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Lo spettacolo Salveremo il mondo prima dell’alba, presentato da Carrozzeria Orfeo ieri, 14 febbraio, al Teatro Masini di Faenza, si inserisce in una prassi che da anni l’ensemble sperimenta, nella contaminazione tra generi, stili e registri linguistici.
Questo spettacolo articola, ancor più di precedenti produzioni, una costitutiva (e a tratti forse intenzionalmente disorientante) molteplicità di piani narrativi, tematici e linguistici, oscillando tra la commedia brillante, dramma esistenziale e fantascienza distopica.
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TRA UMORISMO E RIFLESSIONE
Dall’affermazione con Thanks for Vaselina, passando per Animali da bar e Miracoli metropolitani, Carrozzeria Orfeo ha sempre lavorato su un intreccio tra umorismo grottesco e riflessione pop sulla società.
In Salveremo il mondo prima dell’alba questa tendenza si amplia ulteriormente: la satira si mescola al dramma e il surreale si sovrappone al reale.
È in tal senso esemplare l’interpretazione di Sebastiano Bronzato, che si distingue per la finezza e la ricchezza di sfumature con cui cesella il suo personaggio. Il suo lavoro attoriale, sottile e calibrato, rappresenta un ottimo contrappunto ai tratti più marcati delle altre figure in scena, creando un equilibrio dinamico tra momenti e climi diversi.
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TRA TEATRO E FILOSOFIA
Un elemento peculiare di questa produzione è la consulenza filosofica di Andrea Colamedici, fondatore di Tlon, progetto di ricerca e divulgazione culturale e filosofica.
La riflessione si intreccia con il linguaggio scenico, richiamando la tradizione di un teatro che da sempre ha dialogato con il pensiero: da Aristotele e la catarsi tragica a Brecht e la sua dialettica teatrale, fino alla contemporaneità postdrammatica.
Il teatro postdrammatico, così come definito da Hans-Thies Lehmann e in cui forse si potrebbe inscrivere Salveremo il mondo prima dell’alba, ha profondi legami con la filosofia contemporanea. Autori come Gilles Deleuze, Jacques Derrida e Jean Baudrillard hanno influenzato le forme teatrali che si allontanano dalla narrazione lineare per abbracciare la molteplicità, la simultaneità e la decostruzione del linguaggio.
Il postdrammatico diventa, anche in questa creazione di Carrozzeria Orfeo, luogo in cui il pensiero si fa carne e scena, superando la gerarchia tradizionalmente testo-centrica tra drammaturgia e rappresentazione e aprendo nuovi possibili orizzonti di senso.
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TRA IRONIA E DISTACCO
Uno dei tratti distintivi dello spettacolo è il reiterato, finanche costitutivo uso dell’ironia, che diventa meccanismo di distacco emotivo e insieme di coinvolgimento. Se la risata nasce quando il dramma non ci tocca troppo direttamente, essa si raggela quando diventa eccessivamente pervasivo. Questo gioco tra divertimento e inquietudine attraversa la storia del teatro: da Aristofane a Dario Fo, fino all’assurdo tragico di Karl Valentin, l’ironia è sempre stata uno strumento per smascherare la realtà e metterne in discussione le fondamenta.
Aristofane, con le sue commedie politiche e surreali, usava la risata come strumento di denuncia sociale. Dario Fo, nel secolo scorso, ha ripreso questa tradizione adattandola alle contraddizioni del suo tempo, utilizzando la giullarata per sbeffeggiare i meccanismi di potere. Karl Valentin, invece, portava l’ironia al punto di implosione, creando situazioni comiche che si trasformavano in inquietanti quadri della condizione umana. Questi tre Maestri nascosti è forse possibile rintracciare, tra le pieghe di questa creazione.
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TRA QUOTIDIANO E SURREALE
Il testo mescola il linguaggio pop e la filosofia, la commedia e la distopia, per un’opera che si iscrive appieno nella sensibilità postmoderna.
La postmodernità ha modificato radicalmente il modo in cui il pubblico recepisce il teatro: la frammentazione della narrazione, l’uso di citazioni e riferimenti socio-culturali stratificati e la decostruzione delle forme tradizionali di rappresentazione hanno reso lo spettatore un soggetto attivo nella definizione del senso dell’opera.
In tal senso, spettacoli come Salveremo il mondo prima dell’alba di Carrozzeria Orfeo sembrano giocare con la capacità del pubblico di cogliere connessioni tra linguaggi e codici differenti, oscillando tra registri alti e bassi, tra il comico e il tragico, tra il quotidiano e il surreale.
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TRA FACILITÀ E COMPLESSITÀ
Il saggio Il teatro postdrammatico del già citato Hans-Thies Lehmann, pubblicato dall’editore imolese Cue Press, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per comprendere questa evoluzione del linguaggio teatrale.
La stessa casa editrice ha recentemente pubblicato il testo di Salveremo il mondo prima dell’alba.
Mai come oggi, epoca del brutale imbarbarimento e analfabetismo di ritorno -sull’onda americanofila del the easier the better– approfondire la consapevolezza dei meccanismi di ricezione e apprezzamento estetico e, più in generale, lo studio delle arti è necessario per contrastare la banalizzazione dominante.
Se vogliamo davvero “salvare il mondo prima dell’alba”, dobbiamo accogliere la fatica di educarci a una comprensione più profonda, non solo emotiva o “di gusto”, della complessità dell’arte.
E, allargando, della complessità del mondo: che l’arte prova, in mille modi diversi, a raccontare.
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