C’è un gatto nel museo! Note sulla mostra Facile ironia al MAMbo

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Eva & Franco Mattes, Copycat, 2024 - ph Ernst Fischer

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Visitare il MAMbo è da anni, ogni volta, un gioioso e nutriente invito ad allargare visioni, pensieri, categorie estetiche.

La mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo, curata da Lorenzo Balbi e Caterina Molteni e visitabile fino al 7 settembre, costituisce un utile strumento per imbattersi in alcune declinazioni dell’ironia nell’arte contemporanea italiana e la sua capacità di disarticolare logiche consolidate.

Se l’ironia, come concetto, ha attraversato i secoli oscillando tra il significato socratico della dissimulazione pedagogica e l’uso comune di una sagace ambiguità linguistica, nell’arte essa si fa dispositivo di messa in crisi del reale, del sistema dell’arte stesso e delle strutture sociali.

La suddivisione della mostra in categorie, dall’ironia come paradosso a quella come strumento di mobilitazione politica, non è solo un criterio curatoriale, ma un’indagine sulle modalità in cui il linguaggio ironico si è evoluto nel corso dei decenni, riflettendo i cambiamenti di una società in continua mutazione.

La mostra diviene, così, un percorso attraverso il pensiero critico del Novecento e dei primi decenni del Duemila, tra postmodernismo, filosofia della simulazione e nuove forme di attivismo culturale.

Solo alcuni esempi, fra i molti possibili.

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Veduta della mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo – ph Carlo Favero – © Archivio Gino De Dominicis, Foligno, by Siae 2025

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GINO DE DOMINICIS E LA NEGAZIONE DELL’EFFIMERO

L’opera di Gino De Dominicis si colloca in apertura della mostra: Mozzarella in carrozza (1968-1970) è un esempio perfetto di come il paradosso possa diventare un dispositivo di sovvertimento estetico e linguistico: un oggetto effimero per definizione (una mozzarella) viene collocato in una carrozza, cornice simbolica di trasporto e durata.

La scelta dell’artista non è casuale: la mozzarella, fragile e destinata a deteriorarsi, rappresenta l’opposto della pretesa di immortalità dell’arte classica.

Il titolo e la sua letterale materializzazione giocano sulla nota ricetta culinaria, ma anche sulla tensione tra l’umile e l’aristocratico.

Sembra suggerire che l’arte e il linguaggio, proprio come la mozzarella, siano sempre in bilico tra conservazione e dissoluzione, tra aspirazione alla permanenza e consapevolezza della propria natura effimera.

Tra evidenza e significati altri.

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FRANCESCO VEZZOLI E LA SOVVERSIONE DEL KITSCH

L’opera di Francesco Vezzoli si nutre di una dialettica tra alta e bassa cultura, tra citazione e parodia: se l’ironia ludica è una caratteristica distintiva della cultura pop contemporanea, Vezzoli la declina in una chiave critica che mette in discussione la spettacolarizzazione del potere e del divismo.

Il suo lavoro si inserisce in quella linea estetica che Jacques Rancière descrive come “partizione del sensibile”, ovvero un’alterazione percettiva che sovverte le gerarchie culturali prestabilite.

Il mezzobusto presente al MAMbo, che ibrida epoche, generi e stili, si fa sineddoche di una prassi di arte come possibilità di allargare, se non di problematizzare, le nostre categorie percettive e cognitive.

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Veduta della mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo – ph Carlo Favero

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BRUNO MUNARI E LA LETTERARIETÀ

Bruno Munari, protagonista dell’arte italiana del Novecento noto per la sua ricerca sulla sintesi visiva e sulla funzione del design, ha praticato un’ironia sottile e sovversiva che dialoga con la decostruzione del linguaggio artistico.

Munari utilizza l’ironia per smontare la rigidità delle categorie artistiche e per proporre un’arte accessibile, ludica e al tempo stesso concettualmente densa.

La sua ricerca sulla leggerezza, ispirata anche da Italo Calvino, si traduce in un uso ironico del linguaggio e della forma, capace di sovvertire la seriosità dell’arte e di suggerire nuove modalità di interazione tra pubblico e opera.

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FRANCO VACCARI E IL RUOLO DEL PUBBLICO

A proposito di interazione tra pubblico e opera: Franco Vaccari ha sviluppato una pratica che rende il pubblico parte attiva del processo artistico.

Esposizione in tempo reale n. 1, Maschere ribalta il concetto di autorialità e di opera d’arte chiusa, trasformando il museo in un laboratorio partecipativo.

Vaccari invita il pubblico a interagire con l’artista e con il contesto espositivo, mettendo in discussione la rigidità del sistema di fruizione museale.

Il coinvolgimento dello spettatore non è solo un elemento estetico, ma un atto critico che ridefinisce il concetto di opera d’arte come evento aperto, in continuo mutamento, dove il confine tra artista e pubblico diventa fluido.

 

Franco Vaccari, Esposizione in tempo reale n. 1, Maschere, 1969 – ph Carlo Favero

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EVA & FRANCO MATTES, TRA SIMULAZIONE E RAPPRESENTAZIONE

Con Copycat (2024), Eva & Franco Mattes riflettono in modo ironico sulle dinamiche della riproduzione e dell’autenticità nel contesto dell’arte.

L’opera si inserisce in un discorso più ampio sulla dissoluzione dell’aura artistica nell’epoca della riproducibilità tecnica (Walter Benjamin docet).

Copycat è un esperimento che espone il cortocircuito tra creazione e riproduzione, tra proprietà e appropriazione, portando lo spettatore a interrogarsi sulla natura stessa dell’arte, oggi.

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UN CATALOGO PER UNA STORIA TRASVERSALE DELL’ARTE

Il catalogo che accompagna l’esposizione rappresenta un prezioso strumento di approfondimento, capace di restituire una lettura tematizzata e trasversale della storia dell’arte contemporanea, mettendo in dialogo estetiche, poetiche e posizionamenti autoriali diversi.

Un invito-in-forma-di-libro, quindi, non solo a visitare il MAMbo, ma a utilizzare questa occasione come un allenamento intellettuale per affinare ed allargare il nostro sguardo sul mondo.

Dire grazie, almeno.

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