Visto da noi: “Il mostro di Belinda. Metamorfosi di un racconto” di Chiara Guidi

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Chiara Guidi - ph Eva Castellucci

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Non serve definirlo teatro per ragazzi o per bambini, le etichette ingabbiano e restringono mentre questo lavoro di Chiara Guidi in dialogo con Vita Matera apre, scavando nelle viscere profonde dell’inconscio collettivo universale condensato nei miti e nelle fiabe. Se proprio vogliamo definirlo, potremmo farlo con le parole della stessa Guidi la cui trentennale ricerca artistica è sbocciata in una forma di teatro molto particolare: “Il Teatro infantile si rivolge, allo stesso modo, sia ai bambini sia agli adulti, e a ciascuno affida la responsabilità dello sguardo. Ciascuno nel proprio modo.”

La storia è quella comunemente nota de La bella e la bestia ma non si tratta più di Belinda e il mostro bensì del mostro di Belinda. Il racconto subisce una metamorfosi. L’indagine ruota attorno a un gioco di specchi e l’immagine restituita è quella dell’inestricabile dualismo luce/ombra, buono/cattivo, bello/brutto che riguarda entrambi i poli della narrazione.

Belinda, la figlia più giovane ma anche la più bella e buona di un mercante, quella che per amore e abnegazione si consegna spontaneamente alla bestia pur di salvare il padre, scopre e pian piano accetta il mostruoso dentro di sé così come la bestia rivela gradualmente la propria bontà e i tratti di un carattere gentile e assettato di amore. Niente è ciò che sembra, lo sanno bene i bambini le cui giocose voci irrompono nel racconto con le loro domande sconcertanti capaci di rovesciare e scompigliare le rassicuranti certezze degli adulti.

ph Eva Castellucci

L’immagine più significativa dello spettacolo è la rosa, quella che Belinda chiede al padre come unico dono, a differenza delle avide sorelle (nello spettacolo la loro presenza è suggerita da saettanti proiezioni di lucciole) che pretendono beni e ricchezze.

“Una rosa è una rosa è una rosa”. La rosa, in apparenza solo un bel fiore, racchiude dentro di sé una moltitudine di significati e simboli: amore, purezza, bellezza. Ma una rosa ha anche le spine e può fare molto male, può persino far sanguinare. Forse anche nella rosa è racchiusa una parte oscura… così sembrerebbe a vederla crescere sul palco fino a diventare gigantesca, inquietante e perturbante nella sua mostruosa bellezza.

Uno spettacolo in apparenza semplice ma così straordinariamente ricco di suggestioni e rimandi. Il tema è quello abissale del doppio e della parte oscura che si nasconde in ognuno di noi. Belinda è certamente buona ma si scopre cattiva quando abbandona il mostro alla sua dolorosa solitudine. Allo stesso modo, sotto le ripugnanti fattezze di una bestia si può celare un principe, vittima di un incantesimo malvagio. La lettura di Guidi/Matera non mette in discussione la linearità ottimistica della fiaba: il mostro è buono perché è in realtà un principe. Ma se così non fosse? Questo dubbio non è contemplato nello spettacolo ma vale la pena, forse, tenere a mente che non tutti i mostri possono essere redenti grazie alla forza dell’amore. Esiste un lato oscuro che non diventerà mai luce.

Anche la voce e il suono giocano un ruolo di prim’ordine in questa messinscena, frutto della ricerca drammaturgica sulla phoné di Chiara Guidi che qui si avvale ancora una volta della preziosa collaborazione di Scott Gibbons, storico collaboratore della Societas di cui Chiara Guidi è cofondatrice (altrettanto fortunata fu la collaborazione con Gibbons e Matera ne Edipo re di Sofocle e Edipo. Una fiaba di magia).

La scenografia di Vito Matera (che cura anche costumi e luci) è un giardino da fiaba mentre la penombra e il buio favoriscono il dolce scivolamento in una dimensione altra, onirica e sospesa.

ph Masiar Pasquali

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7 – 17 novembre 2024
Teatro Studio Melato, Milano
Il mostro di Belinda. Metamorfosi di un racconto
prima assoluta
da un’idea di Chiara Guidi
drammaturgia Chiara Guidi e Vito Matera
composizione sonora Scott Gibbons
scene, luci, costumi Vito Matera
con Maria Bacci Pasello, Eugeniu Cornițel, Alessandro De Giovanni
con le voci di Demetrio Castellucci, Chiara Guidi, Anna Laura Penna, Giulia Torelli
e con la voce di Lavinia Bertotti
voci infanti Bice e Maddalena Bosso; Eva, Lia e Nora Castellucci; Enrico, Iris e Michele Guerri; Amedeo Matera, Daphne Sophia e Ophelia June Nguyen; Gabriel Rotari; Agata e Federico Scardovi; Mia Valmori
cura del suono Andrea Scardovi
tecnica Francesca Pambianco
realizzazione scene Attosecondo
assistente costumista Chiara Venturini
cura Irene Rossini
direzione di produzione Benedetta Briglia
direzione tecnica Eugenio Resta
equipe tecnica in sede Lorenzo Camera, Carmen Castellucci, Francesca Di Serio, Gionni Gardini, Dario Neri
amministrazione Michela Medri, Elisa Bruno, Simona Barducci, Massimiliano Coli
redazione Cristina Ventrucci
produzione Societas
in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani – Onlus, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

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