Mutonia must stay!

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Una scultura all'ingresso di Mutonia a Santarcangelo

Una vicenda che va avanti dal 2013, quando Mutonia, il campo nomadi della compagnia della ormai storicizzata Mutoid Waste Company, di Santarcangelo di Romagna era stato considerato abusivo. A scongiurare lo sgombero e in difesa del loro valore culturale e artistico era intervenuto il Comune di Santarcangelo.

Purtroppo dopo 12 anni il Consiglio di Stato ha giudicando illegittima la decisione del Comune di Santarcangelo e ne ha autorizzato la demolizione.

La redazione di Gagarin sostiene l’appello a sostegno della salvaguardia di Mutonia diffuso dai direttori del Santarcangelo Festival che qui ripubblichiamo insieme a un’intervista a Strapper, uno dei più anziani del gruppo che allora viveva a Santarcangelo, uscita nel 2013 su Gagarin.

Antonio Attisani, Roberto Bacci, Silvia Bottiroli, Oliver Bouin, Enrico Casagrande, Silvio Castiglioni, Lisa Gilardino, Chiara Guidi, Tomasz Kirenczuk, Ferruccio Merisi, Ermanna Montanari, Eva Neklyaeva, Daniela Nicolò e Sandro Pascucci scrivono:

Con questa lettera vogliamo prima di tutto sottolineare l’importanza di Mutonia e la sua posizione identitaria per Santarcangelo di Romagna e per il Festival, e difendere il diritto della comunità di rimanere nel luogo in cui 35 anni fa ha scelto di vivere. Viviamo la mancanza di riconoscimento per la Mutoid Waste Company e della sua rilevanza culturale come un segno preoccupante, che non ci può lasciare indifferenti.Quando nel 2013 la permanenza della compagnia fu messa in pericolo per la prima volta, un’azione di enorme solidarietà da parte della comunità santarcangiolese, e il sostegno delle autorità locali e regionali, permisero il riconoscimento di Mutonia come parco culturale, e non solo zona abitativa. In questo senso, vediamo la sentenza del Consiglio di Stato come un intervento legislativo che riguarda il diritto – o la mancanza di diritto – ad occupare uno spazio, ma soprattutto come una decisione contro la diversità e la libera partecipazione alla cultura nel suo senso più vasto. Se i movimenti di protesta del Novecento reclamavano un futuro diverso e migliore, i collettivi di fine secolo ribaltavano completamente il disperato ‘No future!’ urlato dal punk nel ben più propulsivo ‘Do it yourself’: proclamando, non che non esiste un domani, ma che ci sarà soltanto se ce lo si costruisce assieme, da sé”, spiegano gli autori della lettera, sottolineando quanto i Mutoid siano sempre stati all’avanguardia nei confronti dei cambiamenti sociali e politici. “Le loro idee e pratiche diventano oggi, soprattutto nel contesto della crisi climatica, una proposta da cui abbiamo molto da imparare. Crediamo fermamente che il ruolo delle istituzioni culturali, della cittadinanza santarcangiolese e dello Stato possa proteggere questa esperienza e garantirne la possibilità di un continuo sviluppo, non la demolizione, in una concezione plurale della cultura e della cultura teatrale, una necessaria ‘biodiversità’ culturale che definisce da sempre lo spirito del Festival”.

Leggi l’intervista a Strapper pubblicata nel 2013 su Gagarin: Mutati Mutoids

 

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