Cassio fotografa le camere oscure del nostro cuore

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“Amore ti odio” è una canzone che arriva in un momento particolare e non facile della mia vita e unisce migliaia di puntini della mia storia. È una canzone che aveva paura di essere scritta da uno che aveva paura di cantarla. Immagino che “Amore ti odio” sia per uno come me l’unico modo di parlare di “amore” in una canzone. È guardare qualcosa di bello e vederne già il finale, è dormire abbracciati con le mosche intorno… Come se un finale di merda non ci fosse. È voler essere vecchi, per vedere in quale punto della storia la vita ce lo metterà in culo. Parla d’amore, se vogliamo, parla di paura, parla di un giorno in mezzo a tanti, dove mi prendo il lusso di sentirmi meno solo.

Amore ti odio è il nuovo singolo di Cassio, che anticipa l’ep Felice a ½, dove il cantautore livornese si prende il lusso di sentirsi meno solo. Il brano è stato scritto da Simone Brondi e co-prodotto con Stefano CalabreseAndrea Filippi e Dario Brandini. L’immaginario fotografico e i credits artwork sono a cura di Francesca Di Fazio. Ed è proprio l’unico modo in cui Simone Brondi, aka Cassio, attraverso la sua musica riesce a esternare quello che ha dentro e a regalarci pezzi di una purezza autentica, dove riusciamo a specchiarci e ritrovarci.

Cos’è che fa smuovere gli artisti più grandiosi? Sicuramente non è la felicità, lo sappiamo benissimo, è la tristezza e tutta quella inquietudine che ci portiamo addosso. E l’amore è quel sentimento che ci fa paura, quella paura di buttarsi, quella paura di essere felici, con la consapevolezza che potrebbe finire tutto quanto in un attimo, siamo tutti quanti vulnerabili di fronte a tutto questo e non c’è via di scampo. Cassio con questo pezzo è riuscito a fotografare le camere oscure del nostro cuore, dove i colori in bianco e nero dalle sfumature punk, emo e folk rendono questo cantautorato nostalgico, malinconico, maledettamente crudo ma unico nel suo genere dove noi eterni perdenti riusciamo a sentirci meno soli.

“L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, v. 145)

“Volevo portare un fiore
Ma ho trovato chiuso
Ho preso solo le foglie”