
Un’installazione multimediale per celebrare la tenacia e la solidarietà femminile nella lotta per il diritto al lavoro: così le fotografe Matilde Piazzi e Nadia Del Frate dell’associazione Grabinski Point APS descrivono la loro opera Sorelle d’Italia: il lusso di Resistere, allestita nella piazza coperta della Biblioteca Sala Borsa di Bologna e visitabile fino al 15 marzo.
L’installazione si compone di una serie di ritratti, di un video corale e di un Manifesto, e racconta l’esperienza delle lavoratrici de La Perla — azienda italiana specializzata in lingerie di lusso fra le più note a livello nazionale e internazionale — licenziate senza tutele a seguito di una serie di crisi finanziarie che hanno colpito il dipartimento di via Enrico Mattei (Bologna).
Molte di queste professioniste del settore si sono unite per denunciare i giochi di speculazione subiti dall’azienda, arrivando a costituirsi come un vero e proprio collettivo, UnicheUnite, la cui lotta si estende a rivendicazioni femministe sul diritto al lavoro e alla denuncia dell’incapacità del sistema capitalista di riconoscere il vero valore dietro al cosiddetto “capitale umano”: le persone, insostituibili, uniche e indispensabili.
La vicenda
La Perla è uno storico marchio italiano di lingerie di lusso fondato nel 1954 a Bologna dalla sarta Ada Masotti. Nel corso dei decenni, l’azienda ha ampliato la sua produzione includendo costumi da bagno, biancheria da notte e prêt-à-porter, diventando un simbolo del Made in Italy nel settore della moda intima. A partire dagli anni 2000, La Perla ha affrontato diverse difficoltà finanziarie, tanto che la famiglia Masotti arriva a cedere l’azienda all’imprenditore californiano Jeff Hansen. Le problematiche però persistono e nel 2013 La Perla viene messa all’asta e acquisita dall’imprenditore Silvio Scaglia. Gli sforzi per rilanciare il brand sono ancora vani, a tal punto che nel 2018 l’azienda viene nuovamente venduta a una società straniera, l’olandese Tennor, ma si continuano a registrare perdite significative: in cinque anni, oltre 1000 lavoratrici vengono licenziate senza ammortizzatori sociali. Passata sotto gestione londinese, La Perla Management, a novembre 2023 l’azienda viene messa in liquidazione, seguita dalla dichiarazione di insolvenza del 26 gennaio 2024 da parte del tribunale di Bologna. Una situazione che ha lasciato in sospeso oltre duecento dipendenti, per la maggior parte donne, mentre due delle tre entità dell’azienda hanno esaurito anche i 12 mesi di cassa integrazione.
Le lavoratrici rimaste hanno organizzato presidi davanti allo stabilimento di Bologna, chiedendo un progetto concreto sia per il mantenimento della produzione sul territorio bolognese, sia per garantire continuità occupazionale. A gennaio 2025 è stato indetto un bando per la vendita unitaria del Gruppo La Perla, con scadenza il 10 febbraio. «Dopo che l’azienda è stata scorporata in tre unità – afferma Stefania Prestopino, una delle dipendenti e portavoce di UnicheUnite – speriamo in un soggetto industriale che abbia intenzione di valorizzarla e non di svuotarla. Noi lavoratrici siamo risorse, non costi».

L’installazione
Le fotografe Matilde Piazzi e Nadia Del Frate si sono trovate nel bel mezzo della crisi de La Perla nel 2023, in quanto lavoratrici nell’e-commerce. «Ciò che ci ha mosso nella realizzazione di quest’opera – racconta Del Frate – non è stata solo la comune perdita del lavoro ma anche di un contesto fortemente comunitario. Quest’ultimo però si è trasformato in un movimento femminista e creativo, a cui noi volevamo contribuire. Sorelle d’Italia vuole essere allora un invito pubblico alla partecipazione, anche attraverso la raccolta fondi promossa da Produzioni dal basso per sostenere l’allestimento».
L’installazione ha coinvolto diciannove lavoratrici de La Perla, ritratte in una serie di icone, ispirate all’arte moderna. «La nostra intenzione – spiega Piazzi – è stata quella di elevare il racconto oltre il reportage. Siamo dunque partite dal logo, per poi scegliere di ritrarre le protagoniste in piccole icone, come sante e martiri, mentre da Guido Reni viene l’ispirazione della marcia, in cui le lavoratrici guardano in camera tenendosi per mano. Sorelle d’Italia è dunque una testimonianza di resistenza e poterla allestire in un luogo vivo nel cuore della città come la Salaborsa ha una valenza molto forte, che ci pone in dialogo anche con gli altri segni di resistenza, come il sacrario dei partigiani all’ingresso della biblioteca».
«Un esempio di forza e di solidarietà»
Così la vicesindaca Emily Clancy ha definito la lotta delle lavoratrici de La Perla durante la conferenza stampa del 24 febbraio 2025, a cui si è aggiunto Sergio Lo Giudice, capo di Gabinetto di Comune e Città metropolitana con delega al Lavoro: «È una lotta che lascerà il segno, non solo per le modalità originali e creative con cui si esprime, ma anche per la natura stessa del movimento. Se si dovesse perdere il capitale umano di queste maestranze, l’azienda ne risulterebbe depauperata: è la sapienza e l’alta specializzazione professionale di queste lavoratrici che fanno de La Perla uno dei marchi di manifattura di lusso più riconosciuti in Italia e all’estero per la qualità dei prodotti».
UnicheUnite, anche attraverso la mostra Sorelle d’Italia, è dunque un movimento che si spinge oltre le vertenze contingenti, estendendosi in una lotta per affermare l’uguaglianza dei diritti sul lavoro, per restituire valore alla professionalità e per salvaguardare i saperi e tecniche che si tramandano da generazioni. Tra le iniziative in tal senso, l’8 marzo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, le visitatrici e i visitatori dell’installazione potranno portare a casa una copia del Manifesto delle lavoratrici, esposto in mostra: un gesto simbolico per sensibilizzare sul tema del lavoro come strumento di emancipazione, coinvolgendo la cittadinanza nella rivendicazione della parità, della dignità e dell’unicità dell’individuo.