Santarcangelo Festival – noi ci saremo!

0
60
Ligia Lewis, A Plot _ A Scandal, ph. Moritz Freudenberg

.

Dal 7 al 16 luglio va in scena la 53esima edizione di Santarcangelo Festival: enough not enough.

Il claim indica una possibilità di mettersi in discussione confrontandosi con il mondo in cui viviamo. Cosa non abbiamo più intenzione di accettare? Di cosa sentiamo la mancanza? Come riuscire a condividere una realtà sempre più caratterizzata da disuguaglianze, ingiustizie e sfruttamento? Partendo dalle proposte artistiche in programma – molte delle quali portatrici di narrazioni poco presenti nel panorama mainstream occidentale – enough not enough intende indagare i nostri limiti di consenso e i punti critici che provocano il dissenso, preludio di ogni vero cambiamento.

40 tra performer, gruppi e compagnie per un totale di 96 repliche. La rassegna multidisciplinare diffusa a Santarcangelo di Romagna, per il secondo anno diretta dal curatore, drammaturgo e critico polacco Tomasz Kireńczuk, intende trasformare per dieci giorni il borgo medievale in una “città-festival”, affidando alle arti performative un’importante funzione: quella di essere spazio ibrido e stimolante dove sperimentare visioni alternative. Il corpo, insieme oggetto e soggetto dell’attività artistica, da fonte di discriminazione si trasforma in strumento di liberazione e punto di partenza per la costruzione della propria identità, alimentando la speranza di un futuro più equo e inclusivo in cui coesistere.

La maggior parte delle proposte di enough not enough si muove agilmente tra diversi generi performativi – teatro, danza, musica, arte visiva e discipline trasversali – senza rientrare in categorie e pratiche ben definite e incrociando culture ed estetiche differenti. Questa eterogeneità è strettamente connessa con il modo in cui il presente viene letto e portato in scena attraverso le più innovative tendenze del panorama emergente globale e numerose presenze internazionali al loro debutto italiano.

Tra i nomi internazionali più conosciuti, c’è la performer, regista e autrice francese Rébecca Chaillon, per la prima volta in Italia con Whitewashing, termine che definisce la pratica di far recitare ad attori bianchi i ruoli di personaggi appartenenti ad altre etnie. Originaria della Martinica, Chaillon porta in scena l’atto di schiarimento della pelle, esplorando il potere politico di tale gesto e indagando la tensione ambivalente che vive una donna nera all’interno di una società bianca (12 e 13/07). Con The Divine Cypher, la ricercatrice, coreografa e performer brasiliana residente in Francia Ana Pi conduce, invece, una ricerca poetica e politica sui balli tradizionali di Haiti, sui gesti sacri e ancestrali e sul loro riflesso nell’immaginario odierno, in dialogo con il lavoro della regista sperimentale Maya Deren, che già negli anni’ 40 intraprese uno studio sulla cultura haitiana (8 e 9/07). Residente a Berlino, Ligia Lewis è autrice e performer di A Plot/A Scandal, che debutta in prima nazionale: la domanda guida dello spettacolo è chi sia il destinatario del piacere e della fantasia scatenati da uno scandalo; e come quest’ultimo – utopico o banale, immorale e privo di rigore – riveli il punto in cui la società fissa i propri limiti. Intrecciando narrazioni storiche, aneddotiche, politiche e mitiche, la performance segna il ritorno, dopo cinque anni, di Lewis a Santarcangelo (16/07). Un ritorno, dopo la partecipazione al Festival nel 2017, anche quello dell’artista e performer canadese Dana Michel, che questa volta propone Cutlass Spring: un manifesto e allo stesso tempo un’etnografia della consapevolezza sessuale, uno sguardo penetrante e inaspettato sulla liberazione di un corpo, sull’espressione più autentica di sé tra una moltitudine di identità complementari e apparentemente contraddittorie (7 e 8/07). Il linguaggio del corpo è al centro anche di Nulle part est un endroit, una “conferenza danzata” con cui l’interprete e coreografa francese Nach racconta e mostra l’origine, lo stile e l’espressività del krumping, una danza urbana afro-americana nata nei primi anni 2000 a Los Angeles. Un ballo potente, intenso, viscerale e al contempo preciso, che incorpora e fa propria la violenza per liberarsi da essa (14,15 e 16/07). È socio-politico lo sguardo del performer, musicista e artista visivo tedesco Julian Hetzel che, in collaborazione con la performer sudafricana Ntando Cele, immagina professioniste africane che ricevono acqua in cambio di lacrime e una paradossale importazione di acqua potabile dalle regioni subsahariane verso l’Europa: SPAfrica è una performance che ci fa riflettere sullo sfruttamento delle risorse naturali ed emotive che caratterizza il capitalismo neoliberale (8 e 9/07). Rather a Ditch – Gallery version di Clara Furey è un esperimento di danza esistenziale che sonda i confini porosi tra la vita e la morte. Un lavoro ipnotico che propone di scivolare da uno stato all’altro ed esplorare paesaggi interiori, trovando splendore ed Eros nell’oscurità onnicomprensiva, in dialogo con un muro fragile e imponente che si estende nella stanza immaginata dall’artista visiva Caroline Monnet (15 e 16/07).

