.
Come l’ultimo bicchiere, talvolta il più buono, di un ottimo Prosecco millesimato, questa bella versione de Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini con i diplomati della sua Accademia di Alto Perfezionamento chiude felicemente la stagione 2023-2024 dell’Opera Carlo Felice di Genova, nell’allestimento della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Del resto, restando in tema di Accademie, Il Barbiere di Siviglia in fondo rappresenta per la lirica italiana, e non solo, quello che per la letteratura rappresentano I promessi sposi di Alessandro Manzoni; tutti dal colto all’inclita lo conoscono e lo vivono, anche quelli che non l’hanno vista o letta direttamente.
Al riguardo bene ha scritto Enrico Girardi nella presentazione a corredo del Libretto: “Strano che in questi anni di nauseante retorica celebrazione dell’identità culturale italiana si citi sempre il solo Verdi come paladino del tricolore in musica. Ma non sono più rappresentativi dei nostri tratti identitari la furbizia, la scaltrezza, l’inganno, il gioco, il travestimento, l’attitudine a esser debole con i forti e forte con i deboli, l’asservimento al potere e all’idea di quel metallo?”.
Non si può che sottoscrivere questo ironico bagno di sincerità, che di quei difetti è a volte il pregio nascosto, soprattutto nei tempi correnti.
Ma non si tratta qui, in questa specie di fortunata congiunzione astrale, soltanto, e per fortuna, di una narrazione molto italiana, si tratta soprattutto delle forme estetiche che assume a partire da una drammaturgia di spessore che lo spettacolo traduce con il filtro della Commedia dell’Arte per cui, per parlare ‘a suocera’, siamo a Siviglia con uno scrittore francese ma restiamo, come sottolinea il treno metaforico di inizio e fine spettacolo, profondamente a Pesaro, Italia.
Se poi mi è consentito un paragone un po’ ardito, quelle forme linguistiche vengono inoltre con efficacia tradotte nella modernità di una sorta di sit comedy nella quale, all’interno di una struttura di racconto leggera e molto elastica che li assembla e amalgama, ciò che conta sono i singoli episodi dotati di una forte autonomia, sia musicale che drammatica, che ne ha consentito quella che abbiamo chiamato universale diffusione, sorta di magazzino simbologico pronto per essere assalito e messo a frutto nelle più diverse circostanze, tanto che è superfluo qualunque richiamo.

La regia di Damiano Michieletto ripresa da Andrea Bernard, sempre attentissima a cogliere genesi storica ed effetti metaforici di ogni segno scenico, è in questo allestimento essa stessa musica che si fa presenza e concreto travestimento, incarnandosi nelle personalità-personaggi, e nelle loro numerose sfumature, che quasi emanano dal palcoscenico, facendo così, come è stato altrove detto, del Barbiere “un buffo cantante, parlante/sillabante”.
Un impianto scenico, il suo, spumeggiante e colorato come i costumi di Carla Teti che riscattano quasi, come le belle luci di Luciano Novelli, il grottesco deformato dei corpi nelle ariosità comiche del canto.
Al riguardo la molto attenta all’equilibrio tra orchestrazione e canto, e filologicamente accurata, direzione del Maestro Concertatore Giancarlo Andreatta è stata capace di rendere la forza della musica rossiniana che non è semplice descrizione psicologica dei sentimenti ma è sempre una sorta di energia che quei sentimenti determina e alimenta esondando, appunto, dal profondo della fossa o del golfo mistico al palcoscenico.
Non poteva così che determinarsi una vocalità accurata dei bravi (ex) allievi in una partitura canora che privilegia, come nella tradizione dell’opera buffa, le tonalità di basso, baritono (tra l’altro le fonti storiche ci dicono che Rossini era un eccellente baritono) e contralto (un ruolo quest’ultimo raramente così protagonista nell’opera classica).
Ottima dunque la prova dei giovani in scena, cui si apre una carriera importante a mio avviso, a partire da Greta Carlino (Rosina) e ovviamente Carlo Sgura (Figaro) in fondo i veri protagonisti, cui si aggiungono Gianpiero Delle Grazie (Don Bartolo) e Davide Sabatino (un Don Basilio dal corpo serpentino) e con loro il robusto tenore Paolo Nevi (un Conte d’Almaviva che suggerisce un Don Giovanni finalmente queitatosi) e il promettente soprano Gabriella Ingenito (Berta che da bozzolo diventa farfalla).
Molto moderno, va sottolineato, in loro l’aspetto recitativo e mimetico che, mentre sottolinea con sapienza l’aspetto comico del tutto, dà ulteriore sostanza alle arie più famose che costellano l’opera, che è superfluo citare tanto sono note, e che caratterizza una figuratività tra il finto naturalistico e il molto simbolico, in uno scenario caratterizzato da efficaci movimenti scenici e coreografici. Al riguardo una segnalazione merita la citata Gabriella Ingenito protagonista di un sapido numero di Burlesque.
Meno evidente qui, ma come sempre ineludibile il ruolo del coro diretto da Claudio Marino Moretti, ospite nell’orchestra nella sua ‘fossa’.
Uno spettacolo talora trascinante, in cui allegramente precipitare, sottolineato da continui applausi a scena aperta e da lunghe ovazioni finali del pubblico che ha riempito ogni ordine di posti; soprattutto piace la consueta numerosa presenza di giovanissimi.
Vista in prima il 14 giugno al Teatro Carlo Felice di Genova, a chiosa di una stagione sempre di grande interesse.

IL BARBIERE DI SIVIGLIA. Dramma comico in due atti di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini, dalla commedia di Pierre Beaumarchais. Solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale dell’Opera Carlo Felice Genova diretta da Francesco Meli: Figaro Carlo Sgura, Rosina Greta Carlino, Il Conte d’Almaviva Paolo Nevi, Don Bartolo
Gianpiero Delle Grazie, Don Basilio Davide Sabatino, Berta Gabriella Ingenito, Fiorello Ernesto de Nittis, Un ufficiale Angelo Parisi. Maestro concertatore e direttore d’orchestra
Giancarlo Andretta. Regia e impianto scenico Damiano Michieletto. Regia ripresa da
Andrea Bernard. Costumi Carla Teti. Luci Luciano Novelli. Allestimento della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova. Maestro del coro Claudio Marino Moretti. Maestro ai recitativi Sirio Restani.
Repliche anche con altro cast il 15-16-18-19-20 giugno.
,