Lara Sansone ci racconta La Festa di Montevergine

0
30

.

Tra pochi giorni il Teatro Sannazaro di Napoli si preparerà a diventare nuovamente La Festa di Montevergine (dal 28 febbraio al 16 marzo) trasformandosi nella scenografia e nell’ambientazione del testo monumentale di Raffaele Viviani, portato in scena per la regia di Lara Sansone, attrice d’esperienza e da tre anni volto di Un Posto al Sole.

Quest’anno è una data importante per Lei ma anche, ci permettiamo, per tutto il teatro napoletano: sono trent’anni che è scomparsa sua nonna, Luisa Conte, attrice eduardiana, che ha fatto la storia del teatro partenopeo, e che ha riportato il Teatro Sannazaro ai fasti di un tempo, mentre cento sono gli anni trascorsi dalla sua nascita. Quali sono le sensazioni e i ricordi, in scena ma anche privati, che ancora la legano a sua nonna?

“Sono moltissimi i ricordi che mi legano alla figura di mia nonna, che oltre a essere stata una grande attrice è stata anche un grandissimo punto di riferimento per il Teatro Sannazaro di cui era autentica anima. Parlare di Luisa Conte significa parlare di impegno e rispetto per il pubblico, questo è stato il suo più grande insegnamento. E’ stata una donna tenace e un artista rispettosa di un segmento di repertorio che non ha mai abbandonato. Amante della città di Napoli, dalla quale non è mai voluta andar via, una delle ultime maestre d’arte, capocomico che ha tenuto a battesimo tanti dei protagonisti della scena italiana, tanto che la sua compagnia veniva a giusto titolo considerata una delle ultime botteghe teatrali. Per me è stata una nonna amorevole , una maestra infaticabile e un esempio che non svanirà mai”.

Per questo spettacolo ha vinto il Premio Flaiano, immagino una grandissima soddisfazione, una consacrazione, se ce ne fosse stato bisogno. Che effetto ha avuto su di Lei la notizia di questo riconoscimento?

“Superfluo dire che il Premio Flaiano è stato per me motivo di grande orgoglio, vincere il Flaiano con uno spettacolo quale La Festa di Montevergine di Raffaele Viviani lo è stato ancora di più perché significa che il percorso che ho intrapreso a sostegno e tutela del grande repertorio classico partenopeo ha avuto un senso. Assolutamente non una consacrazione, piuttosto una responsabilità, un incentivo ad andare avanti con maggiore impegno, con maggiore senso del dovere e con più tenacia”.

Quali sono i tratti dell’opera La Festa di Montevergine che la rendono ancora un testo attuale? Cosa rappresentava la Festa e che cosa rappresenta oggi? Cos’è rimasto?

La Festa di Montevergine non è solo uno spaccato d’epoca, ma parla di sentimenti, di devozione, di gioia, di tradimento, di sfarzo, di vanità, di carità. Questi elementi distintivi non hanno epoca. Magari sono cambiati usi e costumi e questi ce li racconta magistralmente Raffaele Viviani, ma il sentimento è il medesimo. La Festa di Montevergine resta una delle ultime grandi feste della Campania. Mamma Schiavona è ancora oggi punto di riferimento di tanti devoti, madre inclusiva ed accogliente il cui culto non conosce discriminazione di genere”.

Questa è un’opera corale, con una quarantina di personaggi che si avvicendano: ci può fare una panoramica su questo ventaglio di ruoli, parlandoci anche degli attori che li portano in scena prestando loro corpo e voce?

“I personaggi di Raffaele Viviani restano emblematici nella memoria di quanti li conoscono, li amano e li frequentano. Se in questo testo Papele lo scugnizzo ritorna alla guida del tiro a tre, la preghiera dello zoppo incantava e commuoveva ieri come oggi con la sua poesia fantastica, la maestra, il sanguettaro, comici dell’azione scenica coinvolgono ancora oggi, Rafaele attunaro il protagonista della vicenda ammalia e tutti i ruoli, che non sono secondari perché in Viviani non esistono ruoli minori, sono perfettamente calibrati come in una partitura preziosa della quale tutti risultano essere protagonisti. La nostra compagnia è affiatata e succede che possa cambiare qualche attore come capita spesso negli spettacoli che vanno avanti per tanto tempo. Il nostro spettacolo ha visto crescere i piccoli artisti bambini, invecchiare qualche attore che ha cambiato ruolo, ma conserva una verità di fondo, la sua essenza più potente ovvero le radici della nostra tradizione”.

Che tipo di lavoro è stato fatto sulla messinscena? Sarà classica o saranno presenti anche tocchi contemporanei? E’ fedele a quella di Viviani o ci sono piccole o grandi spostamenti? Sarà un’esperienza immersiva, intensa, totalizzante, il teatro stesso sarà trasformato, come e in che direzione avete lavorato in questo senso?

