
.
Cose belle accadono, a Ravenna.
In questi mesi, nei quartieri Darsena Gulli, San Giuseppe (ex-villaggio ANIC) e Farini, vi è un fitto, ancorché in parte carsico, lavorìo.
Sono in corso numerosi laboratori e incontri, nell’ambito di un articolato progetto artistico e sociale che ha l’obiettivo di «approfondire la conoscenza dei luoghi e dei suoi abitanti, mettendo in luce gli aspetti creativi e innovativi a partire da narrazioni, archivi visivi privati, laboratori di produzione, fotografie, installazioni, proiezione di film di famiglia inediti, eventi teatrali», come spiegano Silvia Savorelli e Giuseppe Pazzaglia dell’associazione Sguardi in Camera che promuove e coordina il progetto, dal titolo Sottocasa, ormai giunto alla sesta edizione e che dal 30 maggio al 10 giugno avrà anche un’apertura pubblica, con un Festival multidisciplinare, diffuso e partecipato.
.
Ci raccontate una sorpresa che questa edizione sta portando, rispetto alle precedenti?
Silvia: Sottocasa è giunto alla sesta edizione e, rispetto a quelle precedenti, in questa la rilanciamo progettualmente grazie al bando ACCCADE della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Ci siamo spinti nel progettare un percorso molto articolato su tre aree periferiche di Ravenna, i quartieri Darsena Gulli, San Giuseppe e Farini, coinvolgendo numerosi professionisti, artisti e realtà locali. Il quid di questa edizione di Sottocasa sono le produzioni artistiche che stanno nascendo, realizzate appositamente per questa edizione, partendo dai materiali visivi privati, dalle memorie delle persone che abitano queste zone della città. Sottocasa è quindi un grande lavoro di rielaborazione, riuso delle memorie e dei vissuti in chiave artistica che prevede la partecipazione degli abitanti stessi. Le novità sono le produzioni create ad hoc: mostre, proiezioni, allestimenti, installazioni, performance nate e pensate per essere presentate negli stessi luoghi in cui si sono sviluppate.
–
Potete nominare qualche lettura, visione o incontro che hanno nutrito la nascita e indirizzato in maniera determinante lo sviluppo di Sottocasa?
Silvia: Che bella e difficile domanda! Non c’è un solo libro, un solo film, una sola mostra che ci hanno ispirato. Ma è il lavoro quotidiano di frequentazione con i materiali visivi privati ad averci nutrito: guardando i film e le fotografie di famiglia ti viene spontaneo scendere in profondità, chiederti, cosa esprime quell’inquadratura e quella sequenza, cosa vale la pena di mostrare/raccontare. Penso comunque che alcune letture ci abbiano influenzato e stimolato: dal lavoro di Alessandro Portelli sulla città Terni, al libro di Benedetta Tobagi sulle donne e la resistenza per restare nell’ambito della ricerca sulla storia orale, ma anche in letteratura penso a Georges Perec e al suo La vita, istruzioni per l’uso, all’immenso lavoro polifonico fatto da Svetlana Aleksievič, ma anche in parte a Orhan Pamuk e al suo Museo dell’innocenza che ha ispirato una delle nostre mostre nel 2022, Guardare dentro.
Sul cinema, gli esempi sono troppi per citarne anche solo uno, ma sicuramente i film realizzati con materiali d’archivio, che entrano in contatto diretto con la realtà e i luoghi che raccontano, in questo caso il lavoro che da anni sta facendo Home Movies Archivio nazionale del Film di famiglia, è stato una fonte costante di ispirazione, noi lo consideriamo la nostra “casa-madre”!
Inoltre, in questi anni abbiamo proposto per la rassegna CineSpeyer che organizza Villaggio Globale molti film che provengono dal Premio “Unarchive Cesare Zavattini” della Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico di Roma, film che rielaborano i materiali di archivio, dando una rilettura della nostra contemporaneità.
.

