Ilya Glazunov: il giovane arrabbiato della pittura sovietica

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“Viviamo in tempi interessanti”, come dice un famoso proverbio cinese. Dobbiamo sempre dosare le parole e c’è sempre una sottile differenza fra ciò che si può e non si può dire. La Russia, come dimostrano i versi del poeta ottocentesco Fëdor Tjutcev, ha da sempre qualcosa di enigmatico, ed ha conosciuto un’evoluzione storica ben diversa da quella dell’Europa Occidentale. Le arti visive russe da sempre si intingono di significati religiosi, e ormai quasi tutto è stato detto. Ma c’è un pittore la cui taratura artistica ha saputo imprimersi nel culto e nella tradizione sovietica, generando all’interno della cultura russa un vero e proprio divario.

Il’ja Sergeevič Glazunov nacque a Leningrado il 10 giugno 1930. Nel 1942 sopravvisse all’assedio di Leningrado e fu portato nel villaggio di Greblo, per poi ritornare nella sua città natale nel 1944, dopo la fine dell’assedio. Purtroppo la sua intera famiglia mori a causa della malnutrizione, mentre Glazunov ebbe la possibilità di studiare a Leningrado presso la scuola secondaria d’arte dal 1951 al 1957. Da qui la sua carriera fu a dir poco fulminea, in quanto nel 1957 arrivò la prima competizione internazionale a Praga, che gli valse la prima mostra personale a Mosca. Negli anni successivi compì diversi viaggi in Italia, dove acquisì una certa notorietà come ritrattista di alcuni personaggi a noi conosciuti, fra i quali Gina Lollobrigida, Federico Fellini, Giulietta Masina e Claudia Cardinale.

Glazunov fu da sempre particolarmente influenzato dall’arte religiosa russa. Le sue opere sono intrise dello spirito religioso russo, concepito attraverso uno stile visionario. Di certo la pittura religiosa e storica acquisisce un ruolo particolarmente importante, ma non si tratta in questo caso di un pittore eccentrico, che sembri distaccarsi necessariamente dalla pittura del periodo, ma di un artista la cui scelta esistenziale e politica è particolarmente netta. I suoi quadri suscitarono da subito un interesse particolare, proprio perché in essi si catalizzavano diversi elementi della religiosità russa. Glazunov ha aperto la strada anche a nuove forme di arte, che incorporano l’uso del tessuto, in particolare il broccato intrecciato con fili d’oro e d’argento, nonché l’applicazione di perle e pietre preziose.

Glazunov fu noto per le sue posizioni apertamente anticomuniste, patriottiche e filozariste che si rifletterono fortemente nei suoi dipinti. In particolare, proprio per sottolineare questa sua avversità al sistema, durante gli anni del comunismo sovietico si oppose con vigore alla realizzazione di un piano regolatore che avrebbe stravolto l’aspetto del centro storico di Mosca. Durante il periodo sovietico non suscitò le simpatie del regime: in una mostra, in particolare, i contenuti dei suoi quadri riflettevano le sue idee visionarie, anti-regime. Alla mostra ci fu una tale partecipazione che l’Accademia delle Arti sovietiche aveva ritenuto fin da subito necessario il blocco di questo artista, così amato dal popolo, ma così contrario al regime. Il popolo lo amava e le recensioni scrivevano: “Ecco ciò di cui i russi hanno bisogno!”

Il rapporto tra memoria e cultura riveste anch’esso un ruolo di particolare importanza. La memoria ha un ruolo cruciale, in quanto è per suo tramite che si acquisiscono informazioni necessarie per creare un popolo, una tradizione; di questo Glazunov è perfettamente consapevole.

Glazunov è un pittore russo nel senso più profondo del termine, la sua pittura nasce da modelli russi, da una tradizione variegata dal punto di vista della nazionalità, ma interpretata sempre con un certo distacco, una certa superiorità. Ecco alcuni dei suoi quadri più rappresentativi.

Eternal Russia – La Russia eterna dipinto nel 1988 è di certo uno dei quadri più ambiziosi dell’opera di Glazunov. Il dipinto ripercorre volutamente dieci secoli della storia della Russia, a partire dal battesimo della Rus’ di Kiev, proprio per celebrare i 1.000 anni da questo evento. Fra i vari visionari filoni di Glazunov questo quadro appartiene a quello religioso. I suoi quadri a ispirazione religiosa mirano a spingere chi lo osserva ad una riflessione cosciente e attenta. Nel quadro oltre al Cristo in croce, proprio al centro del dipinto vengono rappresentati tutti i personaggi che hanno fatto grande la Russia. Come unire religione, cultura e coscienza popolare.

