Residenza dello Spettatore alla Casa del Teatro di Faenza

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Domenica 20 novembre 2022, nell’ambito del progetto Epifania delle Residenze, la Casa del Teatro di Faenza ha accolto un gruppo di spettatrici e spettatori, giunti su invito personale del Teatro Due Mondi. 

Al centro della giornata ci sono stati racconti e pensieri sull’esperienza con e nello spazio teatrale.

Io ho coordinato i lavori, proponendo alcuni esercizi e materiali come stimolo al confronto e alla riflessione.

La prima parte della giornata è stata arricchita dalla presenza dello spettatoreprofessionista Stefano Romagnoli.

Riporto qui, in rigoroso ordine sparso, alcune parole di chi ha voluto lasciare traccia di quanto vissuto a volte cercando, come proposto, di separare descrizione e commento.

Le immagini a corredo fanno in parte riferimento a stimoli condivisi o a contenuti creati durante la giornata.

Le parole pubblicate sono esattamente quelle scritte da chi ha desiderato farlo: traccia di una molteplicità di registri, sguardi e prospettive che è stato il cuore di ciò che abbiamo detto e fatto.

Buona lettura.

 

 

Elisabetta Conti

Dopo anni di frequentazione silenziosa degli spettacoli del Teatro Due Mondi abbiamo ricevuto l’invito a una giornata di confronto tra “spettatori esperti e affezionati”.

Questo invito mi ha stupito e allo stesso tempo entusiasmato.

Si è così svolta una giornata di analisi e confronto tra spettatori sul concetto di “spazio” nell’ambito artistico e più specificatamente teatrale.

Un’esperienza meravigliosa con persone curiose come me, esperte, meno esperte, ma ugualmente pronte al confronto e all’ascolto, dote rara di questi tempi.

Porto a casa la consapevolezza che davanti a qualsiasi esperienza, spettacolo, progetto ognuno di noi ha uno sguardo diverso e sviluppa sensazioni differenti.

Lo spettatore è unico, ognuno di noi è unico e solo attraverso questa unicità si può formare una società completa e funzionale.

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Sabina Laghi

Domenica mattina ore 10.30 ci incontriamo alla casa del teatro per un incontro di residenza rivolto allo spettatore. Michele introduce e guida riflessioni attraverso letture mirate, esercizi sullo sguardo (che cavolo vedi?) e c’invita a raccontare esperienze sull’accorgersi come spettatore.

Lo spazio sarà il principale oggetto della nostra conversazione.

Partiamo dalla lettura di un testo di Cruciani.

Nel primo capitolo, Il punto di vista, lo spazio non è soltanto una qualità della realtà fisica quanto piuttosto una struttura storica dell’esperienza.

Dalle arti visive poi attraverso una carrellata fulminante di esperienze artistiche dai primi del 900 agli anni ’70 riceviamo stimoli per riflettere su gesti di artisti nello spazio pubblico.

L’attraversamento di stringhe, l’impedimento che costringe all’attenzione, il salto nel vuoto di Yves Klein, la linea tracciata in un prato, l’aria di Parigi in un’ampolla, collage di corpi di donna ricreati, forme evanescenti di nuvole.

Si ragiona su alcuni concetti cardine: Estetica/Anestetica, la percezione, la capacità di sentire, il particolare tipo di esperienza che ci capita quando giudichiamo bello qualcosa.

Sul vedere: riesci ad accorgerti?

Siamo invitati a scattare foto di immagini “trovate”.

Concludiamo l’incontro con una lettera da In cerca dell’attore di De Marinis.

Acquisizione nel ‘900 della concezione e uso dello spazio come dimensione drammaturgica, parte integrante dell’opera e concezione e uso dello spazio teatrale come spazio di relazione ed esperienza, luogo del rapporto attore-spettatore.

Commento: giornata troppo breve. L’argomento è molto vasto. La guida di Michele permette di riflettere, raccogliere, fare esperienze e condividerle. Si arriva a parlare del sensibile. Di ciò che ci accade quando siamo spettatori, dello stupore, della meraviglia del conoscere e riconoscersi.

 

Marcel Duchamp, 16 miglia di stringhe, 1942

 

Paolo Pieri

Esercizio: usando le iniziali del tuo nome descrivi un momento della tua vita che ricordi particolarmente.

Prima volta che ho visto uno spettacolo del Due Mondi è stato a Cesena in occasione della Notte Bianca.
Ancora oggi quando ci ripenso mi emoziono, come allora.
Ora, dopo tanti anni, mi rendo conto che frequentare la Casa del Teatro mi ha cambiato poco o molto (boh!!!) la vita.
Lo spettacolo di quella serata itinerante ancora è dentro di me, da allora ho cominciato a collaborare con i ragazzi del Teatro Due Mondi.
Oriente, questo è il nome di quello spettacolo

Questa più o meno e la falsariga di questa giornata.

Cosa mi ha dato?

Ho aggiunto un’esperienza nuova nella mia vita e ciò mi rende più ricco.

Oltre a Michele devo ringraziare ancora una volta il Teatro Due Mondi.

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Stefano Romagnoli

Il fuoco sacro del Teatro ci ha riuniti intorno ad un vuoto, colmo di presenze.

Il guardarsi ci ha fatto riconoscere, unire, abbiamo riportato in vita parole ascoltate e vite vissute.

