Spagna e Portogallo protagonisti del Polis Teatro Festival 2025

ErosAntEros - Davide Sacco e Agata Tomšič , foto di Dario Bonazza

Dal 6 all’11 maggio torna Polis Teatro Festival, la rassegna a cura di ErosAntEros (Agata Tomšič e Davide Sacco), che da ormai otto anni anima la città di Ravenna ospitando spettacoli su temi politici, di artisti provenienti dall’Italia e dall’Europa. Come ogni anno, anche questa edizione è dedicata a una specifica area geografica, la Penisola Iberica, e si compone di un ricco programma di performance affiancate da incontri e approfondimenti con artisti, studiosi e giornalisti. 

Due le novità di quest’anno: Polis Neon, una sezione dedicata alla scena emergente under35 italiana, in programma il 2 e il 3 maggio; e, dopo l’estate, le celebrazioni del quindicesimo anniversario della compagnia, con una due giorni in cui Tomšič e Sacco presenteranno due nuove creazioni realizzate, per la prima volta realizzate ciascuno singolarmente (26-27 settembre).

Come ogni anno l’immagine del Festival è realizzata dal disegnatore Gianluca Costantini. Cosa rappresenta e che cosa rivela dell’ottava edizione di Polis?

Agata Tomšič: «Quest’anno l’immagine di Polis è tratta da un’opera di Gianluca ispirata a Francisco Goya, in particolare al noto disegno Il sonno della ragione genera mostri. Ha rappresentato dunque delle streghe che si impossessano di un corpo, rimasto in loro balia proprio perché è stato privato della ragione. Ci sono poi altre figure che scappano, si coprono e, a lato, un asino: si tratta di riferimenti alla consapevolezza ma anche all’ignoranza che può generare confusione, ombre, oscurità. Oggi, a fronte del momento storico che stiamo vivendo in cui si stanno generando per davvero dei mostri, abbiamo deciso dovesse essere proprio questa l’immagine di Polis 2025. In apertura della presentazione del Festival citiamo inoltre un autore portoghese, Miguel Torga quando scrive: “L’universale è il locale meno i muri”. Ci ha molto colpito questa semplice frase, che ci rimanda anche al titolo stesso del Festival, Polis, che intende incarnare l’idea di uno sconfinamento, sia accogliendo artisti e linguaggi performativi da tutto il mondo, sia prendendoci cura del nostro “giardino” inventando progetti partecipativi che coinvolgono il territorio e la cittadinanza nell’arco di tutto l’anno. Perciò questo locale che diventa universale in un mondo dove la ragione sembra perduta, è un modo per interrogarci sul nostro presente e sull’Europa. 

Grafica e disegno di Gianluca Costantini

Le edizioni di Polis negli ultimi anni sono dedicate a un’area geografica e quest’anno il focus è sulla Penisola Iberica: perché questo focus oggi e quali i principali spettacoli in programma?

Agata: «Il nostro Iberian Focus cade nei 50 anni dalla morte di Franco e un anno prima dei 40 dall’adesione di Spagna e Portogallo alla Comunità Europea. Come ogni edizione scegliamo di dedicare il festival a un’area geografica per creare un’occasione di scambio e pensiero attorno al contesto globale in cui viviamo, portando in Italia artisti ed estetiche poco conosciute. Il programma si sviluppa tra il 6 e l’11 maggio, con diversi appuntamenti performativi, momenti di incontro e tavole rotonde». 

Davide Sacco: «Per fare una panoramica del programma, la prima giornata di Polis si apre con gli spettacoli del progetto Visionari, selezionati dalla cittadinanza, seguite da incontri con gli artisti. Inoltre, durante tutto il festival sarà possibile partecipare alla soundwalk Corpi Celesti di El Conde de Torrefiel nel Cimitero monumentale di Ravenna. Dal 7 maggio si entra poi nel vivo del focus iberico con Rita di AriaTeatro, in collaborazione con la drammaturga spagnola Marta Buchaca. Tra gli altri eventi: Un’Odissea Teen della compagnia La Mecànica, pièce interattiva e multilingue; Sei la fine del mondo di Annachiara Vispi, spettacolo selezionato nell’ambito della rete In-Box; Il Portogallo non è un Paese piccolo della compagnia Hotel Europa, composta dalla coppia internazionale Tereza Havlíčková, dalla Repubblica Ceca, e André Amálio, portoghese. Il weekend invece vedrà l’esperienza immersiva Manifesti per dopo la fine del mondo di Isabel Costa in collaborazione con SpazioA, le performance Icaria, Icaria, Icaria di Rui Pina Coelho e Signora Dittatura di Hermanas Picohueso, il cabaret Copla di Alejandro Postigo, e i due spettacoli in collaborazione con PAV/Fabulamundi, Brevi interviste con donne eccezionali di Nerval Teatro e CorpoArena di Teatro Onnivoro». (ndr. qui per il programma completo). 

