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Ci hanno portato nel mondo del mare con Splash, in quello dei toreri timidi ed effeminati con Muu e poi nelle pazze cucine di Chef isterici, tra i popoli Primitivi, tra le belve dello Zoo. Stavolta ci immergiamo con gli Yllana, compagnia spagnola ospite fissa del Teatro di Rifredi, dentro quello degli aeroporti, dei viaggi e dei turisti con Passport. Tutti e quattro abbigliati e ammantati di un rosso comunista si preparano a visitare per una lunga tournée un nuovo Stato nato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Komedistan, un ossimoro proprio perché nel Paese è proibito ridere, giocare, fare musica e teatro (come l’odierno Afghanistan). I controlli della rigida e irreprensibile polizia di frontiera ci hanno ricordato le involontarie esilaranti performance nel programma Airport Security miscelato sapientemente con la scena della dogana di Non ci resta che piangere, quella del fiorino, con continui passaggi sotto al metal detector e le luci rossi allarmanti a lampeggiare. Le caratteristiche dei poliziotti del Paese ospitante sono una lampante sottolineatura all’ottusità liberticida sovietica.
Dal mondo dell’aeroporto (che poteva essere maggiormente approfondito, materiale ce n’era) il plot si trasla verso la vita del turista o dell’artista in tour con la prima grana del non capire le usanze e i piatti tipici al ristorante arrivando all’albergo (la scena più articolata e composita) dove tra water incantato e guasto, goccia cinese del rubinetto che perde incessantemente martellando i timpani, l’aeratore prima che spara aria freddissima e che successivamente si rompe lasciando nell’afa la stanza del nostro eroe contemporaneo, per poi scendere in battaglia con una zanzara agguerrita e sanguinaria, ascoltare la fastidiosa movida della strada, sbattere un mignolo per finire con la festa techno dei vicini a decibel inumani prima della degna conclusione, proprio quando sta chiudendo gli occhi finalmente, con il canto del gallo. Altro che Touring Club, altro che booking, altro che Tripadvisor.
E’ teatro nel teatro, quasi raccontando la loro esperienza in giro per il mondo da decenni (adesso gli Yllana hanno più cast che contemporaneamente portano sui palchi più spettacoli del loro ricco repertorio), quando, nella finzione scenica, si esibiscono sui palcoscenici delle varie città presenti nel Komedistan: Keaton City, dedicata evidentemente a Buster, Chaplin town, ricordando Charlie, Gagland. Prima di lasciare il teatro, durante gli applausi la primattrice soffre di meteorismo poi durante lo smontaggio e il rimettere i costumi e gli abiti di scena nei bauli avviene la magia del teatro, quella polvere di stelle che tutto ammanta e ti fa sentire nostalgia per un luogo che pochi giorni o settimane prima sentivi sconosciuto e lontano. Ma è già ora di ripartire per portare altre risate confusionarie in altri Paesi, in altre città e Stati: the show must go on e le lacrime devono essere rimesse in tasca, bisogna chiudere la valigia e ritornare dove tutto era cominciato, ovvero all’aeroporto dove, ovviamente, le incomprensioni e i qui pro quo non sono terminati. Anche perché per ripartire ci vogliono necessariamente i passaporti e non tutti i nostri teatranti lo hanno con sé: uno di loro rimarrà prigioniero e confinato nel Paese. Il finale è un frullato tra L’aereo più pazzo del mondo e le monumentali scene del volo charter di Fantozzi, il low cost di Pappa e Ciccia. Una comicità situazionista più adatta ai bambini che per adulti.
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