 

Dana Michel, CUTLASS SPRING, Ph.©Jocelyn Michel

 

Accanto alle personalità più affermate, un gran numero di giovani performer porteranno i loro spettacoli per la prima volta in Italia: la lituana residente a Ginevra Anna-Marija Adomaityte propone, insieme al musicista e light designer Gautier Teuscher, workpiece, un ritratto di un corpo al lavoro in un fast food, che mette in discussione le condizioni fisiche e sociali della produttività, creando un linguaggio coreografico che è insieme poetico e documentaristico (7,8 e 9/07). La ricerca di Tiran Willemse parte dai precisi gesti delle mani delle majorette, che il danzatore e coreografo sudafricano, attualmente residente a Zurigo e Berlino, giustappone ai gesti melodrammatici delle grandi dive dell’opera e all’immaginario ruvido preso in prestito dal mondo del rap. La performance blackmilk è un’esplorazione della distanza tra le rappresentazioni della mascolinità africana e afroamericana, che porta alla luce una complessa e vulnerabile “malinconia maschile nera” (7,8 e 9/07). BOW A STUDY è il debutto italiano dell’artista, coreografo e danzatore polacco-olandese Wojciech Grudziński, supportato dal primo bando EFFEA – European Festivals Fund for Emerging Artists. Nata da una lunga ricerca storica sul fenomeno dell’inchino e sulle sue dimensioni coreografiche e sociali, la performance indaga questo particolare momento di confine e di interazione con il pubblico, dove non è mai del tutto chiaro chi tiene le redini del gioco (13 e 14/07). In Piazza Ganganelli, Jana Shostak realizzerà una nuova versione della performance Scream for Belarus, nata nel 2021 di fronte al palazzo della Commissione Europea a Varsavia dove l’artista e attivista bielorussa ha urlato per un minuto intero, come atto di commemorazione contro le torture, le uccisioni e le persecuzioni messe in atto dalla dittatura del suo Paese di origine. Da allora, Shostak ha portato questa particolare forma di protesta in diversi luoghi, trascorrendo l’ultimo anno quasi interamente sul confine polacco-ucraino (7, 8 e 9/07). Piazza Ganganelli ospiterà per l’intera durata del Festival, nell’ambito di BE PART – Art BEyond PARTicipation, anche il progetto The Guxxi Fabrika, ideato a Riga nel 2021 dall’artista visiva e performer cilena Cote Jaña Zuñiga, anche lei al suo debutto italiano: un esercizio sarcastico, che prevede la partecipazione del pubblico nella creazione di prodotti senza apparente valore commerciale, mettendo in campo i concetti di produttività, costo, baratto e condizioni di lavoro nel sistema capitalista (8-16/07). Residente nel Regno Unito ma nato nel campo profughi di Yarmouk, a Damasco, l’artista palestinese Basel Zaraa propone Dear Laila, un’installazione interattiva fruibile individualmente, nata dall’esigenza di raccontare le proprie origini alla figlia, che riporta in vita la propria casa d’infanzia attraverso il tatto, la voce, testi, fotografie e oggetti (8-16/07).

Dopo il suo debutto italiano in occasione della scorsa edizione del Festival, l’artista e coreografo polacco Alex Baczynski-Jenkins torna a Santarcangelo con Unending love, or love dies, on repeat like it’s endless, una coreografia che riflette sulle relazioni tra desiderio, danza, frammentazione, amore (inteso come comunità), perdita e tempo, attraverso una pratica basata sul gesto, la sensualità, il tatto, l’interdipendenza e la connessione (14 e 15/07). A un anno di distanza, torna al Festival anche Catol Teixeira, performer brasilian* non binari*, oggi residente in Svizzera, che presenta la prima assoluta di Clashes Licking, ispirato all’opera Il pomeriggio di un fauno, nell’interpretazione portata in scena negli anni ’20 dal ballerino e coreografo russo Nijinsky, all’epoca osteggiata e giudicata scandalosa: mescolando una precisa tecnica formale, Teixeira offre il suo corpo al pubblico in una danza intima ed elaborata (7, 8 e 9/07). La performance dell’artista norvegese-giamaicano Harald Beharie è intitolata Batty Bwoy, espressione usata in Giamaica per indicare le persone queer, percepite come figure perverse, devianti, mostruose: il lavoro trae ispirazione dai miti più diffusi, dai peggiori stereotipi, dai testi omofobici di alcune canzoni dance, dai film gialli italiani anni ’70, dalla resilienza della comunità giamaicana Gully Queens e dalle voci queer giamaicane e norvegesi coinvolte nel processo di creazione (15 e 16/07). DOWN Single version è la creazione coreografica della danzatrice svizzera Mélissa Guex, che insieme al batterista Clément Grin si esibisce in un concerto performativo ed esplosivo – qui in versione site-specific per Piazza Ganganelli – che si evolve e mette radici in ogni territorio che esplora: un ballo rituale e curativo ispirato alle danze estatiche e alla club culture, un tentativo di risposta al down collettivo, dove il movimento può attivare la concentrazione e il benessere mentale (14,15 e 16/07). L’artista neozelandese Kate McIntosh offre un’esperienza performativa “in scatola” con Samara Editions, progetto a cura di Eva Neklyaeva, Lisa Gilardino e Marco Cendron, disponibile presso il bookshop del Festival: SENSE è un cofanetto che racchiude elementi e istruzioni per tre diverse stimolazioni sensoriali che aiutano a “riorganizzare” la percezione personale degli eventi quotidiani.