.
In che modo questo progetto si inscrive nelle attività della vostra associazione e quali peculiarità presenta, rispetto al resto del vostro lavoro?
Silvia: Sguardi in Camera è nata a Ravenna nel 2017 con la prima campagna di raccolta che invitò i ravennati a consegnarci i film della propria famiglia con l’intenzione di partecipare al progetto di narrazione collettiva sulla storia della città. Con Home movies – Archivio nazionale dei film di famiglia, ci siamo chiesti quale fosse il modo migliore per restituire alla città quanto avevamo raccolto. Per noi è fondamentale – oltre a ricercare, raccogliere, conservare, catalogare e digitalizzare le pellicole 8mm, 9,5mm, super8 e 16mm – la fase della valorizzazione.
Desideriamo far capire alle persone, non solo a chi ha partecipato donando i propri materiali visivi privati, l’importanza di questo patrimonio, un bene culturale a tutti gli effetti, che è innanzitutto una fonte per la storia, una storia del Novecento inedita e sconosciuta. Sottocasa, questo progetto di narrazione nei luoghi e sui luoghi periferici, è una delle nostre linee di sviluppo, la valorizzazione dei materiali riuniti nelle diverse campagne di raccolta, per raccontarci, per conoscerci e riconoscerci come comunità.
.
Sottocasa è un’azione plurale, che coinvolge numerose realtà del territorio ravennate. Quali sono e cosa fanno, in concreto?
Giuseppe: Sottocasa si basa su una rete di associazioni e professionisti con cui collaboriamo da tempo e condividiamo modalità di intervento culturale e sociale. Ogni singola realtà interviene nel progetto con la propria specificità e competenza, garantendo così una pluralità di professionalità, conoscenze e preparazione che completano quelle di Sguardi in Camera e che diventano indispensabili per la qualità del progetto. In ordine alfabetico: Accademia Marescotti è un centro di formazione professionale attoriale teatrale e cinematografica e per Sottocasa metterà in scena Voci, uno spettacolo teatrale ispirato alle vite degli abitanti dei quartieri Darsena Gulli e San Giuseppe; ACER Azienda Casa Emilia-Romagna sede della provincia di Ravenna ci aiuterà a individuare le location più adatte e a svolgere un importante lavoro di mediazione; Fondazione Home Movies (Bologna) primo archivio in Italia dedicato al patrimonio filmico privato, familiare, amatoriale, industriale, sperimentale italiano collaborerà con noi nella digitalizzazione delle pellicole in formato ridotto e nella programmazione di una selezione di film di famiglia; Panda Project compagnia e laboratorio teatrale, si occupa di teatro, progetti site-specific, audioguide, spettacoli dal vivo e per Sottocasa realizzerà i podcast che racconteranno aspetti legati ai quartieri che ospitano il progetto; Tiratura è un hub innovativo per la pedagogia dell’immagine e la narrazione visiva, è coinvolto su tre fronti nell’ambito di Sottocasa: un laboratorio di fotoromanzo partecipativo per adolescenti e preadolescenti; un laboratorio di fotografia contemporanea con giovani fotografi per la realizzazione di progetti documentari nei quartieri oltre alla ideazione e sviluppo dell’identità visiva del progetto; Villaggio Globale cooperativa sociale, si occuperà della cura di parchi e piazze affinché risultino più belli e puliti. Inoltre, verrà ricostruita la storia dell’accoglienza di coloro che, negli anni ’90, fuggendo dalla guerra in Bosnia, trovarono rifugio a Ravenna.