Il Festival si apre però il weekend precedente, con una novità, Polis Neon. Di cosa si tratta?

Agata: «Polis inizia ufficialmente il 2 maggio con una nuova sezione dedicata alla scena emergente under35 italiana, che abbiamo avuto occasione di realizzare quest’anno grazie alla vittoria del Bando Siae. L’abbiamo chiamata Polis Neon perché “neon” dal greco significa “giovane”, “nuovo”, ma nel linguaggio odierno ci rimanda anche alle omonime luci, rimandando al concetto di “fare luce” sulla scena emergente che spesso rimane nell’ombra». 

Davide: «Dunque il 2 e il 3 maggio sono in programma quattro compagnie under35, scelte per la diversità fra loro di approccio e stile teatrale: Mezzopalco/Usine Baug, Ucci Ucci, Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, Landi/Mignemi/Paris. Per creare un’atmosfera accogliente e informale, entrambe le giornate sono a ingresso gratuito e, oltre agli spettacoli, ci saranno ascolti musicali e DJ set curati da giovani under 35, e verranno allestiti tavolini, un bar e un food truck, per permettere al pubblico di sostare e socializzare dal pomeriggio fino a mezzanotte». 

Agata: «Sabato 3 maggio ci sarà anche un incontro a cura di Laura Palmieri, E dopo la generazione T? – un titolo-omaggio a Palazzi che ha coniato questa espressione, in cui si approfondirà, insieme alle quattro compagnie, la situazione del teatro under35 in Italia»

Oltre agli spettacoli, sono infatti in calendario numerosi appuntamenti di approfondimento e incontri. Quali sono i principali e su quali temi?

Agata: «Due sono le tavole rotonde in programma. La prima è L’ultima rivoluzione della “vecchia Europa” tra garofani e monarchia (Teatro Rasi, 9 maggio ore 21.30) a cura del Prof. Marchi dell’Università di Bologna, dedicata alle dittature fasciste spagnole e portoghesi e al loro passato coloniale. L’incontro –  realizzato in collaborazione con il Centro Europe Direct della Romagna e il Dipartimento di Conservazione dei Beni Culturali di Bologna – coinvolge docenti di scienze politiche e artisti, per una riflessione su fascismi e dittatura a partire da esperienze locali, per poi ampliare lo sguardo al contesto generale, come dicevamo sopra, e quindi all’Italia e alle relazioni geopolitiche dell’Europa. La seconda è in calendario sabato 10 maggio alle 11.30, Il teatro contemporaneo della Penisola Iberica, tavola rotonda coordinata dal docente di Storia del Teatro Rui Pina Coehlo e pensata per approfondire il teatro di quest’area, con operatori, artisti e studiosi: il direttore del Festival FITEI di Porto Gonçalo Amorim; il responsabile delle relazioni internazionali di un festival delle isola Baleari Saúl Cabrera; la nuova direttrice del Festival Greco di Barcellona Letizia Martin-Ruiz; e Davide Carnevali, artista italiano che lavora molto in Spagna. L’ultimo appuntamento del festival sarà domenica 11 maggio alle 15.00, con un incontro dedicato a Don Chisciotte (Don Chisciotte davanti alle macerie dell’occidente), in cui Marco Martinelli e il professor Marco De Marinis dialogheranno sul percorso triennale di Teatro delle Albe dedicato a Cervantes». 

Polis 2025 – Hotel Europa

Quali estetiche e linguaggi incontreremo? Ce ne sono alcuni particolarmente rappresentative della Penisola Iberica? 

