QUEL CHE RESTA DEL GRUNGE

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Sfogliando le pagine del libro del fotografo newyorkese Micheal Lavine, “Grunge”, che cattura le immagini di quella Seattle dagli anni ‘80 in poi, rimaniamo folgorati da questi scatti in bianco e nero, dove c’è chi rivede la propria adolescenza riflettersi o chi le guarda lontano anni luce da se stesso. Ma la domanda è : cosa è rimasto oggi dello spirito del grunge?

Nel giro di trent’anni sono successe e cambiate moltissime cose, partendo proprio dal luogo dove è iniziata tutta la storia: Seattle. Oggi questa città non viene quasi più definita come la mecca del nuovo sound, del rock alternativo, ma come uno dei posti più all’avanguardia e vivibili d’America, grazie all’impero della Microsoft, Amazon e ai cappuccini di Starbucks. La maggior parte dei giovani vede tutta la scena del grunge in maniera mediatica e mitizzante; Kurt Cobain, Layne Staley, come molti altri, sono morti giovani, suicidio il primo il 5 aprile 1994 e overdose il secondo, il 5 aprile 2002, visti come l’emblema di tutta quella generazione x che urlava la propria angoscia e rabbia in un luogo remoto ed isolato dove nessuno poteva nutrire speranze.

Ma non solo, molte volte guardando la tv o leggendo una rivista di moda capita spesso di trovare spiattellate immagini di modelli vestiti in perfetto stile grunge, diventando così una moda, un’icona e un prototipo da seguire, almeno esteticamente. Ma tutti non sanno forse che questi artisti vestivano i panni del “boscaiolo” solo per un fattore economico, pratico e adatto alle condizioni meteorologiche. Se oggi provassimo a chiedere ad un giovane che cosa sia il grunge quasi nessuno darebbe una spiegazione corretta, basandosi esclusivamente su quello che i media gli hanno fatto credere e vedere. Il grunge viene etichettato in primis ai Nirvana, soprattutto alla figura di Kurt Cobain, l’angelo dannato dai capelli biondi e ai Pearl Jam. Ma non è solo questo. Per chi ha vissuto quegli anni e chi ha amato e ama tuttora questo genere il grunge è un mondo che ha scatenato nelle band in primis e nei giovani una vera e propria rivoluzione.

Nel mondo musicale moderno si potrebbe forse paragonare il Seattle sound con la scena dell’indie, dove gli artisti combattono contro il mainstream, promuovendo le etichette indipendenti, esprimendo le proprie idee e convinzioni fino a quando non diventeranno qualcuno, per passare poi ad una major. Questo processo è simile a quello seguito da tutte le band di Seattle , supportate e sotto l’ala della storica etichetta indipendente Sub Pop, tuttora viva e vegeta.

In un’ intervista Eddie Vedder, frontman dei Pearl Jam afferma:“In questi anni ho capito che la vita è preziosa. Non voglio più perdere d’occhio il privilegio che deriva dalla mia esperienza di rocker e la magnificenza di quel che ci circonda, la bellezza di una conchiglia che trovi nella sabbia, di una nuvola che si forma nel cielo, delle gocce di pioggia che si rincorrono in una pozzanghera. Siamo così tormentati dalle cattive notizie, strangolati da mille paure che non riusciamo più a vedere le meraviglie che il pianeta ci regala“. Con queste parole sicuramente Vedder si riferisce anche a tutta quella incoscienza che c’era all’epoca, come quando dopo il suicidio di Cobain un fan andò a schiantarsi con l’auto contro il cancello della sua villa a Seattle o quando nove giovani rimasero schiacciati dalla folla troppo esaltata durante proprio il concerto dei Pearl Jam al festival di Roskilde nel 2000. Oggi questi brutti ricordi sono lontani ma indubbiamente indispensabili.

Detto questo, lo spirito del grunge non è morto, si è solo trasferito in altre città e paesi, difatti quasi più nessuno dei gruppi e artisti dell’epoca abita ancora a Seattle. Ogni gruppo rimasto in attività ha continuato sulla scia di ciò che è stato, rinnovandosi continuamente e crescendo. Come se tutte queste band lasciando Seattle hanno abbandonato anche un pezzo della loro adolescenza inquieta, diventando adulti.

La cosa bella però è che sia i musicisti stessi che moltissime altre persone al mondo appena sentono attaccare Smells Like Teen Spirit, Would? o Jeremy torneranno indietro nel tempo, sorridendo e ricordando l’esplosione di quel fenomeno grandioso in un luogo dove nessuno avrebbe scommesso un dollaro ma dove la speranza e la fortuna per chi è sopravvissuto hanno lasciato il segno dagli anni ‘90 in poi.

IN GRUNGE WE TRUST