The mistery of the 20th Century – Il mistero del XX Secolo dipinto nel 1978 fu considerato fin da subito un quadro sovversivo, che sorti l’effetto di una bomba atomica. Glazunov riuscì ad evitare l’espulsione ma non il confinamento in Siberia, a dipingere i ritratti dei carcerati. Nel quadro Glazunov rappresenta tutti i personaggi che avevano spezzato il destino delle nazioni. I fautori degli eventi storici internazionali, leader politici, e governanti dei paesi, sono i veri protagonisti di questo quadro. Esso presenta 2342 simboli che hanno avuto un ruolo cruciale nel mistero storico di Glazunov. Cristo appare in alto al centro, la parte inferiore sulla sinistra appare illuminata dall’alone rosso del sangue versato durante le guerre, mentre la parte destra è rischiarata da una esplosione nucleare. Il quadro appartiene al filone politico.

Roads of war – Le strade della guerra L’immagine mostra l’intensa e brutale espressività del post guerra, in cui vengono rappresentati sia coloro che hanno combattuto ma anche i civili. Senza nessuna retorica e in maniera realistica, Glazunov mostra la sofferenza in primo piano, senza voler necessariamente rappresentare la potenza dell’Unione Sovietica dopo il conflitto mondiale. L’idea di rappresentare sempre una grande Russia si rifaceva alla cultura sovietica, nella quale bisognava rappresentare questa potenza come vincente, senza che emergesse l’enorme sofferenza che questo conflitto, come altri, avevano recato alla popolazione. Il quadro era stato dipinto nel 1957 per poi essere distrutto per motivi di censura dalle autorità politiche nel 1964. Il quadro venne poi nuovamente dipinto nel 1987. Emerge chiaramente lo stile realista del pittore, facendo capo al suo filone storico – paesaggistico.

The Great Inquisitor – Il grande Inquisitore dipinto nel 1985, fa parte del cosiddetto filone letterario di Glazunov, e si ispira al celebre capitolo tratto dal romanzo Fratelli Karamazov. Questo capitolo che all’interno del romanzo può di fatto rappresentare un romanzo a sé, fa emergere tutta la visione del grande romanziere russo: la religione, la politica e la morale. Cristo scende sulla terra dopo quindici secoli e incontra il grande inquisitore che lo condannerà nuovamente. Glazunov provava ammirazione nei confronti di Dostoevskij, tanto da dedicargli sia questo quadro che diversi ritratti. Come in altre figure, tuttavia, il ritratto di Cristo appare determinante proprio nella poetica visionaria di Glazunov, e della sua continua ricerca religiosa. Il quadro appartiene al filone dei ritratti.

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In questi anni di ricerca sulla cultura russa ho imparato che spesso lo sguardo, il pensiero e l’esperienza occidentale sono fuorvianti nel tentativo di capire la cultura russa.

Non possiamo vedere tale cultura con gli stessi occhi con i quali ambiamo a capire e conoscere le realtà europee, perché sono fortemente diverse; nonostante la Russia nel corso degli anni abbia ambito e guardato all’Occidente con grande rispetto.

Per questo motivo l’arte di questo importante artista mi ha sempre affascinato, in quanto ho sempre trovato stimolante la necessità di interpretare maniera differente ciò che vedevo rispetto a quello che conoscevo.

Lo sguardo di Ilya mi è sempre apparso poco arrabbiato, contrariamente all’epiteto che gli era stato attribuito fuori patria, ma affabile e sincero.

Uno sguardo attraverso il quale vedo e osservo tutta la sua ideologia.

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Nasco a Cesena nel 1978, con la grande passione per la musica e un amore folle per Chet Baker. Lavoro da tanti anni, quasi troppi, come commercialista, districandomi fra imposte e dichiarazioni dei redditi. Mi appassiono fin da giovane alle arti e alle lingue, per poi scoprire la cultura sovietica e russa. Ora cerco di bilanciare il mio lato pragmatico con l’utopia dei miei sogni inespressi, affannandomi nel cercare un equilibrio. Nonostante questa mia doppia indole, credo che la vita debba essere concepita come la realizzazione dei propri desideri, per cui dopo una laurea al Dams ottenuta negli anni della mia senilità, sto realizzando un altro grande desiderio: quello di scrivere!