Fanno parte del gruppo anche professionisti: l’architetto Gioia Gattamorta ha progettato e cura il Laboratorio di sperimentazione linguistica sulla città Scuola Casa Strada Quartiere: spazi da abitare. Ri-Conosciamoci nella Piazza; Vanessa Mangiavacca si occupa dello sviluppo dei progetti di valorizzazione per la Fondazione Home Movies ed è direttrice organizzativa e coordinatrice della programmazione del festival Archivio Aperto e sta predisponendo un kit per cercare di valutare l’impatto culturale e sociale che le varie azioni di Sottocasa avranno sui destinatari e Michele Pascarella si occupa di teatro contemporaneo e tecniche di narrazione, studioso di arti performative e in Sottocasa cura la comunicazione social e l’ufficio stampa.
Infine, ricordiamo il Comune di Ravenna, e attraverso la collaborazione con il Festival delle Culture – che affronta in modo interdisciplinare e fornendo chiavi di lettura, i temi dell’intercultura di oggi – inserirà nel programma delle sue iniziative del 2025 alcuni eventi e azioni di Sottocasa.
La Quercia, centro sociale e ricreativo autogestito e Quake, centro giovanile, entrambi sono punti di riferimento nel quartiere Darsena Gulli che si distinguono per le attività che svolgono per la comunità, il primo nei confronti della terza età, il secondo rivolto agli adolescenti e FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta di Ravenna che prestano i loro servizi nell’organizzazione delle visite guidate in bicicletta.
.

.
La particolarità di Sottocasa sono le azioni artistiche site-specific progettate e realizzate in luoghi poco conosciuti e frequentati dove normalmente non si consumano eventi culturali – come cortili e spazi comuni di case popolari ACER, parchi e giardini decentrati, centri di aggregazione giovanili – che si rivolgono a un pubblico che abitualmente non frequenta spettacoli e azioni culturali. Oltre a «portare la montagna da Maometto», per così dire, quali altre attenzioni occorre mettere in atto affinché i contenuti che voi proponete siano accolti e recepiti dalle persone con cui lavorate?
Giuseppe: Alle difficoltà (logistiche, pratiche, burocratiche, ecc.) da affrontare ogni volta che si intraprende un progetto di intervento site-specific in contesti inusuali si affianca, il tentativo, la sfida, di riuscire a farsi accettare, a instaurare un clima di accoglienza e di partecipazione da parte delle persone che in quelle situazioni ci abitano. Cerchiamo l’aiuto e l’assistenza sia di strutture che di operatori impegnati nel campo, che si fanno garanti e che ci introducono negli ambienti.
Ci siamo trovati a doverci misurare con difficoltà, tensioni, conflitti antecedenti al nostro intervento, ma che la nostra presenza acutizzava, perché vista come una sorta di provocazione, ci avvertivano come “fuori luogo”. Dobbiamo superare diffidenze, il coinvolgimento diretto e la fase di presentazione sono indispensabili, così come sottolineare le nostre finalità. A volte ci riusciamo, a volte meno. Inoltre, cerchiamo di dare continuità alla nostra presenza e alla nostra azione, i legami che si creano vanno mantenuti al di fuori dell’esperienza di Sottocasa che è unica, dura qualche week end e poi resta un anno di vuoto che non è produttivo in termini di relazione e di presenza.
–
Tra le molte attività in programma vi sono laboratori intergenerazionali di educazione visiva, di narrazione orale a partire dalle fotografie familiari e di sperimentazione linguistica sulla città, percorsi di auto-narrazione rivolti ad alcune famiglie con background migratorio e una campagna fotografica per raccontare i quartieri e i loro abitanti. Quale principio regola l’individuazione di cosa-proporre-dove-e-con-chi?
Giuseppe: Il principio che ci spinge è quello della necessità che nasce dalla frequentazione nelle zone delle periferie, dal confronto e dall’ascolto con le persone e dal considerare che la nostra azione non termina in sé stessa, ma si apre e trova le sue declinazioni, si confronta e mescola i linguaggi. Quindi Sottocasa è un’iniziativa necessaria? A nostro avviso, sì, oggi ancora di più. Sguardi in Camera ha fin dall’inizio questo approccio che il tempo e le pratiche stanno affinando, niente di esclusivo tantomeno di assoluto: è così che noi sentiamo il nostro agire.