 

Allan Kaprow, Yard, 1961

 

Chiara Valentini

Siamo partiti da un esercizio di descrizione di ciò che vedevamo (un cavolfiore posato su uno sgabello, un video sullo sfondo con l’immagine di tre cavoli…) seguito dal confronto fra gli aspetti descrittivi o evocativi evidenziati dai corsisti. Il secondo esercizio ci invitava ad appuntare brevemente alcune esperienze particolarmente significative, coinvolgenti, o in qualche caso sconvolgenti, che potevano avere cambiato la nostra prospettiva e il nostro approccio al teatro. In seguito abbiamo visto in video alcune immagini e performance artistiche che hanno introdotto nel tempo nuovi stili e nuove concezioni di interpretazione dello spazio. La proposta dell’ultimo esercizio era fotografare una porzione di spazio intorno a noi che potesse contenere oggetti o immagini per noi evocativi di altro da sé.

Le esperienze messe in comune, il confronto fra i modi diversi inquadrare e di interpretare la realtà, pure limitata a una immagine o ad un oggetto, mi ha stimolato a riflettere sulla mia funzione di spettatrice di un teatro sempre più aperto al coinvolgimento attivo e partecipativo del pubblico a cui si rivolge. Ritengo che il rapporto attivo fra spettacolo e spettatore possa avere un ruolo attivo e stimolante sul continuo divenire dell’azione performativa.

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Alessandro Gentili

descrizione

Il compito dato: partendo dalle lettere del proprio nome scrivere frasi inerenti a esperienze vissute in ambito teatrale (come spettatore, o attore, o organizzatore).

commento
Facile! penso, ed eseguo. Andando avanti mi accorgo che nel tentativo di dare soddisfazione quelle lettere (sono tante, il nome è lungo) devo scavare nella memoria ed affiorano immagini impensate, alcune apparentemente dimenticate, altre collocate in altri ambiti (infanzia, politica, ecc.) che in questo contesto e affiancate l’una alle altre, acquistano un nuovo senso, inaspettato.

 

Direzioni opposte – ph Mattia Zanetti

 

Mattia Zanetti

Nel corso della giornata di Residenza dello Spettatore con il tema dello Spazio abbiamo sperimentato diverse attività: osservare un cavolfiore e da lì descrivere la scena e tutti gli stimoli che ci suscitava oppure raccontare il teatro attraverso le singole lettere del proprio nome. O ancora scattare foto nello spazio / cortile della casa del teatro cercando casuali accostamenti artistici.

Così, in particolar modo con l’esercizio: “racconta un’esperienza a teatro attraverso le singole lettere del tuo nome” siamo entrati come pubblico e siamo usciti come “gestori” di emozioni e critiche.

Parlando di teatro abbiamo capito che stavamo parlando soprattutto di noi stessi.

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Angela Cavalli 

Cosa vedo?

Vedere cose oltre le cose, che si tratti di un cavolo, un oggetto o uno spettacolo.

Ognuno di noi vede ciò che vuol vedere, secondo lo stato d’animo, l’ambiente e la compagnia.

Bellissimi esercizi di “insegnamento” alla visione.

Nulla è come sembra.

 

Richard Long, A line made by walking, 1967

 

Gigi Bertoni

Un gruppo di persone a discutere sulla loro esperienza nel guardare il teatro. Perché tutti siamo spettatori di quel che ci accade attorno nella vita, e nella vita e nel teatro molto passa per l’attenzione che mettiamo nel guardare. Attenzione che è tanto più efficace in relazione alla profondità della nostra conoscenza.

Una prima esperienza rivela il tratto di strada comune e le differenze. Credo che nel percorso per arrivare a uno spettatore consapevole, a un gruppo di spettatori consapevoli, siano necessarie altre tappe, altri approfondimenti, altri approdi comuni. Credo quindi che il lavoro che ci aspetta passi dall’individuazione di questi passaggi successivi.

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Roberta Maretti

Momento di condivisione di esperienze come spettatori/trici, analizzando in particolare la dimensione dello spazio del teatro inteso sia come luogo fisico, sia come spazio di relazione ed esperienze che interagiscono fra di loro e diventano parti attive dell’evento.

L’esperienza della Residenza dello Spettatore mi ha permesso di essere spettatrice più consapevole rispetto alla visione attiva/attenta della rappresentazione teatrale.

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Omar Villori

Oggi al Teatro Due Mondi ho conosciuto un gruppo di persone molto interessanti.

Con la guida di Michele abbiamo interagito confrontandoci sul mondo del teatro e dell’arte, mettendoci alla prova con noi stessi.

Gli esercizi proposti erano tutti molto stimolanti e aggreganti anche a livello di conoscenza personale.

Mi piacerebbe ripetere questa esperienza riproponendo come tema principale il teatro ma inserendo con maggiore intrusione le opere d’arte e la musica.

 

Suora di clausura – ph Massimiliano Trerè

 

Massimiliano Trerè

Oggi, domenica 20 novembre, ho frequentato un laboratorio tenuto dal mio amico, giornalista e critico teatrale, Michele Pascarella.

Il laboratorio era incentrato sulla figura dello spettatore e, più precisamente, sul suo rapporto con lo spazio della “visione”, sia esso un teatro vero e proprio o qualsiasi ambiente in cui qualcosa succede e noi vi assistiamo.

Michele ci ha fatto fare esercitazioni di diverso tipo, lasciando ampia libertà di espressione a noi partecipanti, facendo diversi riferimenti all’arte, alla filosofia e quant’altro, con l’ausilio tra l’altro di uno spettatore “professionista”, cioè qualcuno che nella sua vita ha assistito a centinaia di spettacoli.

Vi dirò una cosa che mi ha colpito in particolare: il riferimento all’estetica non tanto come mera categoria, o come ciò che attiene al bello, ma come conoscenza sensibile (dei sensi) di ciò in cui siamo immersi e che si contrappone all’anestetica, cioè l’isolamento, la deprivazione sensoriale, l’immobilismo, il sonno che, magari senza che ce ne accorgiamo, sperimentiamo ogni giorno.

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