani, è diventato col tempo una vera e propria scuola.

E Hostage: Missing Celebrity non è da meno.

Presentato in anteprima italiana al Far East Film Festival di Udine, è il terzo film coreano con il maggior incasso del 2021 e il dodicesimo tra tutti i film usciti nello stesso anno in Corea del Sud, vendendo 1,6 milioni di biglietti.

L’esordiente regista sudcoreano Pil Gam-sung, laureato in cinema presso la Dongguk University, realizza la sua opera prima con l’importante casa di produzione Filmmakers R&K.

 

 

Girato in un’area inattiva della base militare di Gandong-myeon e la stazione di polizia di Donghae, il film proviene da un nuovo genere di ambientazione di “azione reale”.

In questo thriller, il protagonista Hwang Jung-min, top star del cinema coreano, riesce in un compito particolarmente impegnativo: interpretare sé stesso.

Vive la sua vita patinata sotto i riflettori, sempre al centro dell’attenzione in qualsiasi circostanza, e alla première del suo ultimo action movie, tutti gli occhi sono puntati su di lui.

Tuttavia, non tutti i partecipanti all’evento mondano sono lì per ammirare l’uomo del momento…

In mezzo ai fan urlanti, infatti, si cela un gruppo di criminali senza scrupoli che vedono Jung Min non come una celebrità o un modello da ammirare, ma come una risorsa per ottenere una grande quantità di denaro.

Dopo cena, spedisce a casa il suo agente e si ferma in un minimarket vicino a casa sua.

 

 

Fino a questo momento il film evoca uno di quei drammi ironici come The Actresses di E J-yong oppure The Running Actress di Moon So-ri, dove le star interpretano sé stesse e prendono un po’ in giro il loro pubblico e il loro personaggio privato.

Così Hwang Jung-min viene rapito per strada e portato in un nascondiglio isolato in mezzo alla campagna.

Qui incontra, già ferita e imbavagliata, una ragazza (l’adorabile Lee Yoo-mi, già vista in Squid Game), con la quale l’attore ha un rapido scambio di sguardi.

I violenti psicopatici non credono ai loro occhi: sono riusciti a catturare il celebre divo di Veteran e di Ode to My Father.

Inizialmente Jung Min crede che si tratti di uno scherzo, ma quando i rapitori iniziano a sfogare su di lui la loro crudele brutalità, la star comprende la gravità della propria situazione.

La richiesta di riscatto è enorme: il malconcio Jung Min sa di avere meno di ventiquattro ore per poter scappare…

Riuscirà a trovare una via d’uscita prima che sia troppo tardi?

 

 

Hostage: Missing Celebrity è innegabilmente un film con scene d’azione, momenti drammatici e un inseguimento automobilistico particolarmente impressionante: in questo modo lo spettatore rimane in trepidazione, poiché la sua spettacolarità gioca con la percezione della realtà attraverso il (vero) personaggio di Hwang Jung-min.

Tutto questo aggiunge un nuovo spessore alla storia. Lo sceneggiatore e regista Pil all’inizio aveva sviluppato questo film come un remake di un thriller cinese del 2015, Saving Mr. Wu, diretto da Ding Sheng.

Hostage ha un’altra atmosfera, ma al regista va riconosciuto il fatto che sia stato in grado di prendere l’idea di fondo per farci qualcosa di inaspettato, scoppiettante, che lascerà lo spettatore a bocca aperta.

Una sottile ironia accompagna il protagonista, unica arma disponibile per il suo personaggio in questa situazione disperata.

La violenza è rappresentata con cinico realismo e le efferatezze sono direttamente proporzionali all’istinto di sopravvivenza.

Come se non bastassero l’abilità nella realizzazione delle scene action, il ritmo convulso e la bravura di Hwang, questo potente thriller, che procede come un conto alla rovescia senza lasciarci un attimo di respiro, si fregia pure di un villain strepitoso, spietato quanto imperturbabile, che Kim Jae-beom interpreta con inquietante glacialità.

La macchina da presa possiede un flusso regolare dove realismo e finzione sono opportunamente mescolati per far emergere un alto livello di immersione.

Le scene d’azione sono realistiche, grezze, e coinvolgono in toto lo spettatore.

Il plot orchestrato intorno al rapimento è un meccanismo in cui trovano spazio la ruvidezza della messa in scena, una serie di riferimenti meta-cinematografici che sagacemente puntano i riflettori proprio sulla reazione dell’attore alla così anomala e pericolosa avventura, ed infine un contesto sociale decisamente articolato che passa con estrema disinvoltura dai lustrini del jet-set cinematografico ai sordidi ambienti frequentati dai malviventi di turno.

Adrenalinico, claustrofobico e a tratti anche originale, Hostage: Missing Celebrity, in 94 minuti, non perde un colpo dall’inizio alla fine, creando in continuazione interesse attorno alla sorte dei personaggi principali, siano essi vittime, carnefici o potenziali salvatori.

 

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Da quando ne ho memoria, questi sono i miei più grandi amori: canto, teatro, lettura e cinema. Sono una Studentessa del Corso di laurea DAMS presso l’Università degli Studi di Messina. Appassionata di storia dell’arte, letteratura, storia, musica, fotografia e di mummie, il palcoscenico ha fatto parte della mia vita dall'età di 6 anni e da allora non l’ho più lasciato, in qualsiasi veste. Allieva Regista per la Summer School alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, amo scrivere, in particolar modo poesie e racconti. Pratico volontariato dall’età di 10 anni e Gagarin è la mia prima collaborazione di scrittura come aspirante critica cinematografica.