Quest’anno, tra i cortometraggi in corsa per l’Oscar 2024 c’era l’inglese The After, disponibile in streaming sulla piattaforma Netflix. Ambientato per le strade di Londra, rappresenta il debutto alla regia per Misan Harriman, fotografo britannico nato in Nigeria, diventato noto per i suoi ritratti della Royal Family, ha lavorato per media come BBC, Vogue e The Guardian.
Struggente e commovente, il cortometraggio è incentrato sul dolore e la guarigione, e racconta come nella vita di ciascuno, d’improvviso, possa arrivare una tempesta. Nel bel mezzo di una passeggiata, in una giornata di sole, tutto sembra scorrere tranquillo. Solo un piccolo presagio, la sensazione di essere sfuggiti ad un incidente in strada, induce il taxista Dayo (David Oyelowo) a cambiare i suoi programmi e a trascorrere ancora del tempo con sua figlia e sua moglie.
Proprio la rapidità del modo in cui ogni cosa viene cancellata fa sì che la mente non riesca a comprendere all’istante quello che è accaduto. Lo scorrere del tempo però ci mostra la caduta del protagonista, che prosegue la sua vita senza prospettiva, in bilico, come fosse un robot. Nel taxi vede salire e scendere così tanti esseri umani, ognuno racconta mille storie: un padre e un figlio che festeggiano una piccola vittoria sportiva, una coppia di amiche, due anziani che affrontano la perdita di una persona amata. Storie di vita che mantengono Dayo nella realtà ma che lo vedono assistere, come semplice uditore, a quelle che sono le esistenze degli altri che vanno avanti. Mentre lui resta fermo.
Il regista ha l’abilità, anche tramite l’espediente di utilizzare un solo luogo (il taxi), di trasmetterci l’idea di come possa passare il tempo delle persone che soffrono e del modo in cui vengono trascinate dal dolore. La sceneggiatura, creata da dialoghi brevi di vita quotidiana con poche ma efficaci battute, narra come, nonostante il dramma vissuto, nel bene e nel male la vita attorno a lui vada avanti. Sarà infine l’incontro con una famiglia a condurlo alla vera consapevolezza di quanto gli sia accaduto e un abbraccio lo metterà di fronte al suo dolore mostrandogli come il contatto umano sia l’unico mezzo per riconnettersi con la vita.
In meno di venti minuti si riesce a raccontare una grande Storia, a scrutare dentro l’animo dei personaggi raccontati. Aiuta in questo la bellissima colonna sonora del siciliano Francesco Le Metre. Cesare Pavese ha scritto: “Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri…”. Una storia commovente che porta lo spettatore a domandarsi cosa farebbe al posto del protagonista. La fragilità, il dolore non si giudicano: si accolgono e si attraversano. Solo in questo modo può giungere la speranza.