Zap & Ida, dai Naufraghi ai gialli

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“Noi pensiamo che l’immagine abbia voce e che possa essere interpretata anche più della parola”. Così inizia la mia conversazione con gli autori attorno a Naufraghi, il nuovo libro scritto da Zap & Ida. La particolarità di questo volume, infatti, risiede nell’essere totalmente privo di parole e tuttavia in grado di parlare a tutto il mondo.

“L’abbiamo pensato per un pubblico internazionale”, precisa Ida. “L’abbiamo realizzato con un piccolo editore, Giraldi Editore, ma l’idea è di proporlo anche all’estero perché abbiamo scoperto, da anni oramai, che all’estero questo tipo di libri funzionano molto di più. In Italia siamo abituati a disegnare una pera e a scrivere sotto pera, perché altrimenti sembra che il pubblico non capisca. È proprio una concezione diversa, un fatto culturale”.

Ma non è il nostro primo silent book, ci tiene a precisare Zap: “Ti ricordi Jurassic Park? Quando abbiamo visto il film ci è dispiaciuto molto che gli animaloni non godessero delle gioie del sesso, perché li costruivano in laboratorio. Allora abbiamo voluto completare scrivendo Jurassic Pork, il Kama Sutra dei dinosauri. Un libro che ha avuto un successo incredibile, soprattutto nei paesi del nord: Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia…”

Trent’anni dopo, spinti dal covid e ispirati dal concetto marinaresco di isolamento, arriva Naufraghi. “Pensa che il nostro fiore all’occhiello è un dizionario della lingua italiana in chiave umoristica”, afferma Ida. “Quindi solo parole o quasi: cinquemila voci con relativo significato. Per cui siamo passati dal dizionario dove la parola incombe al libro con tavole e senza parole”.

Qual è la storia raccontata in Naufraghi?

Naufraghi è lo specchio della società odierna”, comincia Ida, “quella che stiamo vivendo in questi ultimi anni, raccontata tramite i nostri naufraghi. Ogni tavola mette a fuoco un problema o comunque un aspetto della società contemporanea. Siamo partiti dal concetto che siamo tutti naufraghi oramai. Infatti nella quarta di copertina i due che vengono raffigurati siamo noi, naufraghi tra i naufraghi. Vengono messi a fuoco i condizionamenti, i tic, gli stress, perché i naufraghi arrivano in quest’isola persa in mezzo all’oceano dopo aver vissuto in questa società di cui ne portano i retaggi”.

“I naufraghi vengono da tutto il mondo”, ci tiene a precisare Zap. “In teoria sono naufraghi che vengono condizionati da cose che capitano in tutto il mondo. Probabilmente abbiamo calcato su aspetti nazionali, ma penso che in tutto il mondo i naufraghi si comportino così. Il naufrago è un personaggio che da sempre è preso di mira, ma la particolarità dei nostri è che ti fanno pensare, sollevano problemi”.

Il segno grafico non serve solo a raccontare una storia ma anche a guidarne la lettura…

“Il libro è composto da tre blocchi”, spiega Ida. “Il primo blocco ha storie che si sviluppano in un’unica pagina. Ogni pagina è una storia che esprime un concetto e le differenziamo tramite una cornice che fa capire che ognuna è a sé. Poi a un certo punto arriva il blocco con le pagine leggermente più scure, grigio chiaro: quel blocco è fatto da strip e ogni strip è composta da quattro pagine. Dopodiché le quattro pagine successive, che sono un’altra strip, sono bianche. Si alternano nei colori proprio per facilitare la lettura. A un certo punto il terzo blocco è composto da una storia che si sviluppa in due pagine appaiate e lì diventa chiaro perché ci si accorge che non la si può leggere se non si va con lo sguardo nella pagina successiva. Abbiamo quindi utilizzato il colore e il segno senza ricorrere alla parola anche per indicare il cammino al lettore. In Come si fa una tesi di laurea Umberto Eco diceva che il lettore lo devi tenere per mano e accompagnarlo passo passo, non dando assolutamente nulla per scontato. Credo che questo sia la base per qualsiasi cosa”.

Come funziona il vostro lavoro in coppia?

“Oramai siamo fusi in tutti i sensi”, afferma Ida. “Ci rimpalliamo regolarmente su tutto. Lavoriamo insieme da più di trent’anni perciò ormai l’affiatamento è tale che elaboriamo insieme il progetto. Entrambi nasciamo come disegnatori, ma quando ho incontrato Zap ho smesso, perciò il disegno è il suo, ma elaboriamo il tutto insieme. Lo stesso per la scrittura. Litighiamo ovviamente, è fondamentale litigare perché altrimenti manca la componente critica”.

Naufraghi è infatti il vostro cinquantaduesimo libro. Che cosa accomuna tutti i vostri lavori?

“Siamo sempre noi che meditiamo sul nostro vivere”, afferma Ida.

“Noi abbiamo la costumanza di guardare dall’esterno la vita che ci ruota attorno”, precisa Zap. “Questo per noi è molto importante perché, scevro da qualsiasi condizionamento politico, di costume, cerchiamo di raccontare le cose come le vediamo. Non è che abbiamo sembra ragione noi, qualche errorino lo facciamo [ride]. Però ci piace l’idea di scoprire piano piano cosa succede attorno a noi”.