.

–
Al Festival di fine maggio / inizio giugno sono previste, nei quartieri Darsena Gulli, San Giuseppe e Farini, mostre di fotografie, spettacoli, visite guidate, proiezioni di film di famiglia, installazioni site-specific e percorsi urbani in bicicletta. Ci date qualche ulteriore anticipazione?
Giuseppe: Il nostro sforzo è costruire e proporre un progetto, un intervento culturale e sociale, che abbia caratteri di omogeneità, pur nella diversità dei linguaggi affrontati. La ricerca alla base del processo, tracciare un confine prossimo alla vita delle persone e dei cittadini, delle famiglie, l’elaborazione e la proposta negli stessi ambiti, contestuali e personali, che li hanno generati. Di conseguenza, vorremmo che Sottocasa fosse percepito come una proposta unitaria e strutturata. Rispondiamo volentieri alla tua domanda con due “anticipazioni”: la produzione di un intervento teatrale in collaborazione con l’Accademia Marescotti dove gli allievi del corso di recitazione si esibiranno nel saggio finale su testi nati dalle ricerche di Sottocasa e in un contesto molto particolare, immerso nel quartiere Darsena Gulli. E segnaliamo una campagna fotografica che interessa i fotografi Talita Virginia de Lima e Walter Costa (Tiratura) e tre giovani autori, Lorenzo Pasini, Aliy Soltan Toumi e Blessing Oghogho, incaricati di indagare e documentare la vita nei quartieri Darsena Gulli e San Giuseppe. Le fotografie dei cinque fotografi saranno esposte nei quartieri, nei muri, nelle strade, nei palazzi, farà seguito anche una pubblicazione.
.
Sottocasa vuole contribuire a smentire il senso comune sui quartieri periferici, sconosciuti e poco frequentati, spesso considerati solamente luoghi pericolosi e degradati. Negli anni avete verificato progressi, in tal senso?
Silvia: In queste cinque edizioni di Sottocasa abbiamo ottenuto risultati per noi significativi. Non tanto in termini numerici di partecipazione, anche se sono stati molto interessanti, ma perché la nostra azione è rimasta nei luoghi (come le fotografie affisse nel corso delle precedenti edizioni che sono ancora visibili ed esposte nelle vie Lanciani e Fiume del quartiere Darsena Gulli).
Ci sentiamo dire anche oggi: “Ah… ma voi siete quelli che hanno reso la mia via più interessante con tutte quelle fotografie esposte negli sportelli dei contatori!” Inoltre, dove abbiamo realizzato proiezioni e performance teatrali, negli spazi comuni delle case ERP, la riapertura e l’attenzione posta in quegli spazi, spesso in disuso, ha permesso poi il riaccendersi dell’attenzione e della cura da parte dei condomini che hanno ricominciato a riutilizzarli in modo più consapevole.
L’intento di Sottocasa è quello di far percepire a chi abita in contesti ritenuti periferici, che esiste una bellezza e una ricchezza in questi luoghi che vanno individuate, elaborate, fatte conoscere e mostrate a tutti, compresi gli altri abitanti della città e ai turisti.
.

–
Infine: chi volesse informazioni su come partecipare alle attività di questi mesi o sul programma del Festival di fine maggio / inizio giugno cosa deve fare?
Giuseppe: Gli strumenti che utilizziamo per informare sulle nostre attività sono semplici e mirano a creare con il tempo e la costanza, una comunità di riferimento: il sito internet dell’Associazione Sguardi in Camera a cui è possibile iscriversi e ricevere newsletter periodiche, i canali social quali Facebook e Instagram che sono aggiornati con frequenza. Inoltre, attiveremo canali più “tradizionali” come l’informazione alla stampa e ai siti locali, manifesti e pieghevoli distribuiti nei quartieri e in città.
Quindi, Sottocasa 2025: stay tuned!
.