Visto da noi: Entre nous di e con Claudia Pisani

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C’è un confine, o meglio un osmotico diaframma, che separa e unisce la dolorosa e tagliente ferita della vita quando ne diveniamo parte, quando vi precipitiamo restando improvvisamente soli e separati dal tutto che eravamo, un diaframma che è finalmente lo spazio dell’io con noi, ovvero il tempo del ‘tra di noi’ dell’entre nous appunto.

Su questo confine/diaframma sta in felice equilibrio, come il funambolo di Jean Genet, l’apprezzabile spettacolo di Claudia Pisani che, in esso, liricamente trasfigura la concreta rocciosità del dolore che ci accompagna nel modo che l’arte conosce, quello di allontanarsi e rifugiarsi nell’altrove che gli è prossimo, rendendo quel dolore ‘conoscibile’ e ‘sopportabile’, assediandolo quasi e abbracciandolo senza negarlo ma per elaborarlo.

Claudia Pisani sa usare con efficacia, in quel solido filo che sin da principio ha legato e lega in lei musica e scrittura, quelle molte lingue dell’arte, dalla poesia alla musica, dal canto alla danza, dall’immagine video al teatro, nel suo essere, quest’ultimo in particolare, barocco e grottesco come lo joneschiano Rinoceronte, ospite inatteso e inattuale nel salotto della nostra mente e nel nostro cuore.

Ne nasce uno spettacolo poliedrico e figurativo, in cui si concentrano tutte le sfumature del nero fino ad esplodere nei toni dell’azzurro del cielo, ma anche uno spettacolo paradossalmente ‘intimo’, uno stare con sé per essere tra di noi.

Così l’iniziale e omonimo progetto solista, un concerto per voce e pianoforte registrato al Tabasco Studio da Nicola Sannino, si trasforma in uno spettacolo complesso e multilingue, ben più della semplice presentazione di un disco con cui è stato annunciato, in cui l’assolo diventa il meccanismo per aprire agli altri, a noi, la riflessione interiore di Claudia Pisani, una riflessione che si fa percorso coerentemente drammaturgico.

La stanza chiusa del cuore e della mente forza infine, nei video, una finestra sul mondo, un mondo forse solitario ma che alimenta con le sue briciole di pane il volo variegato dei nostri desideri non ancora immaginati.

Ha scritto Rainer Maria Rilke:

“Cos’è l’interno?
Se non un cielo più intenso,
attraversato d’uccelli e profondo
di tutti i venti del ritorno.”

Poesia e racconto, dramma e coreusi si mescolano, anche grazie ai movimenti coreografici curati da  Nicoletta Bernardini, e reciprocamente si illuminano mentre transitano su quella scena che è entre nous.

Quella della performer in scena è una solitudine attraente e molto empatica, è al suo fondo il paradosso di una solitudine fatta di molteplici relazioni in cui lasciarsi, spontaneamente, ‘intercettare’.

Uno spettacolo interessante e ben costruito che le occasionali difficoltà tecniche non hanno reso meno compatto nel suo impatto complessivo.

Nella piccola sala “La Claque” del Teatro della Tosse di Genova domenica 23 marzo. Un esordio in unica replica ben accolto da una sala piena, chiuso da convinti applausi.

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Ho conseguito la Laurea in Estetica al DAMS dell'Università di Bologna, con una tesi sul teatro di Edoardo Sanguineti, dando così concretezza e compimento alla mia passione per il teatro. A partire da quel traguardo ho cominciato ad esercitare la critica teatrale e da molti anni sono redattrice e vice-direttrice di Dramma.it, che insieme ad altri pubblica le mie recensioni. Come studiosa di storia del teatro ho insegnato per vari anni accademici all'Università di Torino, quale professore a contratto. Ho scritto volumi su drammaturghi del 900 e contemporanei, nonché numerosi saggi per riviste universitarie inerenti la storia della drammaturgia e ho partecipato e partecipo a conferenze e convegni. Insieme a Fausto Paravidino sono consulente per la cultura teatrale del Comune di Rocca Grimalda e sono stata chiamata a far parte della giuria del Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia nell'ambito del Festival Internazionale dell'eccellenza al femminile.