Afterlife 2.0, un realistico thriller fantascientifico

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Wayaa è pianeta molto simile alla Terra, con una piccola eccezione: tutti i suoi abitanti stanno vivendo la loro seconda vita avendo chiaro in mente il ricordo della prima. Questo è il punto di partenza di Afterlife 2.0, il thriller fantascientifico scritto da Alberto Ruscalla e Luca Romano e pubblicato da Sabir Editore.

La narrazione di un mondo futuristico, descritto attraverso il punto di vista di tre differenti personaggi, si intreccia con i topoi del thriller, immergendo il lettore in un’intricata trama fatta di intelligenze artificiali, società interconnesse e viaggi spaziali.

Come è nata l’ispirazione per questa storia?

Alberto Ruscalla: “Il libro nasce in realtà da un’idea molto semplice. In molti dicono che, se avessero una seconda vita, una seconda opportunità, farebbero le cose in maniera diversa. Io ho sempre pensato fossero tutte stupidaggini, perché il fatto di vivere concretamente una seconda vita cambia totalmente il tuo punto di vista, il paradigma in cui tu operi, tanto che non puoi sapere come davvero rifaresti quella cosa. Attorno a questa polemica molto semplice è nata l’idea di immaginare un mondo in cui effettivamente tutte le persone vivono una seconda vita, ma in maniera molto concreta. Un mondo dove nasci, cresci e muori identico al nostro, con il ricordo però della prima vita. Per dargli maggiore profondità, l’idea è che tutte le persone su questo mondo stanno vivendo la loro seconda vita, ricordano tutti la prima e nessuno sa cosa ci sarà dopo”.

“Nel trasformare questo mondo in maniera più concreta, nel renderlo reale, si arriva a rispondere a tutta una serie di domande fondamentali: quando ti ricordi della prima vita, subito o più avanti con l’età? A livello di società, di valori, di principi, tutto quello che ne deriva, che cosa significa? Partendo da questa idea e definendo alcune regole fondamentali, è nato il seme che si è sviluppato e ha creato questo universo. E alla fine per raccontare l’universo la domanda è stata: come lo descrivo? Da qui l’idea di creare un thriller basato su tre personaggi, che vuole trattare anche di astrofisica, essere un thriller fantascientifico corretto. Inizialmente, ad un anno che il progetto era già cominciato, ho chiesto a Luca di partecipare, di aiutarmi nello sviluppo della parte scientifica. Poi però Luca ha dato un contributo talmente grande a questo libro che siamo diventati coautori”.

Luca Romano: “Quando Alberto mi ha introdotto al progetto, io ho iniziato come consulente sulla parte scientifica, poi però mentre mi parlava della trama io gli davo dei consigli anche di trama e così, di fatto, gradualmente, sono entrato nella storia e nella sua stesura”.

Nello specifico su cosa si sono concentrati gli studi di natura scientifica?

Luca: “Nel libro ci sono vari argomenti di natura scientifica. Senza spoilerare troppo, penso di poterne introdurre uno: il libro è ambientato su questo pianeta dove le persone vivono una seconda vita e ad un certo punto si riceve questo segnale che sembra provenire dalla Terra, quindi dalla prima vita. I segnali spaziali non sono così semplici dal punto di vista fisico nella vita reale, perché bisogna tenere presente che un segnale viaggia alla velocità della luce e quindi per attraversare l’universo ci mette centinaia di milioni di anni. Per cui è complicato anzitutto gestire i tempi. E poi come si determina da dove arriva questo segnale? Ci sono allora tutti dei discorsi di lenti gravitazionali e cose simili. Come si decodifica? Ci sono tutti questi aspetti sui quali abbiamo iniziato la collaborazione. Poi nella descrizione del mondo, siccome io mio occupo di energia, abbiamo inserito anche uno dei tre personaggi che è un magnate del mondo energetico ed abbiamo immaginato un mondo energetico che fosse tecnologicamente una cinquantina di anni avanti al nostro, alimentato principalmente da centrali a fusione nucleare”.

