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C’è un mese abbondante per prenotarsi, eppure le adesioni già non si contano: torna infatti dal 10 maggio al 2 giugno la rassegna Romagna in Fiore. Voluta da Ravenna Festival per non dimenticare le alluvioni che due anni fa colpirono i territori romagnoli, una seconda edizione era tutt’altro che scontata. Organizzare concerti perfetti all’aperto, con artisti di grande richiamo (Vinicio Capossela, per esempio, aveva registrato 7.000 presenze!), su luoghi fragili e quasi sempre impegnativi da raggiungere è impresa titanica… Ma a furor di popolo riecco questa straordinaria occasione per ascoltare supermusica in modo poco impattante, immersi in una natura a chilometro zero e contribuire attivamente sia alla diffusione della necessaria consapevolezza ambientale sia al recupero dei danni da protezione civile.
Ci si può fare un’ottima idea di quel ch’è successo nella prima stagione guardando il documentario Romagna in Fiore, realizzato come piacevole reportage da Dario Tognocchi e Gerardo Lamattina, disponibile gratuitamente sul sito ravennafestival.org. Certo non dev’essere stato facile condensare il 45 minuti circa le testimonianze degli artisti, staff, volontari, spettatori in un racconto collettivo dove la memoria del dramma si intreccia all’amore per questa terra e le sue genti…soprattutto considerando che, in tutto, si è arrivati a contare 34.000 partecipanti. Il docufilm, quindi, come riflessione a più voci sulla possibilità di trovare un nuovo equilibrio fra uomo e natura, anche nello spettacolo dal vivo.
Negli appuntamenti, fissati come l’anno scorso nei pomeriggi di fine-settimana, si ritorna a Faenza, Riolo Terme e Ravenna, raggiungendo Bagnacavallo (la cui frazione di Traversara è diventata simbolo della forza distruttiva delle acque lo scorso autunno), Modigliana, Mercato Saraceno, Forlì, Castel Bolognese fino a Borgo Tossignano presso Imola, così allargando lo sguardo ai territori emiliani, anch’essi drammaticamente interessati dagli eventi. Sul palco artisti italiani e internazionali dalla sensibilità green come Modena City Ramblers, Raphael Gualazzi, I Patagarri, Quintorigo con John De Leo, Ernst Reijseger & Cuncordu e Tenore de Orosei, PFM, Savana Funk, Fatoumata Diawara, Baba L’ Bluz, Noa, Martino Chieffo, Coro a Coro e Rachele Andrioli, ma soprattutto le comunità locali, con il patrimonio di natura e tradizioni che custodiscono.
Nell’attesa del primo concerto, riprendiamo dall’ultimo dell’anno passato, con un io c’ero vissuto in prima persona.
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DARDUST, UN PIANO A CODA NELL’ANTICA RADURA
Domenica 2 giugno da ricordare in quel di Sarsina per la rassegna Romagna in fiore: davanti a quasi 1.200 persone che avevano camminato per almeno un’ora e mezza, si è esibito Dardust con gli archi del Sunset String Quintet. Particolare il luogo, non proprio agevole da raggiungere sfidando l’entusiasmo del pubblico, visto che eravamo tutti nella radura a 435 m. di quota dove sorge la Pieve di San Salvatore in Summano.
Pietre millenarie hanno gentilmente vibrato con le composizioni di Dario Faini (“Dardust”, appunto). Altrimenti indicata come Badia di Montalto, l’antica chiesetta rupestre ha fatto da sfondo pregiato per l’ultimo appuntamento nel programma a latere del Ravenna Festival.
Giunta alla 35° edizione, la qualificata rassegna artistica arricchisce l’offerta artistica con Romagna in fiore, ad un anno esatto da quel disastro che in meno di quindici giorni, dal 2 al 17 maggio 2023, ha colpito con due alluvioni la Romagna. Quindi “Otto spettacoli straordinari, organizzati in alcune delle località più duramente colpite – dalle note descrittive – per onorare lo spirito tipico di questa terra e la tenacia di una popolazione che ha lottato e ancora duramente lotta per superare le difficoltà e ripartire. Ad accogliere l’invito grandi artisti, in quello che si presenta come un progetto di solidarietà: un vero e proprio ‘festival nel festival’, solidale, inclusivo ed eco-sostenibile”.
E si diceva di Sarsina…ebbene, anche “Gagarin magazine” ha scarpinato per quasi 5 chilometri seguendo con altri Pierluigi Bazzocchi, attivissimo console cesenate del Touring Club Italiano, come molti camminatori dei vari gruppi organizzati nel frangente del concerto. Il percorso, dov’era puntuale l’assistenza anche di TrailRomagna e delle GEV–guardie ecologiche volontarie, seguiva la strada sterrata per Careste (appena dopo il centro abitato, il bivio segnalato) comoda seppur a tratti impervia, regno di MTB, automobilisti impavidi e trekker impolverati.
Si può partire anche dalla zona sarsinate alta, tagliando per il bosco nel sentiero che, deviando, porta alle “Marmitte dei Giganti”; poi si torna sulla sterrata fino ad una valletta discosta, dove si apre la radura con l’antica Pieve di San Salvatore: è plausibile colà sorgesse un tempio pagano, dedicato a Giove ‘Summo mane’, da cui verrebbe l’indicazione in Summano. Una costruzione piccolapiccola, campanile e sacrestia, fino a non molti anni fa scoperchiata dall’abbandono e dalle scarse risorse. Eppure la spiritualità qui si sente forte, come ha raccontato il primo cittadino padrone di casa Enrico Cangini salutando il pubblico: “Questo luogo è il frutto di una riqualificazione che si deve a cittadini volenterosi che a suo tempo hanno tirato per la giacchetta il Sindaco dicendo: Metti a posto quel gioiello!”.