Agata: «Noi ci interessiamo al teatro politico, perciò il nostro processo di selezione guarda in questa direzione. Ci sono dunque diverse forme di teatro documentario, ma anche diversi spettacoli che trattano complessi temi di attualità o di storia politica attraverso uno stile provocatorio e ironico. 

Davide: «Non definirei tuttavia queste scelte formali come tendenze generali dell’area geografica, ma frutto di nostre selezioni curatoriali che seguono l’obiettivo di portare sul palco tematiche urgenti del presente».

Agata: «Rispetto a quello che ho avuto modo di vedere quando sono stata in Portogallo e Spagna, mi ha colpito la grande quantità di giovani gruppi, prodotti anche da grandi teatri, e che propongono linguaggi innovativi, esperienze partecipative, lontane insomma dalle forme tradizionali. Un approccio decisamente diverso rispetto all’Italia».

ErosAntEros compie inoltre 15 anni e, per l’occasione, Polis si estende in due appuntamenti in programma a ottobre. Come celebrerete dunque questo importante anniversario? 

Agata: «Faremo una festa di due giorni, il 26 e il 27 settembre, a Ravenna, in cui presenteremo in anteprima le nostre due nuove produzioni, che per la prima volta facciamo singolarmente. Gli anniversari sono riti di passaggio, perciò ci siamo guardati indietro e, dopo aver firmato tanti lavori insieme, abbiamo deciso di provare a realizzare ciascuno qualcosa di autonomo. Oltre a presentare i nostri due progetti in anteprima, ci saranno anche momenti di confronto e in particolare una tavola rotonda in cui inviteremo amici, giornalisti e operatori che ci hanno seguito in questi anni da vicino a confrontarsi e condividere il loro sguardo, per capire con loro le nostre evoluzioni e percorsi. La due giorni sarà realizzata in collaborazione con altre Fondazioni, per cercare di internazionalizzare il nostro percorso artistico». 

Potete già rivelare qualcosa delle vostre due nuove creazioni?

Agata: «Io porterò in scena Materiale per Medea, un monologo tratto dal testo di Heiner Müller, presentato in una forma sonora e musicale, non convenzionale. Lo spazio dell’Almagia sarà trasformato: non ci sarà separazione tra palco e platea, ma una cinquantina di spettatori per volta saranno immersi nella voce dell’attrice e nelle musiche originali composte da Matevž Kolenc (già compositore per Santa Giovanna dei Macelli). Il progetto nasce da un forte legame con la scrittura di Müller, che fonde lirismo e linguaggio crudo in un modo che l’artista definisce di straordinaria potenza simbolica.
A supporto del lavoro, ci sono tre consulenti scientifiche: Benedetta Bronzini, Daniela Sacco e Anja Quickert (direttrice dell’Istituto Müller di Berlino), con cui l’artista ha collaborato nei mesi precedenti. Dopo l’anteprima di Ravenna, il debutto ufficiale avverrà il 12 ottobre al Festival d’Autunno di Catanzaro. Seguirà una tavola rotonda curata da Bronzini, con le tre studiose e un’ospite speciale, esperta di teatro politico e di origini arameo-tedesche, che rifletterà sul tema di Medea come figura migrante».

Davide: «Io presento invece Quelli che si allontanano da Omelas, tratto dall’omonimo racconto breve di Ursula K. Le Guin. Il testo, poco conosciuto a teatro ma centrale nella letteratura femminista e anarchica, descrive una società utopica fondata su un terribile paradosso etico. Racconta di una comunità in cui tutte le persone sono felicissime e nessuno conosce sentimenti negativi. Questo benessere è tuttavia basato su una terrificante ingiustizia, che tutti conoscono ma, per evitare di far crollare la “società perfetta” se la fanno andare bene. Sono arrivato a questo racconto perché volevo parlare della Palestina e mi sono messo a leggere delle scrittrici palestinesi e a un certo punto mi sono ricordato di questo testo, in cui Le Guin dichiara apertamente di aver lavorato sul concetto di capro espiatorio. Come in altri nostri precedenti lavori, vorrei portare anche qui immagini di realtà della guerra e del genocidio che si sta verificando oggi. In scena c’è solo Eva Robin’s: mi interessava lavorare con lei proprio in quanto icona transgender, che richiama molti testi della Le Guin; e sarà una coproduzione con Teatri di Vita. Sul finale, sto immaginando un momento di partecipazione degli spettatori».

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