Jurij Alschitz: Il training come forma d’arte

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Un assistente di scena introduce attraverso una porta rossa un piccolo tavolo ovale posto proprio al centro del palco; dopodiché si muove con difficoltà senza sapere esattamente dove posizionarsi. Esce dalle quinte e dopo qualche istante rientra repentinamente, sistemando alla meglio una sedia verde ramarro, in modo da poterla rendere perfettamente visibile. Il suo scopo è quello di rendere la scena il più fruibile possibile da parte dell’attore.

Una dama dopo aver assistito all’audizione precedente compare sul palco improvvisamente, la sua capigliatura, volutamente voluminosa per permetterle di calarsi perfettamente nella parte, resta impigliata nella tenda, dopodiché retrocede sistemandosi l’acconciatura nel miglior modo possibile, per poi riposizionarsi al centro del palco e iniziare la propria finzione. L’imbarazzo per l’inconveniente appena occorso la destabilizza dalla propria performance.

Così potremmo immaginare l’inizio di una audizione, senza minimamente conoscere il training e la preparazione che c’è dietro a questa importante, anche seppur minima messinscena.

Ho scelto di descrivere questa immagine, proprio perché mi è sembrata adatta per introdurre un importante esponente del teatro russo, o potrei aggiungere, uno studioso che ha saputo ben analizzare le problematiche della preparazione a una audizione e dell’interazione del performer con gli altri autori, il regista e gli oggetti in scena.

 

 

Jurij Alschitz nato ad Odessa nella odierna Ucraina il 09 Agosto 1947 durante il regime sovietico, è un regista teatrale, pedagogo della recitazione, ricercatore specializzato in pratiche dell’attività teatrale, maggiormente conosciuto per avere sviluppato una originale metodologia e un nuovo approccio denominato Verticale del Ruolo.

Gli attori oggi devono essere capaci di recitare come solisti sia a teatro che al cinema, recita propriamente Alschitz. La tecnica della verticale del ruolo consente agli attori di lavorare sul ruolo in maniera indipendente e autonoma, rendendo l’attore libero e offrendo le basi per tutte le tipologie di audizioni. I suoi esercizi preparatori tuttavia sono fondamentali per sviluppare altresì una maggiore interazione, all’interno di un ensemble o con un regista. La tecnica di Alschitz inoltre si muove su due fronti: quello orizzontale e quello verticale. Il fronte orizzontale è quello dove l’attore è impegnato a ricostruire per mezzo dell’improvvisazione scenica la sequenza di eventi oggettivi che caratterizzano il suo ruolo, come se fosse il protagonista unico della storia in cui è inserito. Il procedimento è simile allo sviluppo di uno storytelling, che analizzi in maniera efficace il mito della storia del ruolo. Il fronte “verticale” invece parte dalla ricerca di un tema, che viene instillato nella mente dell’autore; è proprio l’analisi mentale di tale tema che riesce a coinvolgerlo nel suo intimo. Il risultato sarà una vera e propria drammaturgia personale, che sfocerà nell’utilizzo di tutte le forme d’arte conosciute dall’attore che sia: danza, recitazione, cinema e letteratura. Da questa situazione scaturirà una vera e propria mono performance, che potrà nutrire l’artista in vista dell’audizione, o del lavoro di ensemble con la compagnia teatrale o con il regista.

L’ispirazione e i riferimenti al teatro russo sono tuttavia molto presenti nella tecnica di Alschitz; il teatro come per altri grandi del teatro russo come Mejerhol’d, Tairov e Stanislavskij è una presenza olfattiva, un sentore ubriacante, un insieme variegato di inquietudini. Per questi registi, come per Alschitz, l’appariscenza scenografica doveva essere particolarmente curata, quasi più della esattezza interpretativa. Questa analogia può per esempio accostare questo irriverente regista nel panorama di coloro che hanno portato il teatro russo ad un interesse internazionale. La tendenza all’utilizzo di una certa naturalezza, senza temere l’utilizzo delle pause psicologiche che permettono lo spettatore ad una analisi introspettiva dei protagonisti, sono elementi che nel teatro russo del novecento ritroviamo molto spesso. Alschitz nel suo training sembra inoltre fare spesso riferimento a questa necessità, anche se si nota un certo distaccamento rispetto ad una parte del teatro russo, che invece analizzava i personaggi in maniera iperbolica e irrazionale.

 

 

 In questo modo si affaccia con tutto il suo bagaglio al teatro contemporaneo internazionale, portandosi dietro tutte le critiche che il sistema sovietico russo imponeva negli anni della censura. Anch’egli infatti ebbe diverse problematiche in patria a causa del suo comportamento anticonformista, per questo motivo la sua produzione si affaccia particolarmente su gran parte dell’Europa.

Sono stati molto importanti gli anni di ricerca nella pratica teatrale che Alschitz ha fruttuosamente ricreato nei propri centri sperimentali in Germania, Italia e Scandinavia. Già dal 1996 infatti Alschitz aveva pianificato una serie di progetti su specifici temi, che sono stati sottoposti con successo all’attenzione dell’European Association for Theatre Culture. Tali ricerche sono confluite in diversi manuali pratici nei quali l’attore risulta l’autore, il creatore, e il centro della performance che dovrà quindi essere dotato di appropriate capacità tecniche per adempiere ai suoi diversi compiti. Il training quotidiano dell’attore sarà inoltre caratterizzato da veri e propri esercizi pratici. Alcuni di questi libri disponibili nella loro traduzione italiana sono: La Verticale del Ruolo: Un metodo per l’auto preparazione dell’attore, Lavorare con il dialogo e L’Arte del Dialogo in cui Alschitz introduce la maieutica nell’analisi del ruolo dell’attore, come metodo di analisi e di training preparatorio. Come applicazione del metodo socratico in ambito teatrale, la maieutica induce l’attore ad addivenire ad una soluzione autonoma, in cui l’attore giunge in questo caso ad una analisi del ruolo in maniera indipendente, come se ci fosse una “forza interna” ad illuminare l’analisi del performer.

La mediocrità è la strada più semplice e più conosciuta, ma sembra che Alschitz abbia fatto della sua irrazionale preparazione un punto di partenza e di conoscenza per rimodellare qualche regola del teatro moderno.