 

Cristina Kristal Rizzo, PASO DOBLE 2004_2022, ph Augusto Buzzegoli

 

Tra le proposte italiane, la performer e autrice Chiara Bersani, insieme al musicista e sound researcher Lemmo e alla danzatrice e coreografa Elena Sgarbossa, costruisce – attraverso un’esperienza di workshop – un luogo in cui gruppi estemporanei di persone con disabilità si potranno incontrare e diventare comunità: nasce così (nel) SOTTOBOSCO site specific version, un ambiente spaziale vivo e in ascolto, in continua trasformazione, abitato da performer, pubblico, suoni e luci (7, 8 e 9/07). A quasi vent’anni di distanza dalla sua creazione, Cristina Kristal Rizzo ripropone Paso Doble, il progetto che ha segnato il percorso della dancemaker (tra le poche invitate da tutte le direzioni di Santarcangelo Festival, dal 2007 ad oggi) e che non vede attenuarsi nel tempo il suo carattere di rottura. Mettendo in discussione i meccanismi rappresentativi teatrali, il movimento improvvisato viene trasformato in composizione coreografica e allo spettatore è chiesto di abbandonare l’idea di spettacolo come prodotto e di condividere il processo creativo ed emotivo dell’artista (13/07). Questa edizione del Festival segna anche il ritorno del duo formato dalla performer, attrice e autrice Silvia Calderoni e dalla performer, attivista e ricercatrice Ilenia Caleo: con The Present Is Not Enough indagano il cruising come pratica relazionale e di sessualità della comunità gay maschile, vista dallo sguardo di donne lesbiche / persone queer. La performance si nutre di riferimenti della sperimentazione artistica della scena gay degli anni ’70/’80 di New York, prima dell’arrivo dell’AIDS: un lavoro collettivo che scrive di un’utopia dei corpi, del desiderio struggente di comunità, di un baluginìo di futuri possibili (15 e 16/07). La Vaga Grazia di Eva Geatti vede in scena un concerto di sintetizzatori realizzato dal vivo dal compositore e musicista Dario Moroldo mentre cinque giovani performer vivono un’escursione che avviene nel mondo, ma che in verità ci fa inabissare in noi, come ricerca totalizzante, calma e fervente; un viaggio iniziatico e difficile verso l’autenticità dell’essere, che cerca una risposta ad una domanda che non sappiamo formulare, eppure percepiamo come essenziale (15 e 16/07). CollettivO CineticO, fondato dalla coreografa Francesca Pennini e composto da oltre 50 performer di discipline diverse, porterà in scena Manifesto Cannibale, uno strano organismo multiforme che nasce da una riflessione sul mondo vegetale, inteso come emblema di un’alterità irrisolvibile che ci chiama a rileggere la collocazione dell’umano, in un continuo incorporare la materia altrui (11 e 12/07). La compagnia di danza e performing arts Dewey Dell propone invece I’ll do, I’ll do, I’ll do, che nasce da una ricerca attorno a un corpo ubiquo, allo stesso tempo visibile e assente. A partire da casi di (presunta) stregoneria messi sotto accusa dalla Santa Inquisizione, lo spettacolo traccia l’immagine del sabba demoniaco, antropofago, magico e violento, dietro al quale s’intravede l’eco stravolta di un culto estatico per la fertilità della terra, dominato da una misteriosa dea notturna dai molti nomi (11, 12 e 13/07). La performer e coreografa di discendenza armena Giorgia Ohanesian Nardin propone  Գիշեր | gisher con cui tocca immaginari legati alla geografia, al corpo, all’identità, all’appartenenza e al conflitto. Filmato e scritto prevalentemente in Armenia – dove nel luglio 2020, al momento del debutto, è ripresa la guerra per l’occupazione del territorio dell’Artsakh da parte delle forze armate azere – comprende in sè l’azione dell’alimentare, del tenere acceso, del bruciare (12/07). Sara Sguotti con S.O.P. – SOME.OTHER.PLACE offre uno sguardo in cerca di una “iper realtà”, coinvolgendo e portando il pubblico in un processo empatico fra reminiscenza e predizione. Nella scrittura coreografica emergono leggerezza, disorientamento, vitalità, carnalità; un corpo fragile e atletico che agisce cercando coordinate, mirando all’evasione dello spirito attraverso una narrazione privata e femminile, e riverbera nella partitura musicale dal vivo di Spartaco Cortesi (11 e 12/07). L’attrice, performer e regista Emilia Verginelli e l’artista sonora e musicista Agnese Banti presenteranno due nuove produzioni, risultato della ricerca svolta nell’ultimo anno grazie a FONDO, il nuovo progetto dedicato al sostegno della giovane creatività, sviluppato da Santarcangelo Festival insieme a 12 partner nazionali. Lourdes di Emilia Verginelli è una conversazione, una serie di dialoghi accaduti nel tempo: testimonianze, interviste, voci tangibili da cui partire per un’osservazione clinica di un fenomeno, di un’esperienza per certi versi sorprendente che ha segnato la sua vita dai 18 ai 28 anni, come volontaria (13, 14 e 15/07). Speaking Cables. Dispositivo coreografico per voce, cavi e altoparlanti di Agnese Banti è una partitura che si articola in monologhi, cori, dialoghi e silenzi grazie a una coreografia che unisce le esperienze della musica acusmatica e della sound art (13, 14 e 15/07).

