Meco “indiano”, testimone dell’armonia nativa

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Visione, illuminazione, trance estatica, rivelazione… I Cristiani parlano di vocazione, eppure certi fenomeni legati all’essere “stati chiamati” c’entrano solo in parte con la religione, come appaiono più profondi se sono spontanei, non drogati. Quando succedono, e chiunque ne può fare esperienza, alle anime tanto ipersensibili quanto saggiamente un po’ folli (!) possono cambiare la Vita. Fino a ribaltarla completamente.

Il Lago Lungo, incastonato nell’Appennino romagnolo dell’alto Savio sopra San Piero in Bagno, insieme al lago Pontini appena più su, è bellissima immersione nella natura alla portata di tutti. Al limitare delle sue sponde, chi va a passeggiare s’incuriosisce riconoscendo un vero e proprio villaggio ‘pellerossa’, con tende a cono, spazi comuni arredati coi simboli dei riti tribali, ripari sottoroccia attrezzati vicino ad una sorgente d’acqua pura, sentieri curati con ponticelli in legno e perfino la palestra d’ardimento per aspiranti guerrieri.

Lì, dentro al tepee più grande, vive Meco.

Da 15 anni abbondanti, il Parco Indiano Incontri Nativi – nella ‘rete’, in questo modo, lo si trova subito – è realtà accogliente aperta a chi voglia conoscere le radici spirituali dei popoli rimasti fedeli  alle tradizioni. Insomma, pur se la burocrazia ha liquidato tutto come “Luogo Ludico” (e va bene così, le necessarie scartoffie s’accontentano di parole rigide, non usano la fantasia…), di fatto lassù non è Disneyland bensì un posto dove, anche in modo spensierato, si può fare Cultura.

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Il padrone di casa si è inventato tutto quando, in seguito – appunto – ad una inspiegabile intuizione arrivata in fase personale molto delicata, decise di seguire l’istinto, facendo fare le capriole alla sua vita. Non incoscienza, però, né per gioco ebete: chi arriva a certe scelte merita rispetto e sincera ammirazione. Tutti sappiamo che accade: esempi come il nostrano Roberto Mercadini, ora apprezzato autore e grande interprete dei suoi monologhi, in origine brillante ingegnere informatico; o Filippo Peruzzi, diventato ottimo gelataio in zona stadio a Cesena dopo anni come valido bancario; fino a Stefano Bollani che al Conservatorio schiumava sangue sul pianoforte super-accademico e nottetempo volava sulla tastiera col jazz più scatenato.

L’esistenza tranquilla da ragioniere competente, con una avviata attività di assicuratore ed un buon livello sociale…tutto viene sconvolto da eventi non voluti. E’ a quel punto che arriva la sua potente “visione”, ispirazione creativa che scuote ogni certezza. Con enorme coraggio, uno stimato nativo di quest’angolo di Romagna rinuncia a tutto, perfino al suo nome civile, e va a vivere solitario in mezzo al bosco. Da allora diventa Meco indiano ed appartiene ad un altro popolo, quello dell’Umanità che si riconosce, tutta intera, in un unico Spirito. Insomma, un nativo universale.

Consumismo è delirio di onnipotenza: il mondo Occidentale, nell’illusione delle risorse infinite, sfrutta ciecamente la Natura negando così, oltre che distruggere, le radici stesse della Vita. Tutt’altro dall’atteggiamento rispettoso, umilmente sacrale delle genti indigene, che difendono e trasmettono attraverso la loro storia e usanze e tradizioni, culture ancestrali straordinarie.

Meco non è andato a fare l’eremita sbattendo la porta al resto del mondo, perché nel suo sogno di “nuova esistenza” c’è proprio l’intenzione di creare uno spazio d’incontro, per meglio conoscersi, di tutti i popoli nativi. Così, anche grazie ad una grande esperienza e tanti fertili contatti, continuamente salgono al Lago Lungo persone da ogni dove per ritrovarsi, organizzare eventi, raduni, riti sacri o profani, scambi di idee tra Cuori e Menti aperte e curiose.

Ogni incontro è aperto a tutti, ed è sempre esperienza arricchente. Per non parlare delle scolaresche o gruppi organizzati dei più diversi, che anche solo in brevi visite al villaggio riescono a percepire qualcosa delle profondità, del sentire nativo. Del rispetto che merita ogni Creatura.

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Al Parco non si paga biglietto d’ingresso.

Il buonsenso suggerisce di lasciare un’offerta libera: l’ospite anche se non ha bollette da pagare, comunque così ha trovato il modo discreto di affrontare le esigenze vitali.

Come, ad esempio, la legna in inverno a nutrire un’efficiente vecchia stufa in ghisa.

Per il resto, questo testimone della spiritualità naturalmente umana – si può dire “laica”, quindi – va avanti con l’aiuto di tanti.

Perché non si riesce ad evitare di volergli essere amico, né desiderare di tornare a trovarlo.

Con lui capisci a naso la differenza tra ‘conoscenza’ e ‘sapienza’: i bambini piccoli lo adorano subito, istintivamente.

Quant’è difficile raccontare questa storia incredibile col rispetto che merita…un mistico? Un quasi sciamano? Oppure un “fuori-di-testa” e piantarla lì? In molti ci hanno provato, ma ogni definizione va stretta: sarebbe come voler incasellare il cielo, il mare. Uno dei recenti tentativi si rintraccia tra i bei servizi giornalistici di “the pillow”, contenuti on-line dedicati a luoghi e persone nascosti ma interessanti d’Italia. Andrea Nonni e Alessandro Zattini hanno firmato L’uomo che vive in tenda intervistandolo l’anno scorso.

Da Meco chiunque è benvenuto: appoggia gentilmente sugli occhi altrui le sue iridi verde-giada e, siccome non ci si sente giudicati ma presi così come si è, ti sorprendi a raccontargli cose segrete.

La parola giusta lui sa trovarla senza mai esagerare, ed è indescrivibile sollievo perché ognuno percepisce un senso primitivo di Armonia con sé stessi e col Creato.

In fondo, siamo tutti nativi

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