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Erano Territori da Cucire, adesso sono diventati Territori da Curare, anche se la cura può essere proprio la cucitura di paesi, di una comunità, un ritrovarsi e guardarsi negli occhi. La cura sono i rapporti, la vicinanza, le relazioni che i coltivatori biologici e teatranti delle Ariette hanno intessuto dall’89 ad oggi, attraverso il teatro e lo stare insieme, attraverso il racconto e la natura, gli animali e il cercare di unire tutti attorno ad un tavolo, attraverso le parole, gli abbracci, le storie. Da dieci anni va avanti il progetto di portare il teatro nelle piazze di alcuni comuni della Valsamoggia fatto con gli abitanti di quei luoghi. Quest’anno a cambiare i piani, la filosofia del progetto e la scelta del testo, è intervenuto l’alluvione che ha distrutto Monteveglio e alcune zone limitrofe e a Paola e Stefano ha portato via macchina e furgone, necessari per poter lavorare e spostarsi. Con una raccolta fondi, in pochi giorni, persone, abitanti, cittadini, amici, conoscenti hanno donato una somma utile a poter acquistare un furgone blu che faceva da fondale a questa Benvenuti a Mahagonny reinterpretazione dell’Ascesa e caduta brechtiana. Tre i comuni interessati, la replica che abbiamo visto a Crespellano, poi ci saranno quelle di Castelletto e Bazzano.
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Una trentina di abitanti (un progetto confinante con quelli di Monticchiello o della Tovaglia a Quadri di Anghiari) hanno recitato in piazza sotto al campanile rosso che staziona la targa Se mi trascorri nel bene ti conduco alla vita vera in riferimento al tempo che passa e se ne va lontano. Le sedie a semicerchio, sui tavoli bottiglie di Aperol, riempite di tè, e ciotole per cani con dentro praline al formaggio, lampadine da sagra e festa paesana, una fisarmonica per mettere in scena questo dramma (del 1930), sempre più attuale: in piazza campeggia una banca e uno sportello GoldBet di scommesse e per un testo che ha a che fare con l’economia sembra una perfetta e coerente scenografia. La drammaturgia è divisa in Fondazione, Ascesa e Caduta di questa città molto simile a Las Vegas, costruita nel deserto per spennare i polli con casinò, alcool, prostituzione, con quel divertimento vuoto da saloon del Far West dove sguazzano pescecani e iene e avvoltoi in attesa dell’ingenuo sognatore. C’è il gruppo delle prostitute (tra le quali spicca Alessandra Gabriela Baldoni), nei loro costumi dominano i colori rosso e nero, i comuni cittadini richiamati dalla costruzione di questa nuova città, in bianco candido, sorridenti e stupiti con le loro valige in mano attirati da questo Paradiso in terra, i quattro boscaioli che hanno sudato per anni in Alaska cercando l’oro e che adesso, dopo immense fatiche e sacrifici, sperpereranno tutto il loro capitale nella perdizione, nella noia, nel malaffare.
Mahagonny attira, grazie alla pubblicità (ricorda le bolle edilizie, finanziarie ed economiche tipo Dubai) gli scontenti del mondo che lì confluiscono credendolo il Paese del Bengodi o quello dei Balocchi collodiano tra tentazioni e vizi. La chiamano però città-trappola, città-ragnatela ma la gente dopo un po’ di anni comincia a partire, inizia ad andarsene delusa senza gioia, perché la felicità comprata con i soldi non è vera felicità e la libertà comprata con i soldi non è libertà, perché mangiavo e avevo ancora fame, bevevo e avevo ancora sete. Ma sta arrivando un uragano a spazzare via questa contemporanea Sodoma e Gomorra, la Natura (come nel caso dell’alluvione di Monteveglio) che si ribella al cambiamento climatico che l’Uomo ha provocato con i suoi comportamenti irrazionali e incoscienti, un tifone che raserà al suolo la città della gioia che si è trasformata nella città dell’insoddisfazione dell’uomo che cerca la felicità ma non trova pace: Perché costruire torri alte come l’Himalaya?
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Nell’avvicinarsi della fine (ci ha ricordato la pellicola catastrofica Il mondo dietro di te con Ethan Hawke) tutto è permesso e Jack (il primo dei boscaioli) si ingozza fino a scoppiare di cibo, il secondo Bill si getta nel bordello, il terzo Joe muore sul ring (contro Moses, la brava Paola Jara) e Jim (Giuseppe Patti da sottolineare la sua prova), che ha perso tutti i suoi soldi scommettendo sull’amico, ordina da bere senza poter pagare e facendo debiti e venendo per questo (i reati di natura economica sono i peggiori da poter commettere a Mahagonny) condannato all’impiccagione dopo un processo farsa, dopo che gli amici non gli prestano pochi dollari per ripianare il debito contratto, dopo che la giustizia si è fatta vendetta al grido di Non ha i soldi, deve morire. Qui c’è più rispetto per i soldi che per le persone. L’inganno è palpabile, l’inferno è in terra, la città brucia (come Troia) perché si era fondata soltanto sul denaro.
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