Alberto: “Da un lato la scienza è una sorta di protagonista nascosto di questo libro, perché è quello che permette alla storia di evolvere. Dall’altra parte c’è la volontà di creare un mondo in cui il lettore si immerge, ma questo mondo è realistico, non è finto. Quando leggi hai la sensazione di essere immerso in qualcosa di vero”.

Quindi è anche per questo motivo che il pianeta tutto sommato è molto simile alla Terra?

Luca: “Per molti versi è molto simile alla Terra, l’abbiamo proprio detto in un punto del libro che il pianeta si trova all’incirca alla stessa distanza dalla sua stella per cui le temperature sono simili, il ciclo delle stagioni è simile, la composizione chimica del pianeta è simile. Ovviamente l’unica cosa che cambia è la geografia”.

Alberto: “Questo per ricreare sostanzialmente un mondo identico, perché la domanda fondamentale è “tu che vita rivivresti se fossi sulla Terra?”. E mentre sulla Terra ci sono persone che non sanno se altre vite le hanno vissute, qui sì”.

I tre protagonisti attivano nel libro tre soggettive differenti?

Luca: “No il libro è scritto tutto in terza persona, con un narratore onnisciente che conosce i pensieri di ogni singolo personaggio. E i punti di vista si intrecciano, ogni capitolo un personaggio diverso”.

Come si è strutturato il lavoro di scrittura a quattro mani?

Luca: “Normalmente noi ci incontravamo, dal vivo o in videochiamata, e discutevamo lo sviluppo della trama e l’evoluzione dei personaggi. Ragionavamo su cosa e come potevano accadere le cose nei capitoli successivi. A quel punto ci dividevamo i capitoli e poi ci scambiavamo i file, di modo che l’altro potesse revisionare lo scritto in modo da uniformare lo stile o correggere eventuali errori o rivedere insieme alcune cose. Siamo andati avanti un anno comunque”.

Alberto: “Alcuni capitoli sono venuti fluidi, altri hanno richiesto maggiore lavoro. Poi il finale è stato molto lungo e tosto, è stato rivisto moltissime volte”.

La revisione era importante anche per uniformare lo stile immagino…

Alberto: “Sì, anche se forse solo fino ad un certo punto. Dal momento che si tratta di tre personaggi, dovevano parlare in maniera diversa e uno stile differente all’interno della descrizione di ogni singolo ha aiutato. Ad esempio Luca ha fatto molto suo uno dei tre personaggi e questo lo ha reso molto differente dagli altri”.

Perché avete scelto proprio la fantascienza per un romanzo che riflette sull’essere umano?

Alberto: “Perché a me piace, io sono estremamente appassionato di astrofisica. È stata quasi una scelta dettata: avevo in mente questo mondo, questa società. Io in realtà non sono neanche un grande lettore di thriller sotto certi punti di vista. Però mi è venuta in mente che forse la cosa migliore era un thriller che potesse tenere viva la storia. Poi essendo appassionato di astrofisica, volevo parlare dello spazio. Poi in realtà è una fantascienza a metà, perché è a portata di mano: è un tipo di mondo che noi verosimilmente vedremo”.

Luca: “Io sono invece un lettore di fantascienza abbastanza accanito. Il thriller si è sviluppato naturalmente: abbiamo iniziato con quella che era più o meno una storia di spionaggio industriale e poi si è evoluto in quello che è un thriller, o cyber thriller. Per quanto riguarda la fantascienza, io credo che se si vuole parlare di vite dopo questa e lo si vuole fare in maniera realistica non si può che ambientarla nel futuro. O si fa una cosa del tutto spirituale, scollegata dalla realtà, o altrimenti se si parte dal presupposto che la vita sia una vita simile alla nostra il mondo non può che andare verso una maggiore evoluzione tecnologica”.