«Ci sono amori senza paradiso» è il titolo del pannello che accoglie coloro che entrano in questi giorni e fino a domenica 23 marzo, in Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio. Accanto, una parete ricoperta di ritratti, disegnati con segni bianchi su sfondo nero. Sono volti di donne e li conosciamo fin troppo bene: sono le vittime di quello che un tempo era chiamato “delitto di passione” e oggi “femminicidio”. È la mano del disegnatore e attivista Gianluca Costantini ad aver creato questo «atlante di volti», per ricordare le loro vite interrotte, senza però voler fare di questa esposizione un monumento. Si tratta infatti di una sezione dell’installazione temporanea Cessate il fuoco 2005-2025. Vent’anni di battaglie per i diritti umani, un percorso fra le opere a fumetti, i ritratti e i disegni realizzati da Costantini, che «attraverso il tratto incisivo delle sue illustrazioni», commenta il curatore della mostra Lorenzo Balbi «ha trasformato il disegno in uno strumento di lotta civile».
Se fin dal titolo troviamo un chiaro riferimento al drammatico scenario odierno, l’immagine guida della mostra rivela uno pensiero rivolto alla Palestina: è il ritratto della piccola Rahaf Ziad Abu, la bambina palestinese morta d’infarto dopo un bombardamento. «È un monito silenzioso – commenta Balbi – un invito a riflettere sull’ingiustizia e sulle conseguenze devastanti dei conflitti sui più vulnerabili».

Per non distogliere lo sguardo
L’esposizione ripercorre l’impegno artistico di Costantini attraverso le campagne che hanno segnato maggiormente il suo percorso. Fra tutte, l’occhio viene attratto dal noto ritratto dell’attivista e ricercatore egiziano Patrick Zaki, divenuto il simbolo della mobilitazione internazionale per la sua liberazione, la cui opera originale è ora parte dell’esposizione del MaMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. In mostra, anche alcune tavole tratte dalla Graphic Novel dedicata alla vicenda di Zaki, una vera e propria testimonianza illustrata che ripercorre i fatti tra il 2020 e il 2023, quindi dall’incarcerazione del ricercatore in aeroporto, passando per la detenzione, il lungo processo, le mobilitazioni fino alla scarcerazione e il ritorno a casa.

Lo sguardo si posa poi su altri ritratti, quelli dei 160 giornalisti (dato al 10 gennaio 2025) uccisi nel conflitto Israelo-Palestinese. Si tratta di un progetto di documentazione che Costantini ha intrapreso fin dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023, realizzato in collaborazione con il Committee to Protect Journalists (CPJ) di New York. I disegni sono entrati a far parte delle manifestazioni di Atlanta, New York, Berlino e Seattle, mentre quello a cui si assiste in mostra è un vero e proprio memoriale, in cui ogni giornalista viene non solo ritratto ma anche raccontato.

Camminando lungo la sala, ci si sposta in Eritrea, per incontrare 15 disegni, accompagnati da citazioni accuratamente selezionate, che restituiscono voce ai giornalisti eritrei che dal 2001 sono ingiustamente incarcerati. I loro ritratti sono realizzati a partire da pochissimi materiali fotografici e da un approfondito studio sui tratti somatici tipici della zona, con l’intenzione di restituire voce a una storia di resistenza caduta nell’ombra e sensibilizzare sul diritto di parola, informazione e alla libertà.
Proseguendo lungo il percorso espositivo, si arriva in Iran con il ritratto, realizzato per la campagna “Donna, Vita, Libertà”, di Mahsa Amiri, attivista iraniana arrestata e uccisa per aver indossato l’hijab in un modo ritenuto sbagliato, e divenuta poi simbolo delle lotte femminili contro il regime iraniano.

Altre ancora sono le esperienze di lotta per i diritti raccontate da Costantini a cui, con il suo disegno, ha preso parte. In mostra si vedono infatti le sue opere realizzate per le campagne di Amnesty International, per cui ha ritratto i volti di coloro che sono impegnati quotidianamente nelle battaglie per i diritti; i disegni esposti sulla nave Ocean Viking di Sos Méditerranée; e alcune tavole di tre graphic novel: Zodiac, realizzato con l’artista cinese Ai Weiwei e la sceneggiatrice Elettra Stamboulis; Libia, che illustra i reportage della giornalista Francesca Mannocchi; e Julian Assange e WikiLeaks, dedicato alla libertà d’informazione.
Nell’attraversare per intero la sala, si finisce per sentirsi avvolti e travolti dalle opere di Costantini, che paiono quasi bisbigliare, dando vita a un brusio sempre più rumoroso: è forse un richiamo a prendere coscienza della realtà di cui siamo parte, a tornare a riconoscerci come parte attiva e responsabile, capaci di guardare a tutto ciò che ci circonda smettendola di distogliere lo sguardo di fronte a quel che non vorremmo vedere.