“La rappresentazione è fedele al copione originale, che è come una partitura e quindi perfettamente organico, non può essere modificato. La messa in scena a differenza è più arbitraria, di taglio contemporaneo. Nella mia personalissima lettura, l’azione coinvolge tutta la struttura che per l’occasione si spoglia delle poltrone, lasciando posto ai tavolacci, alle luminarie, al vino rosso, ai taralli, per trasportare idealmente lo spettatore all’interno della magia della festa”.

Ormai La Festa di Montevergine è un must, un cult. Sente che è cambiata negli anni la sua percezione e ricezione da parte del pubblico? E la platea da chi è composta, amatori maturi o anche le giovani generazioni sono incuriosite dalla storia e dalle fondamenta del teatro napoletano?

“Il lavoro svolto sul territorio è oggi sicuramente più tangibile. Ci riconoscono come luogo simbolo dove incontrare la tradizione popolare partenopea, la fama della nostra struttura d’altra parte ci agevola, il Teatro Sannazaro è stato la casa di Eduardo Scarpetta, dei fratelli De Filippo, di Nino Taranto e di Luisa Conte, ovviamente. Gli spettatori che affollano le nostre serate non sono solo napoletani, vengono da tutta Italia e posso dire che abbiamo anche un pubblico internazionale, complice anche l’abitudine a frequentare la nostra sala per il Cafe’ Chantant che è un tipo di teatro molto trasversale. D’altra parte, è giusto che per conoscere la cultura di un posto si vada a vedere qualcosa di veramente tipico, non folkloristico ma schiettamente tradizionale”.

Che cosa può, ancora oggi, insegnarci La Festa? Cosa ci dice, cosa ci racconta?

“Malgrado i diversi aspetti più ludici, più divertenti da classica commedia, io credo che La Festa di Montevergine possa riportarci all’essenza del culto Mariano, ai sentimenti, all’umiltà”.

Il Perdono è uno dei caposaldo dello spettacolo, qual è il suo personale concetto di Perdono?

“Il senso del perdono è profondamente radicato in me. Non si può prescindere dal perdono nella vita, senza non si cresce, non si va da nessuna parte”.

.

Previous articleInabissarsi di Aldo Nove. Brevi note su un libro inesauribile
Next articleLa Rivoluzione di Andrea Chénier
Sono laureato in Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2004 e critico teatrale. Ho scritto, tra gli altri, per i giornali cartacei Il Corriere di Firenze, per il Portale Giovani del Comune di Firenze, per la rivista della Biennale Teatro di Venezia, 2011, 2012, per “Il Fatto Quotidiano” e sul ilfattoquotidiano, per i mensili “Ambasciata Teatrale”, “Lungarno”, per il sito “Words in Freedom”; per “Florence is You”, per la rivista trimestrale “Hystrio”. Parallelamente per i siti internet: succoacido.it, scanner.it, corrierenazionale.it, rumorscena.com, Erodoto 108, recensito.net. Sono nella giuria del Premio Ubu, giurato del Premio Hystrio, membro dell'A.N.C.T., membro di Rete Critica, membro dell'Associazione Teatro Europeo, oltre che giurato per svariati premi e concorsi teatrali italiani e internazionali. Ho pubblicato, con la casa editrice Titivillus, il volume “Mare, Marmo, Memoria” sull'attrice Elisabetta Salvatori. Ho vinto i seguenti premi di critica teatrale: il “Gran Premio Internazionale di critica teatrale Carlos Porto '17”, Festival de Almada, Lisbona, il Premio “Istrice d'Argento '18”, Dramma Popolare San Miniato, il “Premio Città di Montalcino per la Critica d'Arte '19”, il Premio “Chilometri Critici '20”, Teatro delle Sfide di Bientina, il “Premio Carlo Terron '20”, all'interno del “Premio Sipario”, “Festival fare Critica”, Lamezia Terme, il “Premio Scena Critica '20” a cura del sito www.scenacritica.it, il “Premio giornalistico internazionale Campania Terra Felix '20”, sezione “Premio Web Stampa Specializzata”, di Pozzuoli, il Premio Speciale della Giuria al “Premio Casentino '21” sezione “Teatro/Cinema/Critica Cinematografica e Teatrale”, di Poppi, il “Premio Carlos Porto 2020 – Imprensa especializada” a Lisbona. Nel corso di questi anni sono stato invitato in prestigiosi festival internazionali come “Open Look”, San Pietroburgo; “Festival de Almada”, Lisbona; Festival “GIFT”, Tbilisi, Georgia; “Fiams”, Saguenay, Quebec, Canada; “Summerworks”, Toronto, Canada; Teatro Qendra, Pristhina, Kosovo; “International Meetings in Cluj”, Romania; “Mladi Levi”, Lubiana, Slovenia; “Fit Festival”, Lugano, Svizzera; “Mot Festival”, Skopje, Macedonia; “Pierrot Festival”, Stara Zagora, Bulgaria; “Fujairah International Arts festival”, Emirati Arabi Uniti, “Festival Black & White”, Imatra, Finlandia.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.