L’ascolto sottile, yoga e arte si incontrano

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Fiorenza Menni (Ateliersi) - fotokune

L’ascolto di sé come pratica di predisposizione alla fruizione artistica: questa è l’idea alla base de L’ascolto sottile, il nuovo progetto sostenuto da Ateliersi e ideato da Antonella Barberio, che fa incontrare hatha yoga e arte. Un percorso che si struttura in cinque incontri, a partire dal 19 febbraio, e che coinvolge diversi artiste e artisti.

“Antonella Barberio mi ha raccontato che era da tempo che si domandava come sarebbe stato interessante far incontrare le persone che hanno appena praticato una sessione di yoga con l’ascolto di musica o di versi” racconta Fiorenza Menni, direttrice artistica di Ateliersi. “La sua proposta era di sperimentare una diversa forma di ascolto in un contesto interiore di fruizione differente. Ateliersi ha deciso di accogliere, sostenere e produrre questo ciclo di incontri”.

Ascolto Sottile nasce in realtà da un’esperienza personale della sua stessa ideatrice. “Tutto è partito da un’idea che ho avuto in seguito a due esperienze che ho fatto”, specifica Antonella Barberio, insegnante di yoga. “La prima è stata quella di leggere un testo letterario e una poesia dopo una breve meditazione. Ho avuto l’impressione che la qualità di quella lettura fosse diversa rispetto al solito. La seconda è stata la fruizione di un quadro, sempre dopo una breve meditazione preceduta da una piccola pratica di yoga. Sono state due esperienze folgoranti. Mi sono allora chiesta: è possibile che la pratica dello yoga, della meditazione e dell’ascolto di sé possa contribuire ad affinare l’ascolto e la fruizione di una pratica artistica? Può lo yoga porre chi ascolta in una condizione diversa rispetto alla persona che arriva dalla strada?”.

Il percorso in partenza è in realtà ancora tutto in fase di ricerca, poiché si basa su uno stretto lavoro di collaborazione con gli artisti e le artiste coinvolte, in un clima di scambio di idee e sperimentazioni continue.  “Antonella sta lavorando per condurre un percorso condiviso”, specifica Fiorenza, “e finalizzato alla possibilità che l’ascolto avvenga in uno stato particolarmente rivolto a sé stessi e fuori dall’ordinario. In questo senso si sta lavorando su forme diverse, per rendere ogni incontro autonomo e differente”. L’idea originale di far seguire l’ascolto ad una partica di yoga si sta infatti sviluppando e modificando mano mano, in dialogo con i singoli artisti. “Sono in stretta collaborazione con gli artisti per condividere con loro le idee. Ad esempio, ho scoperto che i musicisti soffrono della mancanza di un’attenzione profonda e loro stessi hanno pensato a esercizi da proporre per permettere ai partecipanti di sviluppare una nuova capacità di ascolto”, racconta Antonella. “Confrontandomi con la violista e insegnante di yoga Alessandra Talamo ci sono venute nuove idee. La sua idea è di portare i partecipanti a livelli sempre più profondi di ascolto, quindi durante il secondo incontro che la vedrà protagonista ci saranno diversi livelli di ascolto introdotti da pratiche di yoga differenti”.

La predisposizione a un ascolto più profondo è resa possibile anche e soprattutto dal tipo di yoga praticato, “che ha origine da un monaco zen, Gèrard Blitz, che pensò di portare i principi dello zen in Europa attraverso lo strumento dello yoga”, specifica Antonella. “È un tipo di pratica che, partendo da un approccio prettamente fisico, mantiene connessi i tre stadi dello yoga: posizioni, respirazione e meditazione. È molto delicato per il corpo e adatto a chiunque. Non si tratta di uno yoga particolarmente acrobatico, ma che lavora molto sul respiro, cercando di rimuovere gli ostacoli che gli impediscono di fluire liberamente e pienamente. La mente viene invitata a rivolgersi all’interno, a non disperdersi nelle mille cose della vita, a lasciare fuori da sé tutto quello che disturba. Si entra dapprima in una dimensione di rilassamento e poi, attraverso alcune posizioni, si sciolgono le tensioni via via sempre più profonde e si attivano delle linee del corpo che stimolano l’attenzione e la concentrazione. Tutto questo prepara corpo e mente a un’altra modalità di ascolto”.

Dopo alcune prove con un gruppo ristretto di persone il progetto è finalmente pronto per aprirsi a un numero di partecipanti maggiore. “Per chi parteciperà sarà un momento di formazione, mentre per me rappresenta anche la possibilità di sperimentare: sto lavorando per capire quali possono essere le vie, gli esercizi, gli stimoli che posso trasmettere per cercare di arrivare a questa possibilità di ascolto”, afferma Antonella.

“C’è una forte emozione dentro Ateliersi per questo nuovo percorso”, conclude Fiorenza. “Credo che sia proprio il fatto di mettere al centro così fortemente il sé ad emozionarci. Pensiamo che attraverso questo percorso il nostro pubblico possa godere di un modo nuovo per mettersi in relazione con l’ascolto e la percezione dell’arte”.

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