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È il 7 maggio del 1747 quando nel castello di Potsdam il grande musicista Johann Sebastian Bach incontra il re di Prussia Federico Il Grande, uno dei monarchi più rappresentativi della sua epoca che incarnava la figura del sovrano illuminato. Agli impegni politici e militari alternava quelli culturali e, soprattutto, coltivava la sua grande passione per la musica, che lo ha portato a voler incontrare il più grande compositore virtuoso vivente dell’organo e del cembalo. Trovandosi di fronte Bach, gli chiese di improvvisare un tema musicale: l’esecuzione fu impeccabile e si racconta sia nata proprio da questo evento l’Offerta musicale. Si narra inoltre, che alla corte di Federico il Grande fosse usanza accompagnare le rappresentazioni musicali con brevi rappresentazioni attoriali, ricreando quadri o immagini celebri.
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Ma il primo esempio di rappresentazione teatrale di brevi scene con vere e proprie figure scenografiche e con la partecipazione di figuranti in costume che può essere ricondotto alle origini del tableau vivant, è il presepe vivente che San Francesco d’Assisi allestì nel 1223 a Greccio, nelle vicinanze di Rieti. Proprio in quelle prime raffigurazioni si trova la genesi del tableau vivant, ossia la pratica di realizzare performance teatrali che rappresentano le scene delle opere d’arte. Questa pratica è arrivata fino ai giorni nostri anche nel cinema, ad esempio con Pasolini, che nel suo celebre cortometraggio La ricotta rappresentò La deposizione di Cristo del Pontormo (dipinto conservato nella Chiesa di Santa Felicita a Firenze), come indagine e profonda riflessione sul tema della religiosità e della passione di Cristo. Nel film i personaggi ricostruiscono le immagini di questo grande artista, ma sbagliano a mettere la musica, ridono, desacralizzano tutta l’opera; come se Pasolini avesse capito il completo disarmo che si genera di fronte ad opere d’arte come questa.
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Venerdì 30 Agosto presso il Chiostro di San Francesco a Cesena, in pieno centro storico e alle spalle della Biblioteca Malatestiana, Emilia Romagna Festival ha presentato Tableaux Vivants: Il Genio e il Divino, una rappresentazione di tableaux vivants dalle opere di Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio, i due geni del Rinascimento italiano. I tableaux vivants, comunemente detti “quadri viventi”, mettono in scena attori, modelli o danzatori che diventano attrezzi e scenografi della messa in scena, ricreando quadri o immagini celebri. Venerdì è stato come assistere alla rievocazione di quanto succedeva alla corte di Federico il Grande: una rappresentazione poetica, sublime e coinvolgente, in cui diversi quadri di Michelangelo e Raffaello sono stati rappresentati magistralmente dalla compagnia Teatri 35. Il pubblico ha assistito alla personificazione dei quadri come a un evento sacro, il silenzio era palpabile e il David, la Pietà e la Creazione di Adamo di Michelangelo, assieme all’Estasi di Santa Cecilia, La Velata e la Deposizione di Raffaello Sanzio, hanno preso forma e vita assieme ad altri quadri degli stessi autori.
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Il nucleo artistico di Teatri 35 lavora insieme da vent’anni nel campo della sperimentazione teatrale, è composta da Gaetano Coccia, Francesco Ottavio De Santis e Antonella Parrella e opera principalmente a Napoli, dove ha sede un loro laboratorio permanente. In questa nuova produzione, la compagnia ha scelto di indagare le opere di questi due grandi artisti dell’arte italiana mettendole in relazione con l’Offerta Musicale BWV 1079 di Bach, eseguita dal vivo dall’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani in maniera superba.
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L’orchestra è stata fondata nel 2019 ed ha collaborato con numerose stagioni e Festival italiani e stranieri, sebbene sia formata da giovani talenti l’orchestra vuole qualificarsi come portatrice di un contributo positivo al patrimonio culturale regionale ed italiano, per farsi poi promotrice di una crescita sociale e culturale accessibile da parte di chiunque. L’orchestra è stata accompagnata da Massimo Mercelli, che non è solo il Presidente e Direttore Artistico di Emilia Romagna Festival, ma è un flautista di grande esperienza che vanta importantissime collaborazioni internazionali fra le quali: Nyman, Galliano, Morricone, Sollima e Piovani.
La partitura musicale costituisce in questo caso la drammaturgia della performance, consentendo a ogni attore in scena di eseguire azioni sonore, di compiere gesti in funzione di una meccanica come in un vero e proprio ingranaggio. La presenza continua e consistente di musica durante la rappresentazione dei tableaux vivants permette al pubblico di avere un accesso immediato, sia al repertorio visivo che a quello musicale.
La musica di Bach in questa dimensione è comunicativa e inclusiva come l’arte di Michelangelo e Raffaello, che rimarrà per sempre atemporale.
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[ tutte le fotografie sono di Daniel Carnevale ]
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