Fonoprint: dove si fa la musica

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Scritta a led all'ingresso dello studio di registrazione Fonoprint
Scritta all'ingresso dello studio di registrazione Fonoprint

“Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”.

In via bocca di lupo a Bologna, nel cortile interno di un ex convento di clausura del 1400, c’è una scritta a led che riprende il verso di L’anno che verrà di Lucio Dalla. Oggi, qui c’è la sede della Fonoprint, uno dei più importanti studi di registrazione musicali in Italia: dalla vivacità con cui Paola Cevenini, storica socia della Fonoprint, introduce la visita guidata, sembra proprio che abbia accolto la frase come un’esortazione, passando qui dentro gli anni più belli e divertenti della sua vita. Si sofferma davanti al “totem”, una colonna di dischi che ha visto nascere, tra quelli di maggior successo ma anche i più attuali per gli argomenti e innovativi per le sonorità. Ecco aneddoti su aneddoti per ogni album, da Henna di Lucio Dalla, il cui singolo parla della Guerra in Bosnia ed Erzegovina, all’arrivo degli americani a Bologna per incidere Blues con Zucchero. Tra loro, spiccava un gigantesco afroamericano vestito con una tuta rosa: era Clarence Clemons. E ancora, il ricordo di quando Paola sentì per la prima volta Caruso: “Appena ebbe appoggiato le sue dita tozze sul piano, ci rendemmo conto che lì dentro era racchiusa tutta la canzone nazional popolare italiana”.

L’estro di questo luogo è ben rappresentato dagli arredi: che piacciano o meno, fanno parlare di sé. Lampadari da cui scendono dei tentacoli di meduse (ma potrebbero essere anche dei cornetti napoletani), una chaise longue a forma di orso polare con una grossa catena al collo, larghi divani color tortora dentro cui affondare: sono la cifra di Leopoldo Cavalli, dal 2015 unico proprietario di Fonoprint e del brand Visionnaire. Gli anni Ottanta che segnarono il successo dello studio, invece, sono racchiusi nell’opera d’arte firmata da Marco Lodola. Colorata, dalle linee morbide e multidirezionali, piena di musica: il giochetto è indovinare tutti gli artisti che sono ritratti, tra sagome, loghi e riferimenti stilistici.

L’avventura di Fonoprint ha come sfondo un’Italia che non c’è più e una Bologna che ancora si intravede. “Non siamo arrivati per caso – spiega Paola – negli anni Settanta c’era grande fermento: era nato il Dams, attorno alla Galleria d’arte moderna gravitavano artisti di tutti i settori e conservatorio sfornava musicisti pazzeschi”. L’intuizione di fondare uno studio di registrazione a metà tra Milano e Roma fu di Rino Maenza, che Paola descrive come “un uomo pericoloso”, perché amava guidare nonostante fosse cieco, ma soprattutto come un visionario del mondo dello spettacolo e della comunicazione. Le parole della nostra guida ci trasportano in un’epoca un po’ pazza, certamente libera, mentre la seconda parte della visita immerge l’ascoltatore in una musica non è possibile afferrare con le cuffie del telefono. Dentro la sala di regia, la definizione e la limpidezza del suono liberano la complessità emotiva e musicale di Dalla e Morandi, ma soprattutto di Pino Daniele, con la voce registrata su una traccia audio separata. Questo è il vero regalo che Fonoprint fa ai suoi ospiti.

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La sala di regia della Fonoprint
La sala di regia della Fonoprint

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Per chi ama cullarsi nella nostalgia, o per gli amanti di Vasco Rossi che vogliono immaginarsi al Modena Music Park grazie all’impianto dolby surround dello studio di mastering, è il caso di approfittare delle giornate aperte al pubblico. Vale anche per voi nerd appassionati di produzione musicale, è l’occasione per vedere un banco mix analogico SSL 4000 G series/56 canali e toccare con mano le dotazioni da capogiro che, nel vostro piccolo, cercate di replicare a casa con il Macbook e la scheda audio acquistata su Mercatino Musicale. Insomma, un’esperienza per sognatori.

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