Anche quest’anno, il Festival presenterà gli esiti dei laboratori Let’s Revolution! / Teatro Patalò (9/07) e della non-scuola del Teatro delle Albe (11/07), frutto di mesi di lavoro con i ragazzi e le ragazze delle scuole medie e superiori di Santarcangelo. Nel corso dei dieci giorni di Festival è previsto anche un nutrito ciclo di talk aperti al pubblico. Santarcangelo Festival prosegue inoltre la sua indagine sul clubbing sperimentale, curata da Chris Angiolini, con un programma che include Trust The Mask, progetto della compositrice Elisa Dal Bianco e della cantante Vittoria Cavedon, avviato nel 2020 nel segno della comune fascinazione per musica elettronica e influenze etniche (8/07), e Tout Bleu, band ginevrina che, utilizzando strumenti acustici, voce e chitarra elettrica in modo non convenzionale, disegna un paesaggio orchestrale che talvolta strizza l’occhio al pop (11/07). La programmazione musicale prosegue ad Imbosco, uno chapiteau nascosto tra gli alberi ai piedi del Parco Cappuccini che si accende quando cala la notte e anche l’ultimo spettacolo si conclude, dove dj italiani e internazionali si alternano in consolle ogni sera.

 

Emilia Verginelli, Lourdes, ph. Claudia Pajewski

 

Santarcangelo Festival 2023 ospiterà anche un’importante novità, ossia la prima edizione di DanzER, un progetto per la promozione internazionale della danza contemporanea dell’Emilia-Romagna organizzato dal Tavolo Regionale della Danza e costituito dall’Assessorato Regionale per la Cultura e il Paesaggio, ATER Fondazione, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, ERT Fondazione e Rete Anticorpi Emilia-Romagna. Il progetto prevede di mettere in contatto le compagnie e gli operatori della danza della regione con una serie di operatori internazionali, creando un dialogo tra produzione e distribuzione e dando visibilità alla qualità artistica della scena regionale, nel rispetto della pluralità dei diversi linguaggi. L’appuntamento a Santarcangelo è dall’11 al 14 luglio 2023; nell’arco di questi tre giorni verranno presentati spettacoli realizzati da alcuni dei più importanti organismi di produzione della danza dell’Emilia-Romagna, ai quali si aggiungeranno momenti di confronto fra gli operatori e le compagnie, attività collaterali e tavoli tematici. Le compagnie coinvolte sono: Cristina Kristal Rizzo, CollettivO CineticO, Dewey Dell, Giorgia Ohanesian Nardin.

Questa edizione del Festival ospiterà infine il Laboratorio itinerante di giornalismo culturale in Romagna organizzato da Altre Velocità, che vedrà una giovane redazione misurarsi con pratiche e teorie del giornalismo culturale e della critica teatrale, spostandosi tra i principali festival estivi della Romagna e realizzando interviste, recensioni e approfondimenti (Ipercorpo, Fu Me, Santarcangelo Festival, Ravenna Festival, Le Città Visibili).

Ci vediamo lì!

 .