In libreria, insieme a Naufraghi, c’è anche il vostro quinto poliziesco. Come è nata la passione per il romanzo giallo?

“Sì, Caccia al Bianco è un poliziesco ambientato a Bologna con una vena comica”, specifica Ida. “Il protagonista principe è il commissario capo della questura di Bologna che si chiama Amareno Fabbri, un uomo di spirito”.

“Noi siamo Mr. Hyde e il dottor Jekyll”, ironizza Zap. “Mr. Hyde continua tranquillamente a far cazzate e libri umoristici, mentre il dottor Jekyll è più serio e si occupa di romanzi polizieschi di tutto rispetto. Pensa che noi non siamo mai stati lettori di gialli, non ci piace neanche la letteratura gialla! È successo che un giorno, tempo fa, alcuni nostri amici (tra cui Lucarelli, Bortolotti e altri con cui ci ritroviamo all’osteria Al Sole a Bologna) hanno cominciato a prenderci in giro dicendo «Sì ragazzi, voi fate molto ridere, fate anche riflettere, ma soprattutto ridere. Mentre noi siamo autori di romanzi polizieschi, noir, gialli». Insomma, me l’hanno menata al punto tale che ci siamo guardati io e Ida e abbiam detto «ma scusa, anche se non leggiamo gialli, sappiamo che i delitti avvengono all’inizio e il colpevole si trova quasi sempre verso la fine. Sappiamo scrivere, abbiamo fantasia. Perché non provare a convincere questi qua che i gialli li sanno far tutti?».

Quale pensate sia stata la chiave del successo?

“Non conoscendo le tecniche del giallo l’abbiamo scritto a modo nostro”, racconta Zap. “In particolare, abbiamo trasferito la nostra conoscenza di Bologna, abbastanza profonda, al commissario Fabbri che nelle indagini descrive la città, i posti tipici di Bologna. Questo è un fattore che, a detta dei lettori, è piaciuto moltissimo. In più, parlando dei posti che conosciamo, quando ci capita, ci attacchiamo anche fatti storici”.

“Ma… ti posso raccontare un aneddoto? Noi non conoscevamo, se non di fama, Pupi Avati e suo fratello Antonio. Mi arriva una telefonata, una domenica mattina: «Pronto, Zap&Ida?» «Sì» «Sono Pupi Avati, vi volevo ringraziare anche a nome di mio fratello perché noi abitiamo a Roma da una vita, ma abbiamo vissuto a Bologna fino ai 26/27 anni e leggendo il vostro libro abbiamo riscoperto la nostra amata città». Più testimonial di Pupi Avati…!”.

Mentre stiamo ancora parlando di gialli, irrompe dal telefono la voce di Ida: “Zaaaap! Raccontale di come facciamo le presentazioni!”

“Ah già è vero, beh questo è interessante”, mi dice Zap. “Siamo gli unici a presentare i libri in un modo atipico: noi non entriamo nella libreria di riferimento, ma stiamo all’esterno e impatacchiamo le vetrine con le nostre vignette. Blocchiamo così anche i passanti e io mi metto a lavorare in diretta, essendo velocissimo nel disegnare, su una lavagna a fogli mobili. In più, tutti i nostri libri aprono con una pagina in bianco con sotto la scritta pagina bianca per dedica disegnata dagli autori… se li incontri. Quando uno prende un nostro libro, io lo sottopongono a interrogatorio: che mestiere fai, che hobby hai, che sport pratichi e in pochi secondi faccio la vignetta su di lui. È un marketing dei poveri, perché è probabile che lui poi la mostri ai suoi amici e parenti e quindi di riflesso anche il libro. Ogni libro diviene unico”

Queste vignette improvvisate poi che fine fanno?

“Io prima di conoscere Ida, con tutte le vignette che realizzavo ogni sei mesi ne facevo un falò. Ida invece che è una che raccoglie tutto, abbiamo lo studio con decine di migliaia di vignette. Lei le tiene suddivise per argomenti”.

“Te la posso dire una cosa, però?”, continua Zap. “Con i libri non è che si viva molto bene, noi sbarchiamo il lunario lavorando per grandi aziende: l’ultima è Uliveto e Rocchetta. Loro ci mandano una serie di input sulle acque, che trasformiamo in vignette umoristiche ed esplicative. Se la vignetta ti fa ridere, ti riporta automaticamente all’azienda che ha confezionato il prodotto. È un modo per veicolare l’immagine e i messaggi promozionali di un’azienda in modo simpatico. In più facciamo anche spettacoli di cabaret grafico dove davanti al pubblico, mentre parlo la mia mano disegna in diretta storie stravaganti e umoristiche. È un segno che fa spettacolo.”

Uno spettacolo ogni volta diverso, unico, irrepetibile e che si compirà nuovamente giovedì 8 settembre presso la libreria Ubik Irnerio di Bologna e sabato 10 settembre presso la Mondadori del Centro Meridiana di Casalecchio di Reno.