Si può raccontare, si può anche solo provare a descrivere il buio? E’ un po’ lo stesso senso di impotenza che assale chi voglia comunicare il vento, una fitta nevicata, qualche odore, sensazioni tattili o percezioni uditive. Non si riesce, infatti, a condividere ciò che i sensi naturali percepiscono e riconoscono in assoluto se non rappresentando o la ‘cosa’ che produce quella percezione o gli effetti concreti su ciò che è tutt’intorno.
Da una decina d’anni, nel circolo ARCI Area Sismica di Ravaldino in Monte (tra Meldola e Forlì), si svolge il “concerto al buio” in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti forlivese. Nel ricco e programma di eventi sempre coordinati da Ariele Monti, oltre a proposte musicali e performances di riconosciuta qualità, c’è infatti un appuntamento che utilizza il linguaggio sonoro nella più totale oscurità. Il pubblico, quindi, già entrando in una sala a luci spentissime è in modalità cieca perché viene accompagnato al posto, guidato ‘mani in spalla’, da un vero non-vedente. E pure gli artisti ospiti, non s’illudano di scamparla, salgono sul palco e suonano in total black. Per molti di loro, spesso una “prima volta” eccezionale.
E’ la magia d’una esperienza memorabile: nessuno escluso ci si trova a condividere la musica senza le distrazioni o i condizionamenti della vista. Il senso più ricco di sfaccettature, di opportunità percettive e sfumature emotive, eppure il più fragile, disorientante, ingannabile.
A nuotare nel buio dell’Area Sismica, lo scorso15 dicembre John Edwards, virtuoso contrabbassista e figura iconica della scena contemporanea internazionale. Nella presentazione del concerto, si legge: “Con oltre trent’anni di carriera, il suo approccio innovativo e l’inesauribile voglia di sperimentare ha ridefinito le possibilità di questo strumento, spingendolo a nuovi confini di timbro, dinamica e intonazione. Edwards, conosciuto per le sue collaborazioni con artisti del calibro di Evan Parker, Paul Lovens e Mulatu Astatke, ha suonato in tutto il mondo, esibendosi in contesti che spaziano dalla musica improvvisata ai più prestigiosi festival in Europa, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Dal 1995 il nostro ospite, con più di 50 registrazioni all’attivo, è considerato un riferimento nella scena musicale londinese, dove si esibisce in circa 200 concerti all’anno”.
Una curiosità, prima dell’esperienza, andava soddisfatta: il grande musicista era già stato qui, e più volte però non ‘a tentoni’. Sentir dire da chi di palcoscenici ne frequenta tanti e dovunque: “This is the best place where to play music”, amichevolmente senza velleità d’intervista, beh…è un grande onore. D’altro canto in questo angolo di Romagna si può incappare in occasioni di cultura sonora con artisti altrove difficilmente acchiappabili.
E’ dal 1991 che Area Sismica ospita una serie di monumenti viventi della musica di ricerca dal free jazz all’elettroacustica, dalla contemporanea alla creativa, diventando nel tempo un punto di riferimento imprescindibile dell’avanguardia internazionale, una tappa fissa (spesso l’unica nel Paese) delle tournée dei maggiori fuoriclasse mondiali. La stagione, in questo posto è realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Forlì, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Emilia-Romagna Music Commission, Art Bonus, Fondazione Masini, Liceo Musicale ‘Canova’.
C’è imbarazzo palpabile, nell’attesa. Anche chi è arrivato in compagnia, capisce che sarà un’esperienza in solitaria, guardandosi (!) dentro. Ovviamente vietatissimi cellulari o altre luci. Poi si sente che chi suonerà si sta sistemando, e dopo poco…
Appunto, come si racconta il buio, quand’anche sonoro? Ognuno, a prescindere dal tipo di musica che t’avvolge, non tarda a capire che sta percependo con qualcosa che possiede ma conosce pochissimo. A parte chi ha confidenza col mondo delle emozioni o è avvezzo giocoforza a limitare l’uso della vista – gli ipovedenti, infatti – per noi comuni mortali l’ascolto in total black è spiazzante. Ogni suono colpisce più a fondo, risuona anche troppo e ricama, colpisce, fa emergere ricordi e l’oscurità può esplodere. Chissà cosa ne penserebbe Freud! Con quanto del ‘sé’ segreto, comunque, ognuno riesce finalmente ad entrare in contatto? Questa è la paura del buio?
Intanto i suoni scorrono…bella la chiosa di chi questo musicista l’ha goduto ad occhi aperti, nel 2021 al festival jazz di Novara: “Solo chi non ha mai assistito ad un concerto di ‘contrabbasso solo’ può essere sfiorato dal dubbio che si tratti d’uno strumento di secondo piano (…) per John Edwards questo strumento diventa il centro di un mondo acustico e sonoro di grande suggestione. Accenti molto nordici – presi senza luce – assumono connotazioni meno fredde. Il resto lo fanno la bravura e l’estro, in una improvvisazione senza confini che va dalla percussione al pizzicato, ai due archetti infilati tra le corde, alle impugnature non ortodosse, in una strabiliante varietà di suoni.” (Mario Grella su “Off Topic Magazine”).
Alla fine, tutti proprio tutti piuttosto stravolti, ma come potrebbe non essere…con le luci che lentamente si rialzano, i commenti s’intrecciano. “Anche con eventi così è possibile far capire come si vive senza la vista – Fabio Strada, referente per l’UICI di Forlì e ‘diversamente vedente’ è, ovviamente, il più ascoltato – c’è un modo particolare di relazionarsi al mondo esterno. Tra le attività che svolgiamo, organizzare il ‘concerto al buio’ completa sia gli incontri didattici nelle scuole, sia l’assistenza a ciechi ed ipovedenti del territorio per le quotidianità. L’ultima esperienza è stata una passeggiata con i bastoni bianchi per il centro di Cesena: con occhiali deformanti ed assistiti da noi, chiunque ha potuto provare cosa significa dover usare altre sensibilità per muoversi. Con la musica è diverso!”
Tanto diverso e tanto profondo provare certe sensazioni che è stato lo stesso Edwards, con coraggio ed entusiasmo, a proporsi: “Si, è stata una ‘prima volta’ – conferma Ariele Monti – Parlando, negli anni scorsi, con un paio di musicisti statunitensi rimasti impressionati dall’esperienza, ha chiesto di poterla fare”. A vederlo ‘dopo’, chiunque se n’è accorto l’altra sera, anche un maestro di grande spessore ed esperienza ne è stato profondamente toccato.
Quando la musica è ‘cieca’, d’altro canto, per farsi sentire davvero finisce per…toccarti.
Visto il 15 dicembre all’Area Sismica di Forlì