Arrivati lassù, dov’è un fiorito scrigno di wilderness e solitamente il silenzio di panorami fino al mare – dall’alluvione evidenti segni di frane e potenti smottamenti – viene spontanea l’ammirazione per la macchina organizzativa. Non mancava nulla: bagni chimici, opportuno gruppo elettrogeno, l’autobotte dell’acqua di Ridracoli per tutti, stand di ristoro della Pro-loco di Sarsina, e sul palco perfetto troneggiava…un signor pianoforte a coda. Tra l’altro, caso unico tra gli appuntamenti finora onorati da “Romagna in Fiore”, oltre alla necessaria assistenza sanitaria la locale Misericordia è riuscita ad assicurare perfino un servizio di navette per persone con difficoltà motoria.
Chissà se il popolo su quei declivi erbosi sapeva di Dardust? Comunque il 48enne compositore di Ascoli Piceno ha saputo farsi conoscere proponendosi in chiave squisitamente acustica, con brani originali intensi e dall’ascolto proprio coinvolgente. Ad accompagnarlo il Sunset String Quintet con Adriana Marino primo violino, Alessio Cavalazzi violino, Matteo Lipari viola, Valentina Sgarbossa violoncello e Simone Giorgini contrabbasso. Dario Faini è anche ottimo produttore musicale, oltre che autore di successi per tutti, da Elodie a Elisa, da Mahmood ad Alessandra Amoroso, dai Thegiornalisti a Lazza, fino a La noia di Angelina Mango.
Bello il racconto di Fabio Benaglia sul Corriere Romagna: “Il palco di fronte all’abbazia dà su uno spiazzo arricchito da una monumentale quercia secolare, una specie di campanile in legno che troneggia su un prato invaso da centinaia di plaid. Prima del concerto, parte al microfono l’emozionato sindaco Enrico Cangini, in camicia celeste parlamentare che sormonta bermudoni e scarpe da trekking. Inizia proprio da qui («scusate il look da boy scout»), poi fa collezione di applausi: «Ci voleva un’alluvione per fare scoprire luoghi incantati come l’abbazia che vedete, e per fare capire come anche gli angoli più remoti della nostra Romagna siano magnifici e debbano essere custoditi e rivitalizzati con la cultura. Spero che non piova, ma come dicono i miei concittadini, io porto sfortuna: quando sono stato eletto, è arrivato il Covid, poi sono stato rieletto il 16 maggio scorso e il 17 c’è stata l’alluvione…».
Non contento, il sindaco sfida in tutto e per tutto la cabala finendo così: «Permettetemi una citazione alta, ovvero Mr Rain: “Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro”. Buon divertimento». Con sommo sprezzo del pericolo, ha citato un artista che si chiama Mister Pioggia e invece alla fine non ha piovuto, con Dardust al pianoforte e gli archi del Sunset String Quintet a riempire l’aria il tempo di una partita di calcio o giù di lì. È sembrato a tutti troppo corto, che poi è il modo più banale per dire che è stato un gran bel concerto”.
Da recuperare, a consuntivo della rassegna, anche l’intervista di Pier Giorgio Carloni al direttore artistico Franco Masotti e pubblicata su RavennaNotizie lo scorso 3 giugno: ‘Al di là dei numeri (…) c’è il grande valore e significato di questi concerti. Il ricordo dell’alluvione, il tema dell’ambiente e della sostenibilità, il messaggio di rinascita lanciato proprio nei luoghi del disastro. E il pubblico ha capito. “Beh, sì, questa è la cosa più grande e importante – la risposta – La formula era una scommessa. C’era l’incognita del tempo visto che siamo a maggio. In certe situazioni le persone sono state chiamate a fare anche sfacchinate di qualche chilometro a piedi o in bicicletta su terreni non facili. Ma la risposta è stata enorme. Anche quella degli artisti. Gli amministratori dei comuni interessati poi hanno apprezzato molto, ci hanno ringraziato. Ci sono stati momenti molto alti di vera intensa emozione. Sottolineo che era importante e doveroso fare questa cosa a un anno dall’alluvione, la memoria è fondamentale”.
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La rassegna è organizzata da Ravenna Festival in collaborazione con Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ravenna, Provincia di Forlì-Cesena e i Comuni delle località interessate. “Romagna in fiore” 2025 è resa possibile dal sostegno del main partner Gruppo Hera, con il contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, con l’energia verde di Tozzi Green e con partner per la mobilità Ferri The Driving Solution. Radio Bruno è la radio ufficiale, mentre partner organizzativo è Trail Romagna.
Prevendite biglietti aperte lunedì 31 marzo: ingresso 5 euro (omaggio per chi ha subito danni nelle alluvioni) alla biglietteria del Teatro Alighieri (anche telefonicamente 0544 249244 e online su ravennafestival.org). Disponibile un carnet sostenitore per i nove concerti (50 euro) che include la t-shirt dell’edizione 2025 e una donazione alle piccole biblioteche alluvionate.
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