Mio cuore mio eremo. Un’esperienza residenziale con Chiara Tabaroni

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Dal 27 al 31 luglio (inizio il 26 sera), presso l’accogliente Casa del noce, tra i frutteti di Riolo Terme (RA) e in diversi spazi naturali tra le colline dell’Appennino Tosco-Romagnolo Chiara Tabaroni, narr-attrice e creatrice di progetti culturali proporrà a sei anime in ascolto un’occasione per vivere pratiche tra natura, presenza e scrittura.

 

 

Innanzi tutto, per chi non conosce te e il tuo lavoro: puoi darci alcuni riferimenti (teatrali, letterari o di altra natura) che ne sono stati e sono nutrimento?

Nelle stratificazioni natural-emotive-culturali che sono linfa essenziale nella mia ricerca si intrecciano respiri molto diversi. Da sempre la natura è stata maestra e compagna, fin dal mio primo meravigliarmi di tale immensità, con lo stupore spontaneo che allargava il mio sentire di bimba silenziosa.

Non è un moto estetico ciò che mi avvicina alla natura così profondamente, piuttosto un traboccare di vasi comunicanti, un riflesso in cui mi specchio e mi ritrovo, il cui linguaggio indago senza stancarmi mai. La scelta di vivere (ormai da diciassette anni) immersa nella natura ha contribuito profondamente a plasmare la mia poetica, il mio essere.

Lettrice appassionata, immersiva, prima le fiabe, le storie che mi assorbivano in un mondo lontano in cui tutto poteva accadere e poi letture precoci di Borges, Hesse, Tagore, Gide, Singer, i poeti italiani, i miti antichi…

Nell’eterogeneità delle mie letture (saggi, poesia, romanzi), fatico a setacciarne alcune perché tutte sono state necessarie per la mappatura del mio cammino… posso nominare alcuni riferimenti degli ultimi anni: Christian Bobin, Chandra Livia Candiani, Pia Pera, Annemarie Schwarzenbach, Antonella Anedda, Maria Zambrano. E la poesia, tutta, ogni giorno come pane di luce.

All’Università invece devo il tuffo nel teatro, quel teatro che andava alla ricerca delle sorgenti, e allora Jerzy Grotowski, Peter Brook, Nekrosius, Danio Manfredini, il lavoro con il corpo, l’essenzialità, l’urgenza, la parola che diviene forza dirompente, e poi la danza visionaria e potente di Pina Bausch.

E infine la scoperta destabilizzante, preziosa e profonda del butoh tramite il maestro Masaki Iwana negli ultimi anni della sua vita: scardinare certezze, sprofondare nell’essenza.

Grazie alla rassegna S.I.A – Sottili Innesti Amorevoli di cui per sette anni ho tessuto con amore la programmazione, in un luogo speciale che è stato la casa-laboratorio Ca’ Colmello tra colline e cielo in cui ho vissuto e creato per undici anni, ho avuto la fortuna di conoscere da vicino altri maestri e artisti e sperimentare così ancora e ancora da vicino tecniche, percorsi, poetiche (Ewa Benesz, Mariangela Gualtieri, Chiara Guidi, la compagnia indiana Milòn Mela conosciuta nei vari viaggi in India, Joanna Concejo, Raffaella Giordano, …)

In fondo quindi cosa unisce queste e altre fonti inesauribili di nutrimento, che alimentano il percorso interiore? Non c’è differenza tra pregare o affondare le mani nella terra e seminare con cura ciò che sarà cibo quotidiano, tra scattare una fotografia alla fioritura precoce di un mandorlo o a un volto e cantare un’antica ninnananna della nostra terra, tra scrivere setacciando parole precise e danzare cesellando gesti davanti all’immensità marina nell’isola di Alicudi, tra raccontare storie intorno al fuoco e camminare con consapevolezza in un bosco.

Gli dèi sono sempre lì. Anche se non ci crediamo. Lì dove abbracciamo la presenza, l’attenzione, lì dove aderiamo a noi stessi, in quel silenzio che è il nostro speciale ed unico eremo, nel frastuono del mondo.

 

 

Cosa non si deve aspettare chi parteciperà a Mio cuore mio eremo?

Non sarà un corso, né io insegnerò chissà quali segreti o saperi, piuttosto donerò lenti attraverso cui esplorare, sperimentare, scoprire dentro di sé.

Amo immaginare questi incontri residenziali immersivi come viaggi interiori da compiere assieme. Talvolta attraverseremo un mare mosso, altre volte la quiete ci donerà un respiro nuovo, uno sguardo altro verso noi e gli altri.

Staremo fuori dal campo del giudizio, staremo nella delicatezza dell’ascolto, del fare, del creare. C’è una tessitura da percorrere ma i fili li donerete voi…

A favore di chi è meno addentro a queste pratiche, puoi fare qualche esempio di ciò che verrà proposto?

Non facile per me descrivere ciò che accade poiché abbraccia trasversalmente molti aspetti.

Ci si alza presto accogliendo il mattino con mantra, meditazione, tempo di silenzio.
E fino a sera si alternano momenti di lavoro condiviso ad altri di ricerca individuale, oltre a spazi di riposo, lettura.

Questi miei incontri contengono mondi esplorativi, tramite diversi approcci: esplorazioni guidate di scrittura, il corpo/voce in relazione all’ambiente naturale, la parola narrata che diviene ponte dell’intimo, la contemplazione, il teatro che s’insinua per vie traverse…

E poi qualcosa di prezioso accade.

Qualcosa in cui risuona l’eco di un rito, di una necessità di qui e ora.

Stare trasparenti. Protetti.

 

 

Con quale attitudine è bene accostarsi a questa esperienza?

Sicuramente con la fiducia di poter essere se stessi, spogliati di certezze, di meccanismi di protezione, questa esperienza è aperta a chiunque senta il desiderio di concedersi un tempo lento, di ascolto, al di là del mestiere che svolge nella vita.

Siamo friabili e pervasi di grazia.

Bisogna permettere al cuore di contemplare, di accogliere il bene. Riconoscerlo.
Bisogna salvare frammenti di gioia.

Come e entro quando è possibile avere informazioni e prenotarsi?

I posti sono limitati, solamente sei. Saremo una piccola comunità provvisoria che condividerà tutti i momenti quotidiani, prendendoci cura dei piccoli gesti, dei nostri sguardi, delle nostre ferite.

Il termine ultimo per iscriversi è il 18 luglio.

Per info ed iscrizioni:
Chiara 349 2826958
kalikasemidiluce@gmail.com
www.facebook.com/babajaga.bo

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Queste ossa che brillano di notte
queste parole come pietre preziose
nella gola viva di un uccello
pietrificato
questo verde amatissimo
questo lillà
questo cuore tanto misterioso.

                        Alejandra Pizarnik

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Grazie.