Fabio Mazzini racconta le sue Direzioni

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Fabio Mazzini
Fabio Mazzini - Foto di Sonia Formica

Ci ha messo un po’. Quando i concerti sono ripartiti, la musica dal vivo, tornare in quello spazio sempre aperto sugli altri, è stata la priorità. Ma alla fine, dopo aver preso parte a più concerti e progetti possibili insieme ad artisti come Roberto Bartoli, Youssef Ait Bouazza e Giulio Cantore, Fabio Mazzini ha fatto uscire Direzioni, il suo nuovo disco in solitaria, pubblicato per l’etichetta Raighes Factory. Lui, la sua chitarra, giusto una comparsata di Francesco Ottaviano al contrabbasso. E l’impressione è proprio che il musicista imolese sia andato ovunque pur di suonare, ma a un certo punto abbia sentito il bisogno di tornare a casa per raccontare tutte le esperienze raccolte:

«Direzioni non è solo un contenitore, ma un costrutto più complesso: ogni brano confluisce in quello successivo – ci spiega – c’è poco spazio per gli assoli, puntavo più a creare un’atmosfera precisa e completa. Una cosa di cui vado fiero è che le persone a cui sta piacendo l’album mi dicono che è “esplicativo”, mentre lo ascoltano si creano delle immagini ben definite nella loro testa. Per me sono colori e sensazioni che hanno senso insieme: è una metafora, i percorsi sono tanti, la vita è la loro somma».

Il tempo di gestazione di Direzioni è stato lungo, vuoi raccontarci qual è stato il percorso?

Alcune canzoni sono nate prima della Covid-19, che ha dilatato il tempo di ogni cosa. Nel mio caso è stato d’aiuto, perché ho deciso di comprare l’attrezzatura per registrare, ho imparato a usarla e a mixare, a gestire i microfoni a seconda del mio obiettivo. Questo, però, ha significato anche un sacco di prove, non riuscivo a trovare il suono che avevo in testa, ne pensavo uno e ne saltava fuori un altro. Non ero mai pienamente soddisfatto, poi si è rotto il computer e ho perso tutto. A parte la rabbia iniziale, è stata una fortuna: quelle registrazioni non erano mature, probabilmente sarebbe uscito un disco di cui mi sarei pentito.

Il tuo disco precedente (Riverman, 2018) è cantautorato folk: come mai hai virato verso la musica strumentale?

Mi considero prima di tutto un musicista e poi un cantautore. Riverman è stato scritto in un periodo in cui avevo bisogno di esprimermi anche a parole, influenzato dall’ascolto di Nick Drake. Questa è la fase in cui mi riconosco nel lavoro di Direzioni. Poi non mi chiedo mai se la mia musica appartenga a un genere: il genere musicale è una roba inventata dai giornalisti per spiegare la musica, mentre io non strutturo una canzone a tavolino per farla rientrare in una categoria, seguo l’istinto e quello che ho in testa: Direzioni rappresenta diversi momenti della mia vita.

A proposito del legame tra musica e immagine, ai tuoi concerti si vive un’esperienza che va oltre l’ascolto, grazie alla presenza dell’illustratrice Claudia Conti. Com’è nata la vostra collaborazione?

Me l’ha presentata Edoardo Nave, è suala copertina del primo disco dei Dinosaurs and I, dove ho suonato anche io. Stavo cercando qualcuno che disegnasse quella di Riverman e mi è sembrata la persona adatta, poi l’ho richiamata per il videoclip di Profondo, il primo singolo di Direzioni. Quando mi ha proposto “il concerto disegnato” l’idea mi è piaciuta subito, l’illustrazione è un’arte che si sposa bene con la musica strumentale, valorizza quei colori e quelle sensazioni a cui mi riferivo prima. Lei non decide a priori cosa disegnerà, si lascia trasportare e, pur conoscendo i brani, ogni volta realizza qualcosa di diverso, perché ogni volta sente qualcosa di diverso. Guarda caso, è sempre una storia a puntate.

Quest’estate hai musicato il film muto L’ultima risata di Friedrich Wilhelm Murnau insieme a Francesco Ottaviano, proiettato all’Arena Borghesi di Faenza. In questo caso come hai gestito il rapporto con l’immagine cinematografica?

Di solito i film muti sono brevi, questo è di novanta minuti e né io né Otta ne avevamo mai musicato uno: è stato stimolante e divertente, ma anche molto faticoso! La prima volta che ci siamo trovati per comporre abbiamo lavorato quattro ore, coprendo solo trenta minuti! L’ultima risata ha una colonna sonora, ma abbiamo scelto di guardarlo senza ascoltarla per non farci influenzare nell’interpretazione. Non volevamo solo accompagnare le immagini, ma dare una voce ai personaggi, per questo non ci siamo limitati a fare i rumoristi. Siamo molto contenti del risultato e lo pubblicheremo a breve.

Direzioni è disponibile su tutte le piattaforme d’ascolto in streaming e in forma fisica scrivendo a Fabio Mazzini Music.

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